La nuova data corrisponde la finestra di lancio di backup del piano originale.
"Il nostro obiettivo in questo momento è quello di fornire le missioni ai clienti come priorità", ha detto un portavoce compagnia senza fornire ulteriori informazioni sul ritardo.

La Rocket Lab aveva annunciato la missione su Venere nell'agosto 2020 e pubblicato un programma dettagliato sulla rivista Aerospace due anni dopo.
L'obiettivo principale è quello di indagare l'atmosfera venusiana per comprendere se esistono le condizioni adatte alla vita.


Il pianeta della discordia

Venere, il pianeta più caldo del Sistema Solare, è generalmente considerato molto inospitale, con temperature superficiali abbastanza calde da sciogliere il piombo. Ma sono emersi alcuni indizi negli ultimi anni che indicano che la vita microbica potrebbe esistere in alcuni strati atmosferici, dove le condizioni ambientali sono più simili alla Terra.

Nel 2020, un gruppo di ricercatori, guidato dalla professoressa Jane Greaves dell'Università di Cardiff, ha scoperto segni di fosfina nelle nuvole del pianeta e ciò ha creato un grande dibattito scientifico. Questo gas, infatti, si trova in piccole quantità nell'atmosfera terrestre e può essere solo di origine antropica o microbica.
Le discussioni sono proseguite a colpi di paper, nonostante il documento si basasse su una doppia rilevazione, con il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) e l'Atacama Large Millimeter / submillimeter Array (ALMA).

Alcuni gruppi hanno supportato la scoperta, per esempio analizzando i database delle vecchie missioni ma altri studi indipendenti sono arrivati a conclusioni completamente diverse. Un team non è riuscito a trovare prove di fosfina né nei dati JCMT, né in quelli ALMA, suggerendo che la firma potrebbe essere attribuita all'anidride solforosa, che genera una linea spettrale nello stesso punto. Analogamente, un'altra analisi indica che l'eccessiva matematica applicata ai dati per rimuovere il rumore avrebbe introdotto spurie e falsi segnali scambiati per fosfina.
A tutto questo brusio, Greaves e colleghi hanno risposto con un secondo documento più cauto, in cui i risultati venivano definiti "provvisori" ed i dati ridimensionati: la fosfina su Venere c'è ma molto meno di quanto calcolato inizialmente. Successivamente, un altro studio ha di nuovo dimostrato che il segnale della fosfina sarebbe in realtà solo anidride solforosa, un gas atteso e coerente con ciò che sappiamo sull'atmosfera del pianeta e sul suo ambiente chimico punitivo.
Per un altro dodumento, invece, guidato dagli scienziati della Cornell University, il gas sarebbe presente ma legato al vulcanesimo del pianeta. E questo è un altro argomento caldo perché sembrano esserci prove che su Venere ci sia attività vulcanica in corso ma nessuna certezza assoluta. Anche l'Osservatorio stratosferico SOFIA, che ha sondato l'atmosfera del pianeta durante tre voli nel novembre 2021, poco prima di terminare per sempre la sua missione, non ha trovato alcuna traccia di fosfina.

Di fatto, la presunta scoperta di fosfina su Venere rimane controversa ancora oggi ma ha contribuito a riattivare un certo interesse per il pianeta. Ad esempio, la NASA sta portando avanti le missioni DAVINCI+ e VERITAS della NASA, l'ESA ha in programma EnVision. La sonda proposta da Rocket Lab arriverebbe su Venere prima di tutte e sarebbe anche molto più economica (costerà solo 10 milioni di dollari).


La sonda

La sonda della  Rocket Lab misurerà appena 38 centimetri e peserà 20,4 chilogrammi. Sarà lanciata con un razzo Electron, posizionata all'interno dello stadio superiore del razzo, una versione chiamata high-energy Photon

Il viaggio verso Venere sarà breve, durerà solo cinque mesi, ma il periodo di raccolta dei dati sarà ancora più breve. La navicella avrà solo dai tre ai cinque minuti per raccogliere dati mentre precipita tra le nuvole venusiane a una quota tra i 60 e i 45 chilometri, la regione in cui gli scienziati credono di aver visto segni di fosfina nel 2020.

La sonda non cercherà il gas ma cercherà altre molecole organiche complesse, misurandone la composizione, la concentrazione e le forme durante la sua discesa. Questi dati verranno ritrasmessi sulla Terra prima che le pressioni schiaccianti e le temperature bollenti sulla superficie distruggano gli strumenti.

 Il rilevamento di molecole organiche non dimostrerebbe che la vita microbica esiste nelle nuvole di Venere ma potrebbe indicare che questo mondo infernale è più ospitale di quanto si pensasse in precedenza.