Nel settembre 2020, gli scienziati del MIT e dell'Università di Cardiff hanno annunciato di aver osservato quelli che potrebbero essere segni di vita tra le nuvole del nostro vicino planetario, Venere. Le loro osservazioni hanno indicato la potenziale presenza di fosfina, un gas tipicamente prodotto dagli organismi viventi. L'obiettivo della Rocket Lab è inviare una sonda a circa 50 chilometri di altitudine nell'atmosfera del pianeta, dove le condizioni ambientali sono più confortevoli e più vicine a quelle che si trovano sulla Terra. Come già avevamo anticipato, la navicella sarà lanciata con un razzo Electron, Il viaggio durerà cinque mesi per percorrere 61 milioni di chilometri, il tutto per trascorrere circa cinque minuti nelle nuvole venusiane. La seconda opportunità di lancio sarà a gennaio 2025
Sebbene siano state intraprese più di 30 missioni su Venere e altre siano in programma, come DAVINCI+ e VERITAS della NASA e EnVision dell'ESA, quella di Rocket Lab sarà la prima esplorazione privata del pianeta.
La sonda
La sonda sarà contenuta nello stadio superiore del razzo, una versione chiamata high-energy Photon. Questo componente, sviluppato da Rocket Lab per la missione CAPSTONE della NASA, ha dimostrato ottime capacità. Si tratta di un piccolo veicolo spaziale autosufficiente in grado di effettuare crociere interplanetarie di lunga durata, progettato per essere lanciato con l'Electron, il vettore di Rocket Lab che può sollevare fino a 300 chilogrammi su un'orbita a 500 chilometri da uno dei due siti di lancio attivi (LC-1 sulla penisola di Mahia in Nuova Zelanda e Launch Complex 2 sull'isola di Wallops, in Virginia). Il sistema di alimentazione ad alta energia di Photon è convenzionale: utilizza pannelli solari fotovoltaici e batterie secondarie ai polimeri di litio.
La sonda, con un diametro di appena 40 centimetri e un peso massimo di 20 chilogrammi, trasporterà fino a 1 chilogrammo di carico utile scientifico per cercare sostanze chimiche organiche nelle particelle delle nuvole ed esplorare l'abitabilità di alcuni strati di atmosfera venusiana.
É progettata per resistere 330 secondi ovvero 5 minuti e 30 secondi tra i tra i 45 e i 60 chilometri di altitudine, che è dove è avvenuto il rilevamento della fosfina.
Lo strumento è un nefelometro ad autofluorescenza che farà brillare un fascio laser tra le nuvole del pianeta. In risposta, eventuali molecole organiche diverranno fluorescenti. Purtroppo, questa tecnica da sola non permetterà di determinare di quale molecola si tratti ma sarà un forte indizio che lassù sta succedendo qualcosa di estremamente interessante.
Anteriormente la sonda monterà uno tipico scudo termico; la parte posteriore sarà realizzata con un politetrafluoroetilene, come ad esempio il Teflon, trasparente e resistente alle radiofrequenze.
La traiettoria
L'Electron consegnerà il Photon in un'orbita di parcheggio circolare attorno alla Terra a circa 165 chilometri. Dopo essersi separato dal secondo stadio, il Photon eseguirà una serie di accensioni programmate per raggiungere un'orbita ellittica preliminare di 250 chilometri per circa 1200 chilometri. Quindi, altre accensioni renderanno l'orbita sempre più ellittica e alzeranno l'apogeo fino a circa 70.000 chilometri mantenendo un perigeo quasi costante, fino a raggiungere la velocità di fuga. Dopo la fase di crocierca, nell'ottobre 2023, l'high-energy Photon punterà direttamente all'atmosfera di Venere con un angolo di volo compreso tra −10 e −30 gradi per rilasciare la sonda. L'ingresso avverrà probabilmente sul lato notturno del pianeta.
La sonda comunicherà direttamente con la Terra in banda S e i dati scientifici acquisiti durante la discesa, prima di schiantarsi sul suolo venusiano.