Dove si propone l'introduzione di un nuovo parametro cosmologico che sostituisca l'obsoleto fattore di Hubble "h"
Le stime ufficiali e ufficiose sono inaffidabili: quanto è grande e quante persone può davvero ospitare la "stazione da battaglia" più famosa della fantascienza?
Inutile cercarlo su Internet, lo standard in virgola mobile qui proposto non esiste, l'ho inventato e lo propongo per la prima volta in questo articolo...
C'era una volta l'alta fedeltà e la rivoluzione del passaggio dall'analogico al digitale... riflessioni su come è andata e come invece avrebbe potuto svilupparsi, con qualche proposta al riguardo.
Vediamo stavolta alcune delle idee più futuristiche e ardite, che potrebbero diventare realtà nella seconda metà del secolo.
Di fronte all'ennesimo rinvio nel lancio del fallimentare James Webb Telescope, è evidente che un nuovo paradigma va adottato per il futuro dell'astronomia spaziale. E la tecnologia necessaria è già in fase di sviluppo...
Fino a che punto è lecito chiamare "luna" un macigno di pochi km che orbita attorno ad un pianeta? Chiaramente è necessario stabilire dei limiti...
Mentre si sta affermando la televisione UHDTV (4k), all'orizzonte si staglia già il passaggio successivo, che dovrebbe soddisfare in pieno i requisiti più stringenti della fisiologia. Vediamo come sarà (e come invece dovrebbe essere) questa TV "definitiva".
Perchè e come ci dovremmo tutelare con un sistema di allarme a breve termine da affiancare a quelli già esistenti.
Alcune riflessioni sulle incongruenze e sulla scomodità del nostro modo di dividere il tempo in mesi, settimane, ore, minuti e secondi e qualche proposta sensata per cambiare tutto questo...
Per affrontare questo post dovremmo probabilmente tirare in ballo almeno metà dei trattati di fisica, tanto che ne risulterebbe un discorso complicato e sufficientemente ostico. Ho deciso, perciò, di affrontare l'argomento come una chiacchierata tra amici seduti tranquillamente ad un tavolo di un bar.
Tutto parte da una banale considerazione: siamo tutti coinvolti direttamente, come fornitori, fruitori e metabolizzatori di energia.
E' sabato mattina, mi alzo e mi preparo una bella tazza di caffè. Come sempre accendo il computer per leggere le ultime notizie e fare il consueto tour tra i siti scientifici alla ricerca dell'ultima scoperta.
Digito www.nasa.gov e non appena il browser carica la home page, ho un sussulto: tra le sei top news in alto a sinistra spicca un panorama del monte Sharp ottenuto con le immagini di Curiosity.
Ogni volta che scarichiamo un'immagine di Curiosity per elaborarla, ci troviamo di fronte al solito problema: è monocromatica.
Probabilmente a causa della colorazione predominante rosso arancio dell'ambiente e della scarsa luminosità, le foto su Marte risultano avere un colore predominante a discapito dei dettagli.
Alla luce delle ultime scoperte del rover della NASA Curiosity, nuove conferme vanno a supportare la teoria sostenitrice di un passato marziano caldo e umido.
Da quando la scienza ha iniziato ad interessarsi al Pianeta Rosso sono stati creati migliaia di modelli e ricostruzioni.
Ieri sera, quasi per gioco, abbiamo deciso di accostare in un'unica immagine le diverse tracce lasciate dai rover su Marte, semplicemente scegliendo alcune delle foto disponibili sul nostro album “2di7 & titanio44”.
A un primo sguardo siamo rimasti stupiti dell'incredibile "somiglianza".
Dopo sei tentativi falliti, uno americano e cinque sovietici, 48 anni fa il Mariner 4 divenne la prima sonda costruita dall'uomo a visitare Marte.
Faceva parte del programma di esplorazione del Pianeta Rosso degli Stati Uniti. Il Mariner 3 e il Mariner 4 vennero lanciate a breve distanza l'una dall'altra: mentre la prima fallì, il Mariner 4 raggiunse Marte il 15 luglio 1965, effettuando il primo flyby ad una distanza di circa 9.850 km dalla superficie e scattando le prime foto.
Mentre Curiosity dopo soli 40 sol di esplorazione del Pianeta Rosso trova la prima prova schiacciante della presenza passata di acqua su Marte, il longevo Mars Exploration Rover Opportunity non è da meno: anche lui è alle prese con un'area di elevato interesse geologico.
È di pochissimi giorni fa la notizia che le nuvole, ora, si trovano ad una quota più bassa.
La scoperta è scaturita da uno studio dell'Università di Auckland ed è basata su dieci anni di osservazioni dello spettroradiometro multiangolo MISR che si trova a bordo del satellite Terra della Nasa.