Il gas, quindi, considerato un'importante biofirma, non indicherebbe attività biologica ma geologica.
Nell'autunno dello scorso anno un gruppo di ricercatori, guidato dalla professoressa Jane Greaves dell'Università di Cardiff, aveva annunciato di aver rilevato la firma della fosfina nell'atmosfera di Venere. Il rilevamento era addirittura basato su una doppia rilevazione, con il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) e l'Atacama Large Millimeter / submillimeter Array (ALMA).
L'atmosfera terrestre contiene piccole quantità di fosfina che può essere solo di origine antropica o microbica. Per cui aver individuato il gas su un altro pianeta roccioso del nostro Sistema Solare ha creato non poche discussioni ed aspettative. Queste sono proseguite a colpi di paper. Alcuni gruppi hanno supportato la scoperta, per esempio analizzando i database delle vecchie missioni ma altri studi indipendenti sono arrivati a conclusioni completamente diverse. Un gruppo non è riuscito a trovare prove di fosfina né nei dati JCMT, né in quelli ALMA, suggerendo che la firma potrebbe essere attribuito all'anidride solforosa, che genera una linea spettrale nello stesso punto. Analogamente, un'altra analisi indica che l'eccessiva matematica applicata ai dati per rimuovere il rumore avrebbe introdotto spurie e falsi segnali scambiati per fosfina.
A tutto questo brusio, Greaves e colleghi avevano risposto con un secondo documento più cauto, in cui i risultati venivano definiti "provvisori" ed i dati ridimensionati: la fosfina su Venere c'è ma molto meno di quanto calcolato inizialmente. Successivamente, un altro studio ha addirittura dimostrato che il segnale della fosfina sarebbe in realtà solo anidride solforosa, un gas atteso e coerente con ciò che sappiamo sull'atmosfera del pianeta e sul suo ambiente chimico punitivo.
Ora, per gli scienziati della Cornell, la fosfina c'è ma "non ci parla della biologia di Venere", ha detto Jonathan Lunine, professore e presidente del dipartimento di astronomia della Cornell. "Ci sta parlando della geologia. La scienza sta indicando un pianeta che ha un vulcanismo esplosivo attivo oggi o in un passato molto recente".
Lunine e Ngoc Truong, autori del nuovo documento pubblicato su National Academy of Sciences, sostengono l'artefice del gas tanto discusso è il vulcanesimo, dopo aver analizzato le osservazioni sub-millimetriche degli osservatori terrestri James Clerk Maxwell Telescope sulla cima del Mauna Kea nelle Hawaii e dell'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) nel nord del Cile.
Se Venere ha fosfuro, una forma di fosforo presente nel mantello profondo del pianeta, e, se questo viene portato in superficie in modo esplosivo e vulcanico e poi iniettato nell'aria, allora reagisce con l'acido solforico dell'atmosfera venusiana per formare fosfina, ha spiegato Truong.
Lunine ha affermato che il loro modello di fosfina "suggerisce che si sta verificando un vulcanismo esplosivo", mentre "le immagini radar della sonda Magellan negli anni '90 mostrano che alcune caratteristiche geologiche potrebbero supportarlo".
"Nel 1978, durante la missione orbitante Pioneer Venus della NASA, gli scienziati hanno scoperto variazioni di anidride solforosa nell'atmosfera superiore di Venere, suggerendo una forma di vulcanismo esplosivo", ha ommentato Truong, "simile alla scala dell'eruzione vulcanica del Krakatoa in Indonesia nel 1883". Ma, ha detto Truong, "confermare il vulcanismo esplosivo su Venere attraverso il gas fosfina è stato totalmente inaspettato".
Non ci resta che attendere le prossime missioni DAVINCI+ e VERITAS della NASA e EnVision dell'ESA per le conferme.