Definito il “gemello della Terra” perché con il nostro pianeta deve aver condiviso la composizione iniziale e grandi quantità d’acqua, per massa e dimensioni simili, oggi sappiamo che Venere è un luogo inospitale. Ha un'atmosfera molto densa composta principalmente da anidride carbonica piena di nubi di acido solforico. Ha anche una pressione atmosferica estrema ed è molto caldo. La temperatura della superficie è in media di 464 gradi Celsius. Ricerche precedenti hanno suggerito la possibilità di un'attività vulcanica diffusa odierna, ma ad oggi non ne è stata trovata alcuna testimonianza diretta. In questo nuovo documento, i ricercatori sono andati a caccia di prove per Idunn Mons, un vulcano situato nell'area di Imdr Regio, alto circa 2,4 chilometri e che copre oltre 200 chilometri di superficie.
Mettere insieme i dati
Il team ha preso in esame i dati orbitali della sonda dell'ESA Venus Express, che è stata operativa attorno al pianeta dal 2006 al 2014.
Lo spettrometro Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer (VIRTIS) a bordo della navicella aveva osservato per la prima volta anomalie di emissività sul fianco superiore e orientale di Idunn Mons nel 2010.
"Le anomalie suggeriscono la presenza di depositi vulcanici freschi e chimicamente inalterati, che forniscono il primo indizio che il vulcanismo in quest'area potrebbe essere stato attivo negli ultimi milioni di anni", scrivono gli autori. Un lavoro precedente, utilizzando sia i dati VIRTIS che i dati sull'emissività del radar della sonda Magellano, aveva confermato la presenza di flussi di lava basaltica inalterati in Idunn Mons. Tuttavia, stime precedenti, hanno mostrato che la lava sulla superficie di Venere si degrada più velocemente di quanto si pensasse. Così velocemente che qualsiasi flusso di lava sulla superficie si sarebbe formato solo negli ultimi 1.000 anni.
Come ulteriore prova, il team ha anche scoperto che i venti nella bassa atmosfera, intorno a Idunn Mons, vengono disturbati, probabilmente a causa del calore emanato dal vulcano, il che suggerisce che sia ancora attivo. Quindi, scrive il team, "il nostro lavoro suggerisce che Idunn Mons potrebbe essere geologicamente, sia vulcanicamente che tettonicamente, attivo oggi".
La fosfina della discordia
D'altra parte, uno studio precedente ha ipotizzato che il controverso rilevamento della fosfina tra le nuvole del pianeta, sarebbe una prova del tanto discusso vulcanesimo attivo del pianeta. Secondo questa interpretazione, se Venere ha fosfuro, una forma di fosforo presente nel mantello profondo e, se questo viene portato in superficie in modo esplosivo e vulcanico e poi iniettato nell'aria, allora reagisce con l'acido solforico dell'atmosfera venusiana per formare fosfina.
In attesa di VERITAS, DAVINCI+ e EnVision
I ricercatori riconoscono che tutte i loro indizi sono circostanziali, il che significa che non hanno trovato prove dirette di attività vulcanica su Venere.
Le future tre missioni pianificate su Venere, DAVINCI+ e VERITAS della NASA e EnVision dell'ESA, potranno fornire nuovi preziosi dettagli.