Questa foto, scattata dalla wide-angle camera da una distanza di 30 chilometri, con una risoluzione di 2,8 metri per pixel, rivela che quelli che apparivano come singoli getti grandi nelle immagini precedenti, sono in realtà formati da molti getti più piccoli che emergono dalla superficie e tendono a fondersi insieme più lontano dal nucleo della cometa.

Anche se la concentrazione maggiore rimane nella zona del collo, che da sempre è stata la più attiva, ora interessano evidentemente anche i lobi.

L'immagine fa parte di una sequenza dedicata allo studio dell'attività cometaria: come tale, il nucleo è deliberatamente sovraesposto per mettere in evidenza le caratteristiche più deboli (l'immagine precedente di OSIRIS rilasciata risale al 10 settembre).

"Questo è ancora l'inizio dell'attività rispetto a quello che ci aspettiamo di vedere questa estate [perielio, 13 agosto 2015]", dice il ricercatore principale per OSIRIS, Holger Sierks, del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS) in Germania.
"Da l'ultimo passaggio al perielio [13 mazo 2009] sappiamo che l'attività cometaria si evolverà di un fattore 100 in quel momento rispetto ad ora".

In questo caso specifico, i getti sono stati osservati per tutto il periodo di rotazione della cometa:
"Per il monitoraggio da un'immagine all'altra, ricostruiamo le loro strutture tridimensionali e li colleghiamo ad aree specifiche sul nucleo, la cui morfologia e composizione è ora in fase di studio", spiega Jean-Baptiste Vincent dal MPS, scienziato del team di OSIRIS.

Ricollegando i getti a precisi elementi topografici, come scogliere o pianure, gli scienziati potranno capire come si genera l'attività cometaria.
Inoltre, studiando 67P da una distanza maggiore, ad esempio con il Very Large Telescope (VLT) in Cile, si potrà capire come i getti interagiscono con la chioma, la debole atmosfera di particelle di polvere e gas che circonda il nucleo.

La nuova immagine svela anche qualche caratteristica della parte in ombra del nucleo che inizierà a ricevere luce diretta quando la cometa si avvicinerà al perielio, quella stessa luce e calore che, si spera, riuscirà a svegliare Philae dal letargo.

67P - NavCam 10 gennaio 2015

67P - NavCam 10 gennaio 2015
Image: ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY-SA IGO 3.0 - Processing: 2di7 & titanio44

Qui sopra, l'ultimo mosaico della NavCam, ripreso il 10 gennaio da una distanza di 27,5 chilometri, con una risoluzione di 2,3 metri per pixel.
L'immagine è praticamente opposta a quella di OSIRIS e mostra il lobo più piccolo in basso a sinistra e quello più grande in alto a destra.
Confrontando le foto, è facile notare come la capacità di risoluzione della NavCam sia nettamente inferiore a quella di OSIRIS: in questo scatto, più recente, che ritrae presumibilmente una cometa più attiva rispetto a due mesi fa, i getti sono confusi ed appena percepibili.