L'Agenzia spaziale americana ha affermato che sette dei 10 lanci CubeSats che hanno viaggiato come carichi utili secondari nella missione Artemis 1 della NASA funzionino come previsto. Un veicolo spaziale giapponese, progettata per atterrare sulla Luna, è in rotazione incontrollate e non è in grado di caricare le batterie. Anche le condizioni di un CubeSat della NASA, dotato di una gigantesca vela solare, e quello di un altro veicolo spaziale sono incerti a più di 24 ore dal lancio.
Ma ecco la situazione, per ognuno di questi veicoli.
Partiamo ovviamente dall'italiano ArgoMoon realizzato dalla Argotec per conto dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Si tratta di un Cubesat 6U, quindi composto da sei unità cubiche che misura 10x20x30cm, che si trova attualmente in orbita eliocentrica.
ArgoMoon era progettato per restituire le immagini dello stadio superiore ICPM di propulsione criogenica di SLS che ha posizionato la navicella spaziale Orion su una traiettoria verso la Luna. Le immagini sono state scattate dopo che Orion si è separato dallo stadio per dimostrare come i CubeSats possono eseguire precise manovre di prossimità nello spazio profondo. Ma ArgoMoon è andato oltre e ci ha fornito delle spettacolari immagini della Terra e della Luna. ArgoMoon ha acquisito le due incredibili immagini del nostro pianeta Terra, a una distanza di circa 125.000 chilometri, e della Luna, a 278.500 chilometri.
Anche in queste ore, quando Orion ha eseguito il passaggio ravvicinato della superficie lunare per l'entrata nell'orbita retrograda, il piccolo veicolo spaziale ha scattato una spettacolare immagine del lato nascosto della Luna. Gli ingegneri stanno lavorando nella sala di controllo di Argotec per completare la messa in servizio e procedere con la missione.
Nelle due immagini la Terra e la Luna riprese dal veicolo spaziale italiano ArgoMoon. Credito: ASI/NASA.
“Bellissime foto della Terra e della Luna, la nostra prossima casa grazie al programma Artemis!”, ha detto il Presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Giorgio Saccoccia. “Sono stati scattate dal nostro Cubesat Argomoon nel suo viaggio di trasferimento dopo la separazione dallo Space Launch System, il nuovo grande lanciatore americano, essenziale per riportare l'umanità sulla Luna!”
"HAWK, la nostra piattaforma satellitare ha ancora una volta fornito prestazioni eccellenti in ambienti estremamente difficili," ha affermato David Avino, CEO e fondatore di Argotec. “Per la seconda volta in poche settimane, abbiamo consegnato alla storia foto dallo spazio profondo, LiciaCube da 11 milioni di chilometri e ArgoMoon che si avvicina alla Luna. I successi dello scorso mese dimostrano l'affidabilità e la tecnologia avanzata dei nostri sistemi, che, combinati con le comprovate capacità del team, gettano solide basi per gli ambiziosi piani di crescita di Argotec. Ringrazio ASI e NASA per la loro fiducia, che ha portato a una collaborazione molto proficua”. Ha concluso Avino.
Gli altri Cubesat che sono in buone condizioni sono BioSentinel del Centro Ricerca della NASA ad Ames, un 6U in orbita eliocentrica che ha a bordo del lievito che verrà reidratato per studiare gli effetti delle radiazioni nello spazio profondo sulla riparazione del DNA.
CuSP (CubeSat per particelle solari) del Southwest Research Institute che misurerà la radiazione solare e i campi magnetici e si trova in orbita eliocentrica.
EQUULEUS (EQUilibriUm Lunar-Earth point 6U Spacecraft) della JAXA, l'Agenzia Aerospaziale Giapponese, e dell'Università di Tokio che misurerà, da un'orbita selenocentrica, la distribuzione del plasma che circonda la Terra.
LunaH-Map (Lunar Polar Hydrogen Mapper) dell'Università Statale dell'Arizona che, da un'orbita selenocentrica, utilizzerà un sensore di neutroni alla ricerca di prove di ghiaccio d'acqua nei crateri lunari permanentemente al buio.
Lunar IceCube – della Morehead State University/NASA (Busek Company, The Catholic University of America), in orbita polare lunare, che utilizzerà uno spettrometro infrarosso per scovare l'acqua e composti organici sulla superficie lunare e nella sua esosfera.
LunIR – della Lockheed Martin Space (satellite bus: Tyvak Nano-Satellite Systems) per un sorvolo lunare dove si spera di raccogliere dati, utilizzando la spettroscopia e la termografia, dalla superifie lunare. Ma la Lockheed ha dichiarato che il segnale è più debole del previsto e gli ingegneri stanno valutando i prossimi passi.
Nell'immagine artistica NEA Scout. Credito: NASA/JPL.
Invece i restanti tre autostoppisti non se la passano bene.
NEA Scout (Near-Earth Asteroid Scout, realizzato dal Jet Propulsion Laboratory e dal Marshall Space Flight Center della NASA per condurre, grazie all'utilizzo di una grande vela solare, un sorvolo di un asteroide vicino alla Terra non ha ancora trasmesso nessun segnale al centro di controllo.
OMOTENASHI (Outstanding MOon exploration TEchnologies demonstrated by NAno Semi-Hard Impactor) dellìAgenzia Spaziale Giapponese JAXA avrebbe dovuto essere un lander lunare. OMOTENASHI è progettato per misurare l'ambiente di radiazione attorno alla Luna prima di tentare un atterraggio semi-duro sulla superficie utilizzando motori a razzo solido. I controllori hanno riferito che OMOTENASHI sta roteando, rendendo difficile per il veicolo spaziale caricare le batterie e comunicare con il suolo. I controllori stanno continuando i tentativi di ripristino.
Infine Team Miles, della Fluid and Reason LLC, un Cubesat 6U in orbita eliocentrica, avrebbe dovuto dimostrare la propulsione al plasma a bassa spinta nello spazio profondo ma non si hanno notizie.
Intanto il veicolo spaziale Orion della NASA ha eseguito una manovra critica il 21 novembre che manderà il veicolo spaziale su un'orbita retrograda distante attorno alla Luna, una fase chiave nella missione complessiva di Artemis 1. L'accensione di due minuti e mezzo ha avuto luogo alle 11:44 UTC mentre la navicella spaziale era in un periodo di blackout di 34 minuti dietro la Luna, avvicinandosi fino a 130 chilometri dalla superficie. I controllori hanno ristabilito il contatto con Orion come previsto intorno alle 11:59 UTC.
“Questa è assolutamente un'accensione critica. È una di quelle che Orion deve eseguire,” aveva affermato Jim Geffre, responsabile dell'integrazione dei veicoli Orion presso il Johnson Space Center della NASA, durante un briefing del 18 novembre. L'accensione può essere eseguita dal motore principale o da diversi propulsori ausiliari se c'è un problema con il motore principale. "Lo designiamo come critico, motivo per cui abbiamo configurato il software per garantire che l'accensione avvenga".
Una seconda manovra, prevista per il 25 novembre, inserirà Orion nella lontana orbita retrograda, spingendosi fino a 432.000 chilometri dalla Terra. Rimarrà in quell'orbita per sei giorni prima di eseguire altre due manovre per uscire dall'orbita e volare di nuovo vicino alla Luna, tornando verso la Terra.
Nell'immagine tratta dalla diretta NASA, Orion mentre si avvicina alla Luna, con la Terra sulla sfondo. Credito: NASA
Al briefing, i funzionari dell'agenzia avevano affermato che Orion aveva funzionato bene fin dal suo lancio del 16 novembre. "Nel complesso, la missione, in soli tre giorni, sta procedendo e superando le aspettative," aveva dichiarato Mike Sarafin, responsabile della missione di Artemis 1, durante il briefing del 18 novembre.
La missione non è stata priva di problemi, però. Vengono esaminate 13 anomalie, la maggior parte delle quali possono essere "relativamente benigne" e con queste si apprende le prestazioni del sistema. Un problema, con i tracker stellari (speciali ottiche che servono a individuare le stelle per mantenere la corretta posizione) del veicolo spaziale, ha richiesto la convocazione di un team di risoluzione delle anomalie. "Lo stesso star tracker funziona perfettamente," ha detto Geffre, osservando che il problema derivava da una combinazione di fattori che non potevano essere completamente simulati sul campo. Ci si aspetta di vedere il problema "periodicamente" per il resto della missione, ma il team ora sa come gestirlo.
Il problema non ha mai violato le regole di volo, aveva affermato Jeff Radigan, un direttore di volo. "Era davvero un caso che stavamo vedendo, un qualcosa che non capivamo," proseguendo. "In ogni momento ci hanno fornito misurazioni che sono state in grado di consentire alla missione di procedere".
Sarafin aveva affermato che l'agenzia sta ancora valutando le prestazioni del razzo Space Launch System che ha lanciato Orion. "Tutte le indicazioni ci confermano che il sistema ha funzionato perfettamente," ha dichiarato, osservando che lo stadio centrale e i booster hanno posizionato Orion e il suo stadio superiore ICPS molto vicino alla sua altitudine pianificata, e che l'accensione dell'ICPS che ha inviato Orion sulla Luna "era esattamente dove avevamo previsto.”
Il lancio ha anche causato alcuni danni ai sistemi di terra, come la piattaforma di lancio mobile, creando pericoli sulla piattaforma che hanno ritardato per due giorni i fotografi dal prelevare le fotocamere remote. Fra questi vi sono state fughe di gas di azoto ed elio, così come le porte dell'ascensore che sono state divelte, mettendo fuori servizio l'ascensore del lanciatore mobile, secondo Sarafin. "Avevamo previsto una certa quantità di danni e stiamo trovando una certa quantità di danni," ha detto. “Il launcher mobile stesso ha funzionato bene. Dobbiamo solo fare il nostro lavoro attraverso alcune delle valutazioni dei danni.
Nell'immagine tratta dalla diretta NASA, l'interno di Orion con l'apparecchiatura Callisto al cento della consolle comandi. Credito: NASA
Gli ingegneri hanno della NASA hanno anche attivato il payload Callisto, la dimostrazione tecnologica di Lockheed Martin, in collaborazione con Amazon e Cisco. Callisto testerà la tecnologia vocale e video che potrebbe aiutare i futuri astronauti nelle missioni nello spazio profondo. Insomma, una specie di Alexa nello spazio profondo.