Questa ricerca rafforza l'idea che se la vita fosse sbocciata su Marte in passato, allora potrebbe essersi evoluta e potrebbe essere arrivata fino ai nostri giorni. Di conseguenza, potrebbe essere rilevata con missioni future: nei campioni che torneranno sulla Terra con la missione Mars Sample Return della NASA, con il rover Rosalind Franklin della missione ExoMars (se mai riuscirà a trovare il modo di andare su Marte!) e Mars Life Explorer, sempre della NASA, che trasporterà trivelle per estrarre materiale fino a 2 metri di profondità. E poiché gli scienziati hanno dimostrato che alcuni ceppi di batteri possono sopravvivere sul pianeta, nonostante l'ambiente ostile, i futuri astronauti e turisti spaziali potrebbero inavvertitamente contaminare Marte con microrganismi nostrani e viceversa.

Se i microbi si fossero evoluti su Marte, potrebbero essere in grado di sopravvivere fino ai giorni nostri. Ciò significa che la restituzione di campioni di Marte potrebbe contaminare la Terra", ha detto Brian Hoffman, scienziato della Northwestern University che ha partecipato allo studio.

Il documento è stato pubblicato sulla rivista Astrobiology.

 

Marte Simulato

L'ambiente su Marte è duro e spietato. Le condizioni aride e gelide, con una media di -63 gradi Celsius alle medie latitudini, fanno sembrare il Pianeta Rosso inospitale per la vita. Inoltre, il pianeta è costantemente bombardato da intense radiazioni cosmiche galattiche e solari. Per comprendere quanto la vita possa sopravvivere in queste condizioni, il team ha esposto sei tipi di batteri e funghi terrestri su una superficie marziana simulata, congelata e asciutta, colpendoli con raggi gamma o protoni.

"Non c'è acqua che scorre o acqua significativa nell'atmosfera marziana, quindi le cellule e le spore si seccano", ha detto Hoffman. "È anche noto che la temperatura superficiale su Marte è più o meno simile al ghiaccio secco, quindi è davvero profondamente ghiacciato". Ma, alla fine, i ricercatori hanno determinato che alcuni microrganismi terrestri potrebbero potenzialmente sopravvivere su Marte su scale temporali geologiche di centinaia di milioni di anni. In effetti, è emerso che un microbo robusto, Deinococcus radiodurans (un batterio estremofilo noto anche come "Conan the Bacterium"), è particolarmente adatto a sopravvivere alle dure condizioni marziane. Nei nuovi esperimenti, è sopravvissuto a quantità incredibili di radiazioni nell'ambiente gelido e arido.

Radiazioni à gogo

Negli esperimenti, il team ha esposto i campioni a grandi dosi di radiazioni gamma e protoni, tipiche di ciò che una forma di vita riceverebbe sul suolo marziano o immediato sottosuolo e, a dosi molto più piccole, che si verificherebbero se un microrganismo fosse in profondità. Quindi, è stata utilizzata una tecnica di spettroscopia avanzata per misurare l'accumulo di antiossidanti di manganese nelle cellule dei batteri irradiati. Secondo Hoffman, la dimensione della dose di radiazioni a cui un microrganismo o le sue spore possono sopravvivere è correlata alla quantità di antiossidanti di manganese che contiene. Pertanto, più antiossidanti al manganese significano maggiore resistenza alle radiazioni e maggiore sopravvivenza. In studi precedenti, altri gruppi di ricerca hanno già dimostrato che Conan, sospeso in un liquido, può sopravvivere a 25.000 gray (il gray, simbolo Gy, è l'unità di misura della dose assorbita di radiazione del sistema internazionale), cioè l'equivalente di circa 1,2 milioni di anni appena sotto la superficie di Marte. Ma il nuovo studio ha scoperto che, quando il batterio viene essiccato, congelato e sepolto in profondità (il che sarebbe tipico di un ambiente marziano) potrebbe resistere a 140.000 gray. Questa dose è 28.000 volte maggiore di quella che ucciderebbe un essere umano.

Duri a morire

Sepolto a soli 10 centimetri sotto la superficie marziana, il periodo di sopravvivenza del batterio Conan aumenta a 1,5 milioni di anni. E, se sepolto a 10 metri di profondità, potrebbe sopravvivere per ben 280 milioni di anni. Ciò significa che se un microbo, simile a Conan the Bacterium, si fosse evoluto durante un periodo in cui l'acqua scorreva su Marte, i suoi resti viventi potrebbero essere ancora dormienti nel profondo sottosuolo.

"Sebbene il Deinococcus radiodurans sepolto nel sottosuolo marziano non possa sopravvivere dormiente per i 2-2,5 miliardi di anni stimati da quando l'acqua è scomparsa dalla superficie di Marte, tali ambienti marziani vengono regolarmente alterati e sciolti dagli impatti dei meteoriti", ha detto Michael Daly, autore principale del nuovo studio e professore di patologia presso la Uniformed Services University of the Health Sciences (USU) e membro del National Academies’ Committee on Planetary Protection. “Suggeriamo che lo scioglimento periodico potrebbe consentire il ripopolamento e la dispersione intermittenti. Inoltre, se la vita marziana fosse mai esistita, anche se su Marte non fossero ora presenti forme di vita vitali, le loro macromolecole e virus sopravviverebbero molto, molto più a lungo. Ciò rafforza la probabilità che, se la vita si è mai evoluta sul Pianeta Rosso, verrà rilevata nelle missioni future".