Mentre nel sistema solare interno, dalle parti di Venere, la sonda veterana Akatsuki ha smesso di comunicare dopo 14 anni di onorato servizio, all'altro estremo dello spazio esplorato dalla razza umana l'ancor più vetusta Voyager-1 ha finalmente ricominciato a trasmettere preziose informazioni sull'ambiente interstellare, dopo le grosse difficoltà attraversate negli ultimi mesi. Andiamo con ordine.


Il tramonto dell'Alba

 La sonda venusiana PLANET-C (Venus Climate Orbiter), poi ribattezzata Akatsuki (Alba in giapponese), era stata lanciata dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) nel 2010; dopo varie peripezie, era entrata in orbita attorno a Venere nel 2015, in ritardo rispetto ai piani, ma poi è rimasta operativa per 10 anni, ottenendo notevoli risultati scientifici. Due delle 5 telecamere a bordo erano già state spente nel 2017 e, l'anno dopo, la missione principale si era esaurita ed era iniziata una fase di esplorazione avanzata, terminata anch'essa a fine 2019.

 Alla fine di aprile è diventato impossibile stabilire una comunicazione con la sonda, nonostante siano state adottate varie misure per ripristinare la connessione. Come recita un laconico comunicato pubblicato 3 giorni fa da JAXA, al momento le comunicazioni non sono state ripristinate e, considerando che la navicella spaziale ha già ampiamente superato la durata di vita prevista, è improbabile che questi sforzi possano avere successo..


Il viaggiatore (quasi) indistruttibile

 Passiamo alla mitica missione di Voyager-1, iniziata ben 47 anni fa. Come si ricorderà, a metà novembre la sonda NASA aveva smesso di inviare dati scientifici e ingegneristici intellegibili, a causa di un problema al Flight Data Subsystem (FDS), responsabile dell'impacchettamento dei dati scientifici e ingegneristici da trasmettere a Terra. Ad aprile, dopo cinque mesi di "trouble shooting", il team di ingegneri che controllano la missione è riuscito a far sì che la sonda iniziasse a restituire dati ingegneristici utilizzabili sulla salute e lo stato dei suoi sistemi di bordo, compresi gli strumenti scientifici. Il 17 maggio, il team ha inviato comandi che hanno consentito di riprendere l’invio di dati scientifici sulla Terra da due dei quattro strumenti ancora funzionanti.

 Il sottosistema delle onde del plasma e lo strumento magnetometro stanno ora restituendo dati scientifici utilizzabili e ora si sta continuando il lavoro per ottenere dati anche dal sottosistema dei raggi cosmici e dallo strumento per le particelle cariche a bassa energia (sei strumenti ulteriori a bordo della Voyager 1 non funzionano più o sono stati spenti dopo il sorvolo di Saturno da parte della sonda). Qui sotto vediamo appunto l'interruzione del flusso di dati da questi strumenti negli ultimi mesi del 2023.

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I dati dati raggi cosmici rilevati in autunno in due canali prima dell'interruzione - Credits: NASA/JPL/gsfc - Processing: Marco Di Lorenzo

 Quelli che vediamo qui sopra, riuniti in un unico grafico, sono i valori medi di conteggi di raggi cosmici ogni secondo, mediati su un intervallo di 6 ore. In rosso vediamo i conteggi di nuclei a bassa energia (comunque sopra 0,5 MeV) mentre il canale PGH si riferisce a energie superiori a 70 MeV. Tra qualche settimana, probabilmente, potremo aggiornare questi grafici con i nuovi dati inviati.

 Ricordiamo che Voyager-1 è il manufatto più distante dalla Terra e, insieme alla gemella Voyager-2, è l'unico veicolo ad aver trasmesso informazioni dallo spazio interstellare. Attualmente, i due veicoli distano 163,7 e 136,7 Unità Astronomiche dal Sole, rispettivamente. Di conseguenza, ogni volta che inviava un comando a Voyager-1, la squadra a Terra ha dovuto attendere quasi due giorni per ricevere un feedback dalla sonda.