Nel 2014, un oggetto interstellare, cioè proveniente da un altro sistema stellare, ha attraversato i cieli della Terra come una meteora. Entrò nell'atmosfera terrestre l'8 gennaio alle 17:05:34 UTC, sopra Papua Nuova Guinea con una velocità di 45 chilometri al secondo, esplodendo nella stratosfera a quasi 19 chilometri di altezza e a un centinaio di chilometri dalla costa dell'isola di Manus. L'evento rilasciò un'energia equivalente a 110 tonnellate di tritolo. A quel tempo, tuttavia, alcuni dati sulla traiettoria della roccia erano stati tenuti segreti dal DoD e l'origine dell'oggetto è stata confermata solo di recente. Denominato CNEOS 2014-01-08 (IM1), è considerato la prima meteora interstellare conosciuta

Il Progetto Galileo, fondato dal famoso professore astronomo di Harvard Avi Loeb, ha ricevuto finanziamenti di oltre un milione di dollari per recuperarne i frammenti a 1,7 chilometri di profondità nel fondale oceanico.

Grazie all'utilizzo di una serie di potenti magneti di terre rare, il team ha portato alla luce minuscole sferule metalliche di diametro compreso tra 0,05 e 1,3 millimetri, incastonate nella cenere vulcanica.

Ora, una valutazione preliminare di 57 reperti da parte di un team di ricercatori dell'Università di Harvard negli Stati Uniti suggerisce che, almeno alcuni di essi, non riflettono il tipo di chimica che ci si aspetterebbe nel nostro Sistema Solare, alimentando la speculazione che appartengano a IM1 e che IM1 provenga effettivamente dallo spazio interstellare.

"Si tratta di una scoperta storica, che segna la prima volta che gli esseri umani tengono in mano materiali provenienti da un grande oggetto interstellare e sono estremamente soddisfatto dei risultati di questa rigorosa analisi scientifica", ha commentato l'imprenditore americano Charles Hoskinson, che ha contribuito a finanziare la spedizione per dare la caccia i resti della meteora.

 

Analisi preliminari

Lo studio ha determinato che le variazioni negli isotopi del ferro sono coerenti con un ingresso traumatico nella nostra atmosfera, supportando l'ipotesi che appartengano alla meteora. Essendo fortemente arricchite nei metalli berillio (Be), lantanio (La) e uranio (U), le particelle non sembrano nemmeno il tipo di materiali che troveremmo nel nostro quartiere planetario. In realtà, questo particolare rapporto non è mai stato osservato prima in nessun meteorite, suggerendo una rarità e un'origine lontana dal nostro Sistema Solare.

Seppur teorizzati per decenni, la comunità scientifica ha iniziato a prendere coscienza di questi oggetti interstellari nel 2017, quando uno strano visitatore chiamato 'Oumuamua ("esploratore" in hawaiano) ha attirato l'attenzione mondiale. Venne scoperto da Rob Weryk, un membro del team che lavora al Pan-STARRS, il 18 ottobre e alcuni giorni dopo vennero  rintracciate immagini di prescoperta risalenti al 14 e al 17 ottobre 2017. Non assomigliava alle comete, che in genere viaggiano ai bordi del Sistema Solare: non aveva una coda, né una chioma. Aveva, però, una strana forma allungata simile a un sigaro mai osservata prima in comete o asteroidi. Il suo diametro era di circa 100 metri ma secondo alcune stime, era 10 volte più lungo che largo. E dal modo in cui rifletteva la luce, sembrava fosse in rotazione da un estremo all'altro. Ma il fatto più curioso è stato che, quando si è avvicinato al Sole per il perielio, ha accelerato e deviato dalla sua traiettoria prevista, spinto da una forza misteriosa in uscita dal Sistema Solare. Con questi dati contradditori in mani, gli scienziati stanno ancora discutendo sulla sua vera natura e alcuni, incluso Loeb, hanno perfino messo in dubbio la sua origine naturale. Anche il nuovo documento solleva la possibilità che l’alto contenuto di uranio nei presunti frammenti di IM1 possa essere di per sé un’indicazione di un qualche tipo di tecnologia aliena.

Di certo, però, trovare i resti di un oggetto interstellare sulla superficie terrestre sarebbe un bel traguardo per gli astronomi e una scoperta storica.

IM1 sferule 2

Materiale raccolto dalla slitta magnetica nel sito di IM1, che mostra una sferula ricca di ferro di 0,4 millimetri di diametro (freccia bianca).
Crediti: Progetto Galileo/Avi Loeb

 

Scetticismo e problemi vari

Per ora la ricerca è pubblicata arXiv.org in attesa di revisione paritaria ma ovviamente, ha già suscitato scetticismo nella comunità scientifica. A complicare ulteriormente le cose, anche la spedizione dovrà vedersela con la burocrazia, ritenuta colpevole dalle autorità della Papua Nuova Guinea di essere entrata illegalmente nel paese con visto sbagliato.

IM1 spedizione

La squadra della spedizione sul ponte della nave “Silver Star” (27 giugno 2023). La grande struttura ad A sullo sfondo dirige un lungo cavo dalla nave alla slitta magnetica sul fondo dell'oceano a una profondità di 2 chilometri.
Crediti: Progetto Galileo/Avi Loeb