Scritto: Lunedì, 22 Maggio 2023 11:00 Ultima modifica: Lunedì, 22 Maggio 2023 10:10

Webb ha trovato indizi sulle stelle più grandi dell'Universo


Il James Webb Space Telescope ha aiutato gli astronomi a rilevare i probabili segni chimici di antiche stelle supermassicce, "mostri celesti" che brillano con la luminosità di milioni di soli nell'universo primordiale.

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Un'immagine di Messier-15, un ammasso globulare che ospita fino a un milione di stelle fitte.
Un'immagine di Messier-15, un ammasso globulare che ospita fino a un milione di stelle fitte.

Le stelle più grandi osservate finora hanno una massa di circa 300 volte quella del nostro Sole. Ma la stella supermassiccia descritta nel nuovo studio ha una massa stimata tra 5.000 e 10.000 Soli.
Gli autori di questa ricerca, pubblicata su Astronomy and Astrophysics, avevano teorizzato l'esistenza di stelle supermassicce nel 2018 nel tentativo di spiegare uno dei grandi misteri dell'astronomia.

Cercando negli ammassi

Per decenni, gli astronomi sono rimasti sconcertati dall'enorme diversità nella composizione delle diverse stelle racchiuse in quelli che vengono chiamati ammassi globulari.
Gli ammassi, per lo più molto antichi, possono contenere milioni di stelle in uno spazio relativamente ristretto.
I progressi dell'astronomia hanno rivelato un numero crescente di ammassi globulari, che si pensa siano l'anello mancante tra le prime stelle dell'universo e le prime galassie. Tuttavia, non è chiaro come mai le stelle in questi agglomerati possano avere una tale varietà di elementi chimici, nonostante presumibilmente siano nate tutte nello stesso periodo e dalla stessa nube di gas.

La nostra galassia, la Via Lattea, che ha più di 100 miliardi di stelle, ha circa 180 ammassi globulari.

 

La "stella seme"

Molte stelle hanno elementi la cui produzione richiederebbe enormi quantità di calore, come l'alluminio che necessita una temperatura fino a 70 milioni di gradi Celsius. Tale valore è molto al di sopra della temperatura che si pensa raggiungano le stelle al loro centro, intorno ai 15-20 milioni di gradi Celsius, come il Sole. Quindi, gli astronomi hanno teorizzato l'esistenza di stelle supermassicce, in grado di sparare nello spazio una varietà chimica diversa. Queste stelle enormi nascerebbero dalle collisioni tra gli ammassi globulari, densi di altre stelle.

Corinne Charbonnel, astrofisica dell'Università di Ginevra e autrice principale dello studio, ha dichiarato che "una specie di stella-seme inghiottirebbe sempre più stelle".
Alla fine diventerebbe "come un enorme reattore nucleare, che si nutre continuamente di materia, che ne espellerà molta", ha aggiunto. Questo materiale, a sua volta, alimenterà le giovani stelle in formazione, dando loro una maggiore varietà di sostanze chimiche quanto più si formano vicino alla stella supermassiccia,

Gli indizi

Il team ha cercato le prove di questa teoria nella galassia GN-z11, che dista più di 13 miliardi di anni luce: la luce che vediamo da essa proviene da appena 440 milioni di anni dopo il Big Bang. È stata scoperta dal telescopio spaziale Hubble nel 2015 e fino a poco tempo fa deteneva il record della più antica galassia osservata. Le nuove osservazioni del James Webb hanno offerto due nuovi indizi: l'incredibile densità di stelle negli ammassi globulari e, soprattutto, la presenza di molto azoto.

Ci vogliono temperature davvero estreme per formare azoto e, secondo i ricercatori, potrebbe essere prodotto solo da una stella supermassiccia.
"Grazie ai dati raccolti dal James Webb Space Telescope, crediamo di aver trovato un primo indizio della presenza di queste straordinarie stelle", ha detto Charbonnel, che ha definito le stelle anche "mostri celesti".

Tuttavia, è probabile che gli astronomi non riusciranno mai a osservare una di queste stelle supermassicce.
Gli scienziati stimano che la loro aspettativa di vita sia solo di circa due milioni di anni, un battito di ciglia nella scala temporale cosmica.

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Letto: 773 volta/e Ultima modifica Lunedì, 22 Maggio 2023 10:10

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Elisabetta Bonora

Nella vita lavorativa mi occupo di web, marketing e comunicazione, digital marketing. Nel tempo libero sono un'incontenibile space enthusiast e mamma di Sofia Vega.
Mi occupo di divulgazione scientifica, attraverso questo web, collaborazioni con riviste del settore e l'image processing delle foto provenienti dalle missioni robotiche. Appassionata di astronomia, spazio, fisica e tecnologia, affascinata fin da bambina dal passato e dal futuro. Nel 2019 è uscito il mio primo libro "Con la Cassini-Huygens nel sistema di Saturno" (segui su LinkedIn le mie attività professionali).
Amo le missioni robotiche inviate nel nostro Sistema Solare "per esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita, per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima!" ...Ovviamente, è chiaro, sono una fan di Star Trek!

https://twitter.com/EliBonora | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

1 commento

  • Comment Link Marco Di Lorenzo (DILO) Lunedì, 22 Maggio 2023 17:21 posted by Marco Di Lorenzo (DILO)

    Sconcertante pensare a stelle con migliaia di masse solari, in teoria un oggetto simile sarebbe talmente luminoso da venire letteralmente stracciato dalla stessa pressione di radiazione (il cosiddetto Limite di Eddington). Da quello che so, il limite verificato empiricamente dovrebbe essere intorno a 5 milioni di luminosità solari, che corrispondono a poco meno di 100 masse solari- E' il caso limite di Eta Carinae, notoriamente instabile e con violenti venti stellari che la consumano rapidamente... Dopo il big bang la composizione del mezzo interstellare era differente e la minore metallicità avrebbe consentito l'esistenza di stelle di 200-300 masse solari ma non di più...

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