Nell'agosto 2021 entrambe le navicelle hanno effettuato due manovre di gravity assist a sole 33 ore di distanza l'una dall'altra. Le loro osservazioni congiunte hanno offerto agli astronomi uno sguardo raro sul funzionamento del campo magnetico di Venere. I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature Communications.
"BepiColombo aveva una visione perfetta delle diverse regioni all'interno della magnetoguaina e della magnetosfera", ha detto in un comunicato stampa l'astronomo dell'Università di Tokyo Moa Persson, autore principale del nuovo studio. Allo stesso tempo, BepiColombo ha sfrecciato attraverso la "regione di stagnazione", l'area in cui il vento solare e l'atmosfera dovrebbero interagire su Venere.
Il campo magnetico sulla Terra è stato uno degli elementi chiave per lo sviluppo della vita perché aiuta a deviare le particelle ad alta energia che fluiscono dal Sole, note come vento solare, proteggendo la nostra fragile atmosfera. Tuttavia, Venere non ha un campo magnetico che nasce dal nucleo del pianeta come quello terrestre ma ha quello che viene chiamato campo magnetico indotto, in cui il vento solare interagisce con le particelle cariche nell'atmosfera di Venere per creare una magnetosfera che circonda il pianeta. Solar Orbiter è passato accanto a Venere appena fuori la magnetosfera, osservando il vento solare nel suo stato calmo e indisturbato.
Insieme, le osservazioni delle sonde hanno fornito prove sperimentali che le particelle cariche sono, in effetti, rallentate da questa regione, proteggendo l'atmosfera di Venere dall'erosione del vento solare.
Questa scoperta è importante anche nello studio degli esopianeti perché ora gli astronomi sanno che esiste un modo per questi mondi senza un campo magnetico interno di conservare le loro atmosfere come ha fatto Venere e quindi, forse, anche ospitare la vita.