L'ultima volta era successo nel giugno 2019, quando un piccolo oggetto, avvistato 12 ore prima dai telescopi Atlas, penetrò l'atmosfera terrestre esplodendo nel cielo dei Caraibi. Negli 11 anni precedenti, altri 3 oggetti avevano colpito il nostro pianeta dopo essere stati visti nello spazio, mentre in epoche più remote questo non era mai successo.

 Stavolta, l'avvistamento iniziale è avvenuto alle 20:24 ora italiana in Europa, dalla stazione astronomica ungherese di Piszkéstető. In quel momento, l'oggetto aveva già raggiunto una discreta luminosità (magnitudine apparente intorno a 18). Una serie di ulteriori osservazioni ripetute nei minuti successivi anche dalla vicina Slovacchia hanno evidenziato l'elevata parallasse dell'oggetto, dovuta al moto di rotazione della Terra combinato con la ridotta distanza da noi (circa 110000 km dal centro della Terra); inoltre, in base alla sua bassa luminosità intrinseca l'oggetto doveva avere un diametro di 1-2 metri e risultava muoversi a 15,0 km/s (54000 km orari) su una traiettoria che intersecava la superficie terrestre nel Nord dell'Oceano Atlantico, sopra il circolo polare (si veda l'animazione in fondo all'articolo).

 Alle 21:46, è stato diramato un allarme sulla rete "Minor Planets Mailing List" in cui si comunicava che l'oggetto, designato provvisoriamente come Sar2593, nel giro di soli 37 minuti (alle 22:23 italiane) sarebbe dovuto penetrare in atmosfera alle coordinate +70,47 gradi Nord e 10,40 Ovest, con incertezza di una dozzina di km. Nel frattempo, anche l'italiano Paolo Bacci, insieme a M.Maestripieri, aveva scattato l'immagine mostrata nella figura d'apertura e che riproponiamo integralmente qui sotto, dall'osservatorio toscano di S.Marcello; in quel momento mancavano solo 13 minuti all'impatto e l'oggetto, distante appena 12300 km, aveva un moto apparente di oltre 1 minuto d'arco ogni secondo, causando l'immagine "strisciata" in direzione verticale.

2022 EB5 SanMarcello

Credits: P. Bacci / M.Maestripieri / GAMP

 Stamattina è giunta conferma che, al momento dell'impatto, è stato effettivamente osservato un bagliore bluastro nel cielo, per una durata di un paio di secondi, da una località nel Nord dell'Islanda, a circa 600 km dal punto di impatto. Va detto che i testimoni islandesi sono rimasti impressionati dall'evento e il loro primo pensiero non è andato a un bolide ma a una possibile esplosione nucleare, data la delicata situazione geopolitica delle ultime settimane!

 2022 EB5 avvistamento

 Il luogo d'avvistamento visuale del bolide

 L'impatto è stato poi confermato dai dati dei rilevatori infrasonici, intorno alle 23:25 in Islanda e, 40 minuti dopo la mezzanotte italiana, anche da quelli della rete I18DK in Groenlandia. Da queste rilevazioni, si è dedotta una energia liberata pari a 2-3 kT (2-3 migliaia di tonnellate di TNT, 5-8 volte più piccola dell'esplosione di Hiroshima). Alla velocità di 15 km/s, questa corrisponde all'energia cinetica di un oggetto di 3-4 m di diametro, decisamente più grande del valore ricavato dalla magnitudine assoluta dell'asteroide; questo suggerisce valori di riflettività più bassa del solito. E' possibile che, nelle prossime ore, anche i dati raccolti dai satelliti meteorologici mostreranno il bagliore dell'impatto, nel visibile o nel vicino infrarosso.

2022 EB5 infrasuoni

L'onda infrasonica rilevata in Groenlandia - Credits: P.Brown / Western University

 Poco dopo l'impatto, l'oggetto ha ricevuto la denominazione ufficiale 2022 EB5 e le informazioni sull'orbita sono apparse anche nel sito JPL/NASA. Sulla base di 59 osservazioni astrometriche si trattava di un oggetto Apollo con un'orbita decisamente eccentrica che si spingeva fino a sfiorare Giove, come mostrato di seguito. Oggetti così lontani tendono in genere ad avere una bassa albedo e questo risulta in pieno accordo con le dimensioni e l'albedo dedotte dai dati infrasonici.

 2022 EB5 orbit

Orbita di 2022 EB5 secondo SSD/JPL/NASA

 Qui sotto il post di Tony Dunn con una animazione dell'impatto. Nei giorni successivi, sono usciti resoconti dettagliati dell'evento da parte di ESA e NASA.