Premessa

 Da quando la ricerca di asteroidi NEO si è fatta più intensa e sistematica, grazie anche all'utilizzo di telescopi dedicati che ogni notte effettuano rassegne automatiche del cielo, si osservano con una certa frequenza oggetti di dimensioni generalmente molto piccole che effettuano incontri estremamente ravvicinati con il nostro pianeta, a qualche decina di migliaia di km di distanza; in 3 casi, addirittura, questi corpi hanno finito per impattare la Terra, ma erano tutti di piccole dimensioni (1-3 metri) e quindi disintegrati nell'atmosfera senza causare alcun danno. Tuttavia, come si ricorderà, nell'estate dell'anno scorso la Terra venne sfiorata da un oggetto decisamente grande, quasi un centinaio di metri; si chiamava 2019 OK e, se ci avesse colpito, avrebbe quasi sicuramente scavato un cratere o causato uno Tsunami con migliaia di potenziali vittime.

 Il grafico seguente, basato sui dati estratti dal solito sito CNEOS gestito dalla NASA, riporta il numero annuale di incontri "estremamente ravvicinati" negli ultimi due decenni. Qui si è scelta, in modo piuttosto arbitrario, una distanza massima di 20 raggi terrestri, ovvero 127400 km o 0,331 "Distanze Lunari" (LD) dal geocentro; il numero di oggetti che, complessivamente, sappiamo essere passati entro questa distanza ammonta a 167.

extremely close approaches 2

Numero di approcci entro 10 diametri terrestri negli ultimi 20 anni - Data source: Cneos/NASA - Processing/Plot: Marco Di Lorenzo

 Come si vede, c'è stato un primo incremento alla fine dello scorso decennio, seguito da una più marcata salita negli ultimi 5 anni, durante i quali la frequenza di tali passaggi (o meglio, della loro rilevazione) è stata di quasi un paio di eventi al mese; alla fine del 2019, probabilmente, il livello sarà ancora più alto estrapolando quanto già osservato nei primi 100 giorni dell'anno. Ma la frequenza reale è, presumibilmente, ancora maggiore, dal momento che rimangono effetti di mascheramento, se non altro a causa delle fasi lunari che impediscono la rivelazione di oggetti deboli per almeno un terzo del mese. Probabilmente, la frequenza effettiva è quindi di almeno 3 passaggi ravvicinati ogni mese, probabilmente tra 4 e 5 in media.

 I discorsi appena fatti non prendono in considerazione un altro parametro fondamentale, quello della luminosità dell'oggetto che è legata principalmente alle sue dimensioni. Se prendiamo in esame solo gli eventi osservati da quando è stata raggiunta la massima sensibilità, ovvero dal 2016 (ultimi 4,27 anni), ricaviamo il seguente istogramma della distribuzione dei "close-approacher" in funzione della loro magnitudine assoluta H; i numeri su ogni barra indicano la quantità di asteroidi in ciascun intervallo ma anche, approssimativamente, la percentuale sulla popolazione totale che conta 96 oggetti. Si tenga presente che, passando da un intervallo a quello successivo, la luminosità scende del 60% mentre le dimensioni lineari si riducono del 37% e la massa del 75%, in media.

extremely close magnitudes 3

Data source: Cneos/NASA - Processing/Plot: Marco Di Lorenzo

 A destra della linea verde, il 65% dei "close approachers" ha una magnitudine assoluta H>28 e quindi, presumibilmente, dimensioni inferiori ai 9 metri, come quelle di un autobus; oggetti simili sono totalmente innocui poiché destinati a disintegrarsi nell'atmosfera, generando solo un bolide molto luminoso. A sinistra della linea rossa, invece, ci sono gli oggetti che hanno dimensioni sufficienti a creare un pericolo reale, ovvero asteroidi di diametro stimato superiore ai 22 metri e una massa sufficiente a penetrare negli strati inferiori dell'atmosfera, raggiungendo direttamente il terreno oppure esplodendo a bassa quota e creando un'onda d'urto e di calore, capace di danneggiare seriamente gli edifici e causare eventualmente delle vittime. Naturalmente, tutto questo è vero in linea di massima, perchè ci si basa sull'assunzione di valori tipici per l'albedo e la densità di questi oggetti.

L'anomalia

 Nei giorni scorsi si è verificata una vera e propria anomalia statistica: nell'arco di soli 4,5 giorni (tra il pomeriggio del 31 Marzo e la mattina del 5 Aprile) ci sono stati ben quattro passaggi estremamente ravvicinati, le cui caratteristiche sono riportate di seguito.

sottotiro table

Credits: IAU/MPEC - Processing: Marco Di Lorenzo

 Questa sequenza di incontri è un fatto eccezionale, perchè, sulla base delle statistiche del paragrafo precedente, corrisponde a una frequenza 15 volte maggiore di quella media! La combinazione è ancora più insolita se ci concentriamo sui tre passaggi più vicini perchè, se escludiamo 2020 GH, gli altri sono passati tutti a distanze simili, comunque entro 13 raggi terrestri (<83000 km); statistiche alla mano, dal 2016 di passaggi così ravvicinati ne sono avvenuti 53, praticamente uno ogni mese; da questa prospettiva, quindi, la frequenza osservata durante la particolare sequenza dei 3 incontri più ravvicinati è stata 20 volte maggiore di quella media e la combinazione diventa ancora più clamorosa se guardiamo alle dimensioni di questi 3 oggetti: essi risultano infatti decisamente più grandi del solito, tra le due linee rossa e verde nel secondo istogramma, una condizione soddisfatta solo dal 35% dei "close approachers". Quindi, in definitiva, la frequenza anomala è oltre 50 volte quella che ci si poteva aspettare.

 Naturalmente non esiste una spiegazione ovvia di questa impressionante sequenza di approcci ravvicinati, tanto più che gli asteroidi avevano velocità e orbite abbastanza diverse tra loro, dunque origini differenti e nessuna "parentela". Questo induce a pensare che si tratti, per l'ennesima volta, di una semplice coincidenza, per quanto improbabile; il fatto è che simili coincidenza si presentano un po' troppo spesso!

 

 Cosa abbiamo rischiato?

 Per concludere, un paio di considerazioni sui due oggetti più grandi del gruppo, il primo e l'ultimo. Chiediamoci cosa sarebbe successo se la loro traiettoria fosse passata circa 80000 km più in là, incrociando il nostro pianeta.

 2020 GY1 ha dimensioni simili al celebre bolide di Čeljabinsk, che nel 2013 esplose nel cielo della città russa, senza causare vittime ma provocando danni materiali e oltre un migliaio di feriti a causa delle vetrate infrante. Anche in questo caso, l'oggetto proveniva da una direzione prospetticamente vicina al Sole e non sarebbe stato comunque possibile rivelarlo in anticipo da Terra, perciò siamo andati vicini a una replica piuttosto fedele di quanto avvenuto 7 anni fa.

 2020 FB7, invece, ha dimensioni prossime alla soglia di pericolosità per un impattatore e, considerando la sua velocità di avvicinamento sostenuta, probabilmente la sua energia cinetica sarebbe stata sufficiente a causare potenziali vittime in caso di impatto in una zona popolata. Stavolta, guardando le effemeridi, la sua visibilità già 8 ore prima del massimo avvicinamento era molto buona: la sua distanza angolare dal Sole superava i 100°, con una magnitudine apparente inferiore a 16 e un moto apparente superiore a 1"/sec, quindi facilmente rivelabile da un telescopio per survey. Eppure, la prima osservazione utile è stata effettuata solo 27 minuti prima del massimo avvicinamento, come si deduce dalla tabella del Minor Planet Center.

 Tutto questo, insieme alla vicenda di 2019 OK citata a inizio articolo, la dice lunga sulla necessità di migliorare ulteriormente il sistema di monitoraggio sugli asteroidi. Perlomeno, questo è vero se vogliamo fornire, accanto alla catalogazione a lungo termine di grossi PHA, anche un allarme a breve termine. Questo servirebbe a fornire un preavviso di alcune ore in caso di impatto imminente da parte di un oggetto mai prima osservato, riducendo il rischio per la popolazione. Qualcosa si sta già facendo in questa direzione (vedi sistema ATLAS nelle isole Hawaii) ma evidentemente non basta!