Una crosta nera polverosa che nasconde depositi di ghiaccio; dune, crepacci, scogliere, zone a "pelle d'oca" o lisce e levigate, pozzi, grandi massi o mucchi di macerie, rotolamenti, tutte caratteristiche distinte ed inaspettate su cui gli scienziati stanno ancora discutendo. Ma due astronomi dell'Università di Cardiff, nel Regno Unito, non sembrano avere troppi dubbi e ritengono che l'attività cometaria potrebbe essere plasmata da microrganismi.

Il team, guidato dal Dr. Max Wallis, ha presentato la stravagante teoria il 6 luglio, in occasione del National Astronomy Meeting a Llandudno, Wales.

I due ricercatori sostengono che tutte le caratteristiche catalogate sono coerenti con un mix di ghiaccio e materiale organico che, stabilizzato dal riscaldamento del Sole, man mano che la cometa compie le sue orbite, può supportare microorganismi attivi.

Nel loro modello, i microrganismi avrebbero bisogno di acqua allo stato liquido per colonizzare la cometa e perciò vivrebbero nelle crepe ghiacciate del nucleo. D'altra parte, la presenza di sali antigelo potrebbe rendere l'ambiente "facilmente abitabile" e molte forme di vita, particolarmente brave ad adattarsi a condizioni estreme, potrebbero essere attive già a -40 gradi Celsius. Una temperatura già presente a settembre dello scorso anno sulle aree illuminate del nucleo di 67P, quando la cometa era a 500 milioni di chilometri dal Sole e si iniziavano a vedere le prime deboli emissioni di gas.

Il Dr Wallis ha detto: "Rosetta ha già dimostrato che la cometa non deve essere vista come un corpo ghiacciato inattivo ma supporta processi geologi e potrebbe essere ospitale per la micro-vita come quella delle nostre regioni artiche ed antartiche".

 

Press release:
- http://www.ras.org.uk/news-and-press/2654-do-micro-organisms-explain-features-on-comets