Le prove sono un'ulteriore conferma della presenza di acqua o ghiaccio d'acqua sulla superficie della Luna, disponibili principalmente sotto forma di gruppi idrossilici.

La missione cinese Chang'e 5, allunata nel bacino in Mons Rümker, nell'Oceanus Procellarum l'1 dicembre 2020, aveva riportato con successo sulla Terra un campione lunare da 1.731 chilogrammi il 17 dicembre 2020.

Il veicolo spaziale era atterrato su uno dei terreno basaltici più giovani, situato a una latitudine medio-alta della Luna. Qui, il Lunar Mineralogical Spectrometer (LMS) a bordo del lander aveva eseguito misurazioni della riflettanza spettrale della regolite e di una roccia, fornendo la prima rilevazione di acqua in situ sulla Luna. Precedentemente, molte altre osservazioni orbitali e misurazioni su campioni avevano restituito altre prove della presenza di acqua sulla Luna (come OH e/o H2O).

Ora, lo studio basato sulla missione Chang'e 5 e pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, dimostra che le molecole d'acqua rappresentano fino al 41 percento della massa della molecola idrata rinvenuta. Questa scoperta fa luce sulla forma effettiva delle molecole d'acqua e sull'ammonio presente sulla superficie lunare, hanno affermato gli scienziati.


La forma dell'acqua sulla Luna

In base ai nuovi dati, l'acqua potrebbe esistere abbondante sulla superficie della Luna sotto forma di minerali idrati. Questi, a differenza del ghiaccio d'acqua volatile, sono molto stabili anche ad alte latitudini lunari e nelle aree illuminate dal Sole.

Nel campione Chang'e 5, i ricercatori hanno trovato (NH4)MgCl3·6H2O, un minerale che nella struttura e nella composizione assomiglia molto alla novograblenovite, un minerale fumarolico terrestre formatosi attraverso la reazione del basalto caldo con gas vulcanici ricchi di acqua e, alla carnallite, un minerale evaporitico terrestre.

Secondo i ricercatori, questa scoperta apre nuove possibilità per lo sviluppo e l'utilizzo delle risorse idriche lunari nelle future missioni con equipaggio. 


L'uomo non c'entra

"Escludiamo la contaminazione terrestre o lo scarico dei razzi come origine di questo idrato sulla base delle sue composizioni chimiche e isotopiche e delle condizioni di formazione", scrivono i ricercatori.