La scoperta di oggetti NEO con un diametro presunto che si avvicina a 1 km è divenuta un evento piuttosto raro negli ultimi anni, dato che ormai le ricerche hanno quasi "saturato" questa categoria di oggetti, ormai nota per oltre il 90%; ora ci si sta concentrando sulla categoria di PHA con diametro di poche centinaia di metri, non catalogati per il 40-45% del totale stimato. Pertanto, l'avvistamento di un asteroide prima ignoto e che incrocia l'orbita terrestre e che esibisce una magnitudine assoluta 18.3 (il che suggerisce un diametro nominale di oltre 700 metri) è un fatto di per sé notevole; se aggiungiamo che l'orbita provvisoria, calcolata sulla base di 37 osservazioni astrometriche eseguite in meno di 4 giorni, porta a prevedere numerosi potenziali impatti con il nostro pianeta nei prossimi anni, la cosa assume una importanza ancora maggiore.

 Stiamo parlando di 2023 QF5, scoperto lo scorso 21 agosto dallo strumento Pan-STARRS 2 a Haleakala, nelle isole Hawaii. Come si vede nell'immagine di apertura, contrariamente a quanto in genere succede con oggetti NEO di piccole dimensioni, la scoperta è avvenuta a grande distanza da noi, 150 milioni di km. L'asteroide esibiva una magnitudine apparente di 21,5 e un ridotto moto apparente sulla volta celeste. Con l'accumularsi di osservazioni anche da altri telescopi, il 25 agosto il JPL ha calcolato un'orbita approssimativa che esibisce un semiasse maggiore di 1,58 unità astronomiche, un periodo di 1,99 anni e una inclinazione decisamente elevata, circa 25° sull'eclittica.

Potenziali impatti e loro effetto

 Estrapolando la posizione di 2023 QF5 e tenendo conto delle incertezze sull'orbita (che è ancora in Condition Code  9, dunque molto incerta), il JPL/cneos ha calcolato che ci sono ben 83 potenziali impatti con la Terra nell'arco i 1 secolo, tutti alla data dell'11 o 12 marzo (giorno dell'anno in cui la Terra passa nel punto di intersezione con l'orbita di 2023 QF5, come mostrato in figura di apertura). I potenziali eventi sono moltiplicati dal fatto che l'orbita dell'asteroide è quasi "in risonanza" 2:1 con il periodo orbitale terrestre.

NEO Iplot 0827d

 La figura qui sopra (tratta dalla rubrica NeoNews) rappresenta i potenziali impatti da parte di tutti i NEA noti nei prossimi 50 anni. La posizione verticale esprime la pericolosità in termini di "Fattore di rischio" che è il prodotto della probabilità di impatto per l'energia eventualmente liberata. I nuovi eventi associati a 2023 QF5 sono le stelline colorate in nero e seguono un preciso schema, con pericolosità decrescente a causa della probabilità sempre più bassa andando nel futuro remoto.

 Tra tutti questi eventi possibili, quello più vicino nel tempo è posizionato nel 2028, tra meno di 5 anni; la probabilità di impatto, tuttavia, è decisamente marginale, essendo pari a 1,7·10-8 (una su 60 milioni circa). L'evento che invece desta maggiori preoccupazioni è quello successivo, previsto nel 2030 e con una probabilità di 1,5·10-7 (poco più di una possibilità su 7 milioni), seguito guarda caso da una catena di eventi negli anni '30 con pericolosità decrescente e intervallati di 2 anni (effetto della suddetta "risonanza"). Anche il sito europeo NEODyS fornisce una probabilità di 1,54·10-7 nel 3030 con differenze più marcate per alcuni altri eventi comunque meno probabili.

 Nonostante questi numeri bassi, questo oggetto occupa attualmente i vertici della classifica dei potenziali impattatori e il motivo risiede nel fatto che, anche se improbabile, il suo impatto avrebbe conseguenze catastrofiche, con una potenza liberata dell'ordine dei 25000 Mton. confrontabile con il potenziale distruttivo dell'intero arsenale di armi nucleari mondiale! Questo è conseguenza delle grosse dimensioni ed anche della elevata velocità relativa dell'asteroide, legata alla sua elevata inclinazione orbitale.

 Quindi, volendo essere "catastrofisti", l'impatto causerebbe non solo la devastazione diretta di una regione grande come l'Italia ma anche cambiamenti climatici drastici che potrebbero mettere a repentaglio la nostra civiltà anche se difficilmente cancellerà l'intera razza umana. Per confronto, l'oggetto che ha causato l'estinzione dei dinosauri 64 milioni di anni fa era circa 20 volte più grande, con una massa diverse migliaia di volte più grande.

 Naturalmente, noi non siamo così catastrofisti per due ottimi motivi. Il primo è che, quasi sicuramente, grazie a nuove osservazioni nelle prossime settimane l'orbita verrà calcolata con maggiore precisione, magari "ripescando" l'asteroide anche in vecchie foto d'archivio; questo porterà a ridurre fortemente le incertezze e farà scomparire quelle che già ora sono possibilità di impatto molto marginali. L'altro motivo di rassicurazione deriva dal fatto che, nel giro di qualche anno, sarebbe forse possibile organizzare una missione spaziale per cercare di deviare l'oggetto, una manovra già riuscita con la missione DART anche se, in questo caso, si tratta di un oggetto decisamente più grande.

Aggiornamento (28/8 pomeriggio): l'aggiunta di nuove osservazioni (41 in tutto nell'arco di una settimana) ha fatto scendere la probabilità di impatto nel 2030 a 2,3·10-8 e il suo posto  è stato preso da quello del 2032, salito a una probabilità di 6,7·10-7 dunque ancora più insidioso. L'evento del 2028 è invece scomparso.