Se così fosse, forse dovremmo evitare di continuare a definire Marte un "pianeta morto".  I ricercatori si sono concentrati su 47 terremoti, precedentemente passati inosservati, nella regione Cerberus Fossae, una serie di ripidi avvallamenti all'interno di Elysium Planitia. Cerberus Fossae è formata da una serie di fessure semi-parallele create da faglie che hanno diviso la crosta e disegnato il paesaggio. È una zona geologicamente e vulcanicamente giovane deformata dai vulcani Tharsis, più ad est.

Finora, si è creduto che i "martemoti" fossero causati dalle forze tettoniche marziane, ossia da quelle deformazioni che possono influenzare le rocce sepolte, a seconda della loro natura, della profondità e del tempo di applicazione. Ma gli autori dello studio, su Nature Communications,  ipotizzano che la causa di questi terremoti sia l'attività del magma nel mantello marziano, che è lo strato interno racchiuso tra la crosta e il nucleo.

Secondo il geofisico e coautore Professor Hrvoje Tkalčić, della Research School of Earth Sciences dell'ANU, la natura ripetitiva di questi terremoti e il fatto che siano stati tutti rilevati nella stessa area del pianeta suggerisce che Marte è più attivo dal punto di vista sismico di quanto gli scienziati pensassero in precedenza. "Abbiamo scoperto che questi terremoti si sono verificati ripetutamente in ogni momento della giornata marziana, mentre i terremoti rilevati e segnalati dalla NASA in passato sembravano essersi verificati solo nel cuore della notte, quando il pianeta è più tranquillo", ha affermato il professor Tkalčić. "Pertanto, possiamo presumere che il movimento della roccia fusa nel mantello marziano sia l'innesco di questi 47 terremoti appena rilevati sotto la regione di Cerberus Fossae", si legge nel comunicato.

Per il professor Tkalčić, la continua sismicità suggerisce che la regione Cerberus Fossae su Marte è "sismicamente altamente attiva".
"Sapere che il mantello marziano è ancora attivo è fondamentale per la nostra comprensione di come Marte si sia evoluto come pianeta", ha detto. "Può aiutarci a rispondere a domande fondamentali sul sistema solare e sullo stato del nucleo, del mantello di Marte e sull'evoluzione del suo campo magnetico".


Dai dati di Insight

I ricercatori hanno utilizzato i dati raccolti da un sismometro Seismic Experiment for Interior Structure (SEIS) collegato al lander InSight della NASA, che ha studiato i terremoti, il clima marziano e l'interno del pianeta da quando è atterrato su Marte nel 2018. InSight ha registrato molti eventi da Cerberus Fossae ma i segnali rilevati da SEIS possono avere un basso rapporto qualità - rumore: possono essere influenzati dai venti e le variazioni termiche estreme causano l'espansione e la contrazione del cavo che collega il sismometro al lander, con conseguenti suoni scoppiettanti e picchi nei dati. Utilizzando un algoritmo unico, i ricercatori di questo studio sono stati in grado di applicare le loro tecniche ai dati della NASA per rilevare i 47 terremoti precedentemente non riconosciuti.

Il team afferma che mentre i terremoti avrebbero causato qualche scossa su Marte, gli eventi sismici erano di magnitudo relativamente bassa e si sarebbero a malapena avvertiti se si fossero verificati sulla Terra.

I terremoti sono stati rilevati in un periodo di circa 350 sol, che equivale a circa 359 giorni sulla Terra.

Secondo il professor Tkalčić, i risultati potrebbero aiutare gli scienziati a capire perché il Pianeta Rosso non ha più un campo magnetico.
"I martemoti ci aiutano indirettamente a capire se la convezione si sta verificando all'interno del pianeta e se questa convezione sta accadendo, come sembra dalle nostre scoperte, allora deve esserci un altro meccanismo in gioco che impedisce a un campo magnetico di esistere su Marte", ha detto. "Tutta la vita sulla Terra è possibile grazie al campo magnetico terrestre e alla sua capacità di proteggerci dalle radiazioni cosmiche, quindi senza un campo magnetico la vita come la conosciamo semplicemente non sarebbe possibile". "Pertanto, capire il campo magnetico di Marte, come si è evoluto e in quale fase della storia del pianeta si è fermato è ovviamente importante per le missioni future ed è fondamentale se gli scienziati sperano un giorno di stabilire una colonia umana sul Pianeta Rosso".