Un razzo Electron, di Rocket Lab, non è riuscito a raggiungere l'orbita il 15 maggio 2021, quando il motore del secondo stadio si è spento pochi secondi dopo l'accensione. Si è trattato del secondo fallimento del lancio in meno di un anno per l'azienda. L'Electron, per la missione chiamata ‘Running Out Of Toes’, è decollato dal Launch Complex 1 della Rocket Lab in Nuova Zelanda alle 22:08 locali (le 12:08 italiane). Il decollo è stato ritardato di poco più di un'ora a causa dei venti in quota troppo forti. Il primo stadio del veicolo, con i suoi nove motori Rutherford, ha funzionato come previsto fino al momento del rilascio del secondo stadio, a circa T+2 minuti e 30 secondi al lancio. Il secondo stadio si è quindi separato e ha acceso il suo unico motore Rutherford. Tuttavia, le immagini video trasmesse dal razzo, durante il webcast della missione, hanno mostrato che il motore si spegneva pochi secondi dopo l'avvio. La telemetria proveniente dal razzo ha iniziato ad indicare che il veicolo stava rallentando ma poi questi dati sono stati rimossi dal webcast. "Durante il lancio di oggi si è verificato un problema, che ha comportato la perdita della missione," ha annunciato la società sui social media quasi mezz'ora dopo il decollo. “Siamo profondamente dispiaciuti per i nostri clienti di BlackSky e Spaceflight. Il problema si è verificato poco dopo l'accensione del secondo stadio." L'azienda, al momento, non ha rilasciato ulteriori informazioni sul problema riscontrato dal secondo stadio di Electron. "Il nostro team sta lavorando duramente per identificare il problema, risolverlo e tornare al sicuro in campo il prima possibile," ha scritto Peter Beck, amministratore delegato di Rocket Lab, in una dichiarazione resa nota due ore dopo il lancio. “Il nostro team è resiliente e la nostra priorità principale resta il ritorno al volo in modo sicuro e affidabile per i nostri clienti. Impareremo da questo e torneremo di nuovo sul pad."

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Nella foto i due satelliti di BlackSky in preparazione per il lancio a bordo del razzo Electron di Rocket Lab. Credit: Rocket Lab

 Il razzo trasportava due satelliti di osservazione terrestre, Global Gen 2, per la società di intelligence geospaziale BlackSky. Il lancio era il primo di quattro missioni dedicate nell'ambito di un contratto annunciato all'inizio di quest'anno tramite la società di servizi di lancio Spaceflight. Il precedente lancio di Electron, tenutosi a marzo, trasportava anch'egli un satellite di BlackSky come parte di una missione condivisa con altri clienti. Il lancio è il secondo fallimento dell'Electron in meno di un anno e il terzo su 20 lanci complessivi. Un lancio del luglio 2020, il tredicesimo dal nome "Pics or it didn't happen", non riuscì a raggiungere l'orbita quando il motore del secondo stadio si spense quasi sei minuti dopo il decollo. Un'indagine individuò il guasto nei collegamenti elettrici difettosi dello stadio. Il veicolo tornò in volo, con successo, quasi due mesi dopo. Anche il primo lancio di Electron, nel 2017, fallì quando un problema di telemetria, con l'attrezzatura di sicurezza al suolo, costrinse a distruggere il razzo diversi minuti dopo il decollo.

 L'obiettivo secondario di questo lancio era il recupero del primo stadio del razzo come parte degli sforzi della compagnia di riutilizzare quei booster. L'azienda ha implementato miglioramenti allo scudo termico del primo stadio, tra le altre modifiche, sulla base dei dati raccolti durante il primo recupero di un booster, avvenuto nel novembre 2020. La Rocket Lab ha dichiarato, alcune ore dopo il lancio, che il primo stadio "ha completato con successo un ammaraggio grazie ai paracadute," e che gli equipaggi della nave di recupero stavano lavorando per recuperare il booster al largo nell'Oceano Pacifico.

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Nell'immagine dal video del lancio, a sinistra il motore del secondo stadio che si accende. A destra lo stesso motore ma nell'immagine congelata prima della separazione. Credit: Rocket Lab

 Questa missione è stata anche il primo lancio di Electron con componenti riutilizzati. Peter Beck aveva affermato, in una intervista tenuta prima del lancio, che il primo stadio di Electron per questa missione avrebbe riutilizzato i sistemi di pressione del propellente usati nella missione "Return to Sender", che erano stati recuperati e riqualificati prima dell'integrazione per "Running Out of Toes". Beck aveva aggiunto che le condizioni del primo stadio di Electron, dopo il rientro dello scorso anno "erano notevoli," La superficie esterna dello stadio "sembrava come nuova" secondo Beck, ritirando una preoccupazione iniziale sul potenziale riutilizzo del razzo. L'aspetto più impegnativo della garanzia della missione, per il riutilizzo del booster, era l'avionica del veicolo, che idealmente è protetta dall'intrusione di acqua salata mediante un recupero a mezz'aria invece di un ammaraggio. La missione "Running Out of Toes" ha infatti tentato solo un recupero post-splashdown, poiché la società si avvicinerà gradualmente, ai recuperi operativi a mezz'aria, nelle missioni future. "In realtà quello che stiamo cercando di fare qui è prendere confidenza con le nostre missioni riutilizzabili e lavorare attraverso un po' di logistica." La seconda missione di recupero avrebbe dimostrato ulteriormente l'efficacia del controllo nella manovrabilità di Electron e dei sistemi di paracadute, ripetendo il successo del primo recupero. Oggi doveva debuttare anche ORCA (Ocean Recovery Capture Apparatus), uno speciale traliccio appositamente progettato per le operazioni di recupero di Electron nell'Oceano Pacifico. Proprio come la missione "Return to Sender", il primo stadio di Electron doveva continuare il volo inerziale raggiungendo il suo apogeo (altitudine massima) subito dopo la separazione dello stadio. Durante il periodo di volo, il booster si sarebbe ri-orientato per prepararsi al rientro utilizzando i suoi sistemi di controllo di reazione (RCS) di cui è dotato. Beck dice che la Rocket Lab continuerà a recuperare il primo stadio dall'acqua finché "non saranno pronti a partire" con il recupero a mezz'aria utilizzando un elicottero. Una volta iniziate le operazioni di recupero a mezz'aria, il recupero post-splashdown rimarrà un piano di emergenza nel caso in cui un tentativo di cattura fallisca.