La sostanza ha rimosso oltre il 98% del simulante di polvere lunare in un ambiente sottovuoto con danni minimi alle tute spaziali e con prestazioni migliori rispetto a qualsiasi tecnica studiata in precedenza.
La tecnologia, che utilizza l'effetto Leidenfrost, è stata descritta sulla rivista Acta Astronautica.

La regolite lunare è una polvere fine come il talco ma, come consistenza, più simile alla fibra di vetro macinata ed è molto appiccicosa.
Viene creata dal costante bombardamento dei micrometeoriti che frantuma il materiale in superficie in particelle finissime. Queste piccolissime particelle però, a differenza di quelle terrestri, non sono mai state levigate dagli agenti atmosferici (vento, acqua…) e, pertanto, hanno i bordi affilati coma la lama di un rasoio. Inoltre, rimane appiccicata alle superfici come avesse la colla perché caricata elettricamente dal vento solare e dai raggi cosmici.
Le particelle di polvere abrasive e minuscole possono entrare nei motori e nell'elettronica. Sono anche entrate nelle tute spaziali, distruggendo i sigilli e rendendole inutilizzabili. Se penetrassero in un habitat, potrebbero depositarsi nei polmoni degli astronauti, creando rischi per la salute.

Durante le sei missioni lunari Apollo con equipaggio negli anni '60 e all'inizio degli anni '70 del secolo scorso, gli astronauti usarono un pennello per cercare di rimuovere la polvere dalle tute spaziali ma non funzionò molto bene. Inoltre, alcuni di loro, svilupparono anche reazioni allergiche, una sorta di "febbre da fieno lunare".
La povere lunare "ha creato molti problemi che hanno colpito le missioni così come gli astronauti una volta tornati a casa", ha affermato Ian Wells, primo autore dell'articolo e membro dela School of Mechanical and Materials Engineering della WSU. 

Oggi, la NASA, che con il programma Artemis spera di far tornarne l'uomo sulla Luna entro il 2025 e di allestire un campo base per le future missioni, è molto interessata a risolvere il problema.

 

Effetto Leidenfrost

Si tratta di un fenomeno fisico, chiamato anche calefazione, che si verifica quando una sostanza liquida entra in contatto con una superficie avente temperatura significativamente più alta. Lo si può osservare quotidianamente in cucina, quando ci cade qualche gocciolina d'acqua su una piastra bollente. Queste non evaporano all'istante ma iniziano a correre sul piano caldo resistendo circa un minuto, invece che pochi secondi. Analogamente, l'azoto liquido molto freddo spruzzato su un materiale coperto di polvere più caldo, genera delle goccioline, sulle quali la polvere di deposita e che alla fine galleggiano via.

Il team ha testato il metodo di pulizia in condizioni atmosferiche normali e nel vuoto, simulando lo spazio esterno, ottenendo risultati migliori proprio in questa situazione.

Pulizia delicata

Mentre l'utilizzo di una spazzola per rimuovere la polvere ha causato danni alle tute spaziali dopo il primo utilizzo, secondo i ricercatori lo spray di azoto è molto più delicato e può essere impiegato fino a 75 cicli senza causare problemi.

L'innovativa idea di pulizia ha vinto, lo scorso anno, il primo premio al Breakthrough, Innovative and Game-changing (BIG) Idea Challenge della NASA.