Nel suo articolo, pubblicato sulla rivista Science, prende in considerazione anche altri tre fattori: le onde gravitazionali, la convezione e le tempeste di polvere.

La maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che un tempo c'era molta acqua su Marte e che questa deve aver intrapreso una fuga atmosferica sotto forma di idrogeno nel corso di miliari di anni.
Ricerche precedenti hanno suggerito che le molecole d'acqua sono state distrutte dalla luce solare nell'atmosfera marziana inferiore, provocando la deriva dell'idrogeno, in esse contenuto, nello spazio. Ma nel suo articolo, Yiğit sottolinea che non ci sono ancora prove sufficienti per suggerire che la perdita d'acqua abbia seguito una strada così semplice. Secondo lo scienziato potevano anche esserci altri fattori in gioco che avrebbero trasportato le molecole direttamente nell'atmosfera superiore dove sarebbero state fatte a pezzi prima di perdersi nello spazio. Cioè, devono essere accadute cose nell'atmosfera inferiore per spingere l'acqua nell'alta atmosfera.

Yiğit fa notare che i dati più recenti, rilevati dalle sonde in orbita attorno al pianeta, mostrano che Marte sta perdendo un po' d'acqua ancora oggi e ciò accade principalmente durante l'estate, quando in superficie si verificano anche tempeste di polvere globali.

Suggerisce, inoltre, che tali tempeste di polvere potrebbero aver avuto un ruolo nella circolazione dell'idrogeno ormai separato dall'ossigeno a causa dalla radiazione solare. Dice che sembra probabile che le onde gravitazionali che si propagano verso l'alto potrebbero aver avuto un ruolo nello spingere l'acqua verso nell'alta atmosfera.

Quella di Yiğit è in sostanza una sorta di provocazione: la perdita di acqua superficiale su Marte non può essere completamente spiegata senza prendere in considerazione i fattori sia nell'atmosfera superiore che in quella inferiore e l'accoppiamento verticale che probabilmente si è verificato tra i due.