Curiosity sol 304 MAHLI

Curiosity sol 304 MAHLI
"Courtesy NASA/JPL /Chaltech/MSSS"processing 2di7 & titanio44

Curiosity sta ormai studiando lo Shaler da qualche sol, peraltro anche in una posizione un po' scomoda a causa di un'inclinazione del terreno eccessiva per poter estendere in sicurezza il suo braccio robotico. Ma torniamo un po' indietro, al sol 304 quando era ancora a Point Lake.

Li il rover ha incontrato un dettaglio veramente interessante di cui avevamo già pubblicato alcune elaborazioni in un nostro post precedente.

L'immagine originale ravvicinata ripresa dal MAHLI è disponibile al seguente link: mars.jpl.nasa.gov/msl/multimedia/raw/?rawid=0304MH0299001000C0_DXXX&s=304

La foto è stata scattata in condizioni di illuminazione diurna, senza alcun led.
La nostra elaborazione è stata enfatizzata per mettere in risalto i diversi colori e materiali.

Se l'affioramento di Point Lake aveva destato interesse osservato da lontano, dopo questo incontro ravvicinato ha suscitato ancora più curiosità.

La roccia è probabilmente di origine magmatica ma presenta molti fori, occupati da materiale diverso da quello principale.

In particolare, il materiale nei fori sembra essere più fine e leggermente più scuro rispetto al resto, ma anche più resistente agli agenti atmosferici. In molto casi, vi è un solco che separa i due elementi, ossia la roccia stessa e il sedimento incluso.

Nella foto in apertura, il buco contiene un inserto molto più scuro e anche abbastanza grande, con una macchia bianca nella parte superiore.

Nelle immagini seguenti potete vedere lo stesso dettaglio in anaglifo (si vede piuttosto bene, vi consiglio di procurarvi un paio di occhialini 3D!) e in 3D:

Curiosity sol 304 MAHLI anaglyph

Curiosity sol 304 MAHLI anaglyph
"Courtesy NASA/JPL /Chaltech/MSSS"processing 2di7 & titanio44

Curiosity sol 304 MAHLI 3D

Curiosity sol 304 MAHLI 3D
"Courtesy NASA/JPL /Chaltech/MSSS"processing 2di7 & titanio44

Queste foto, secondo il team, lasciano ancor più spazio all'interpretazione.

Il materiale osservato nei buchi, ripreso con un'ottima definizione dal MAHLI, potrebbero essere sassolini finiti in fori preesistenti, trasportati ad esempio dal vento. Ma questa ipotesi sembra improbabile per la dimensione della ghiaia.

Oppure potrebbero essere ciottoli che già facevano parte della roccia, come ci si aspetterebbe se Point Lake fosse una pietra arenaria (e quindi sedimentaria).

Oppure, se Point Lake fosse ignea, i materiali nei fori potrebbero essere singoli cristalli più grandi, fenocristalli, che si formano più rapidamente rispetto al resto della roccia ancora calda.

Come ultima ipotesi, il materiale nei fori potrebbe esser stato inglobato in seguito, ad opera di fluidi e gas: in questo caso resterebbero validi entrambi gli scenari, roccia magmatica e sedimentaria.

Certo è che i processi in gioco su Marte sono stati molto complessi!