Ora, un team di 5 ricercatori (tra cui l'italiano Gianni Martire), affiliati a diverse istituzioni negli Stati Uniti, Svezia e Israele, ha elaborato un documento che discute la possibilità di utilizzare il Laser Interferometer Gravitational Wave Observatory (LIGO), come le analoghe antenne gravitazionali Virgo e Kagra, per fare ricerche SETI su civiltà extraterrestri molto avanzate, che utilizzino enormi astronavi-pianeti in grado di muoversi a velocità quasi relativistica. Il gruppo ha pubblicato il documento sul server arXiv.

 In questo studio gli scienziati partono dal presupposto che ormai siamo in grado di rilevare le onde gravitazionali eventualmente prodotte in fase di accelerazione/decelerazione da parte di astronavi aliene di grande massa, una ipotetica categoria di veicoli ribattezzata RAMAcraft (Rapid And Massive Accelerating spacecraft, evidente omaggio al racconto "Incontro con Rama" di A.C.Clarke).

 

Ma come dovrebbero essere le astronavi per produrre onde gravitazionali rilevabili sulla Terra?

 In primo luogo, dovrebbero essere davvero grandi per generare onde gravitazionali abbastanza forti da raggiungere la Terra, addirittura con la massa di Giove. Dovrebbe anche muoversi molto velocemente (almeno 1/10 della velocità della luce) e soprattutto accelerare molto rapidamente (centinaia di migliaia di volte l'accelerazione di gravità terrestre!) Questi infatti sono i presupposti per creare onde gravitazionali abbastanza intense da poter essere rivelate con gli strumenti attuale fino a una distanza approssimativa di 100 kilo-parsec (326000 anni luce dalla Terra). Questo significa che, mentre le ricerche SETI tradizionali accedono solo a qualche migliaio di stelle a noi vicine tramite la rilevazione di segnali radio e ottici, le attuali antenne gravitazionali potrebbero rivelare tracce di astronavi aliene in tutta la Via Lattea e anche le galassie nane satelliti, come le Nubi di Magellano!

 Inoltre, gli autori fanno notare che il segnale prodotto da questa particolare sorgente avrebbe una intensità inversamente proporzionale alla frequenza delle onde prodotte (figura in basso a destra); quindi le future generazioni di antenne gravitazionali nello spazio (come ELISA, DECIGO e il "the Big Bang Observer"), sensibili a onde più lunghe, avrebbero un volume esplorabile anche un milione di volte più ampio!

 RAMAcraft

A sinistra, l'intensità dell'onda gravitazionale generata da un veicolo di massa gioviana che acceleri fino a metà della velocità della luce in soli 100 secondi, osservato da una distanza di 100mila anni luce. A destra, lo spettro delle onde gravitazionali generate - Credits: L.Sellers et al. "Searching for Intelligent Life in Gravitational Wave Signals Part I"- Improvements: Marco Di Lorenzo

 Va tuttavia sottolineato che il lavoro in questione, ancora da approvare per la pubblicazione, è estremamente ipotetico e fa assunzioni molto ottimistiche sulle caratteristiche di tali astronavi. In particolare, i valori di massa e di accelerazione richiesti, oltre a porre sollecitazioni spaventose all'eventuale equipaggio, richiederebbero quantità di energia incredibilmente grandi e non è chiaro quale possa esserne la fonte. Gli autori accennano anche alla possibilità che gli alieni usino fantascientifici sistemi "non propulsivi" simili al motore "a curvatura" di StarTrek; tuttavia, per quel che ne sappiamo, un simile sistema non produrrebbe un segnale apprezzabile in questo senso.

 

Articolo scritto con il contributo di Marco Di Lorenzo