Il film, basato sul bestseller omonimo di Andy Weir, racconta la storia di un'astronauta della NASA, Mark Watney, interpretato da Matt Damon, accidentalmente bloccato sulla superficie di Marte dopo essere stato abbandonato dai compagni di avventura che lo credevano morto.
Diretto da Ridley Scott, lo stesso regista di celebri pellicole come Alien (1979), Blade Runner (1982) e Prometheus (2012), è uno dei film più attesi di questo autunno da tutti gli appassionati di scienza e fantascienza.

Io non ho ancora letto il libro ma ho deciso che guarderò prima il film: quando ho la possibilità di scegliere, preferisco sempre questa opzione perchè il contrario potrebbe deludermi più facilmente. A prescindere dalla trama, infatti, i film sono necessariamente soggetti ad una interpretazione della carta stampata, ad esigenze di copione e a tempistiche e ritmi dettati dal grande schermo piuttosto che dal libro e dal lettore. In ogni caso, sembra che "The Martian", il film, rappresenterà piuttosto realisticamente come potrebbe avvenire un futuro viaggio umano verso Marte e l'esperienza di Mark Watney sarà una lezione di sopravvivenza in ambienti ostili.

Watney fortunatamente è un ingegnere per cui riuscirà a trovare il modo di adattare la tecnologia che avrà a disposizione per rendere il pianeta un po' più ospitale e, soprattutto, avvisare la NASA che è ancora vivo.
Ma quanta della tecnologia presente nel film esiste oggi o esisterà nel prossimo futuro?
Vediamola punto per punto.

Gli Habitat

Durante il film Watney trascorre gran parte del suo tempo nel modulo abitativo (Hab) che ovviamente diventa la sua casa, proprio come accadrà per i primi astronauti/coloni che atterreranno su Marte. La NASA ancora non ha costruito un vero e proprio habitat ma al Johnson Space Center c'è un ambiente dedicato che si chiama HERA (Human Exploration Research Analog) che può ospitare gli astronauti per 14 giorni di missione simulata (che presto verranno portati a 60). HERA ha due piani e simula le condizioni dello spazio profondo con aree di lavoro, spazi abitativi, modulo igienico e una camera di compensazione simulata.

Le coltivazioni

Mentre gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale ricevono costantemente materiale e cibo con i voli cargo dalla Terra, una volta su Marte non potranno fare affidamento su missioni di rifornimento così frequenti. Avranno perciò bisogno di creare una fonte di viveri in loco. Watney trasforma l'Hab in una "fattoria autosufficiente", in un modo che si avvicina molto alle coltivazioni sperimentali a bordo della ISS dove la lattuga è diventata un raccolto sicuro grazie a Veggie, un sistema di produzione per alimenti freschi che sfrutta particolari illuminazioni per aiutare la crescita delle piante radicate in cuscini con semi e fertilizzanti.

L'acqua

Non ci sono fiumi, laghi e mari sulla superficie di Marte e l'invio di acqua dalla Terra sarebbe troppo costoso e richiederebbe troppo tempo. Watney, perciò, ha bisogno di usare tutto il suo ingegno per non morire di sete. Anche sulla Stazione Spaziale Internazionale nulla viene sprecato: sudore, lacrime, urina e qualsiasi altro liquido contenente acqua viene recuperato dall'Environmental Control and Life Support System e filtrato dal Water Recovery System (Wrs).

L'ossigeno

Sulla Terra lo diamo per scontato ma su Marte Watney non può uscire fuori per una boccata d'aria fresca. Per sopravvivere, deve portarsi dietro l'ossigeno necessario, ovunque vada. Nel suo Hab, usa un "ossigenatore", ossia un sistema che genera ossigeno utilizzando l'anidride carbonica prodotta dal generatore del MAV (Mars Ascent Vehicle). Analogamente, sulla Stazione Spaziale Internazionale esiste l'Oxygen Generation che rielabora l'atmosfera per fornire continuamente aria respirabile e sostenibile. Il sistema produce ossigeno attraverso elettrolisi, che divide le molecole d’acqua nei loro atomi di ossigeno e idrogeno. L'idrogeno viene poi espulso nello spazio o immesso nel Sabatier System che crea acqua come sottoprodotto dell'atmosfera.

La tuta spaziale

Watney sarà costretto a fare lunghe camminate sulla superficie di Marte perciò la sua tuta spaziale deve essere comoda, flessibile e affidabile.
La NASA sta lavorando ai prototipi Z-2 e Prototype eXploration Suit con i quali si sta cercando di risolvere i principali problemi che dovranno affrontare gli astronauti su Marte, come la polvere. L'ultima soluzione in tal senso, prevede una "suitport" sul retro della tuta, ossia un'apertura grazie alla quale gli astronauti possono rapidamente rientrare sul veicolo, lasciando la tuta all'esterno.

Il rover

Quando gli esseri umani atterreranno su Marte, vi dovranno rimanere per più di un anno in attesa che i pianeti si allineino di nuovo favorendo il viaggio di ritorno. Avranno un sacco di tempo a disposizione per i vari esperimenti e anche per l'esplorazione. Avranno quindi bisogno di un rover per coprire distanze maggiori. Watney ne fa un grande utilizzo nel film. Sulla Terra, la NASA, sta lavorando al Multi-Mission Space Exploration Vehicle (Mmsev) che potrà essere utilizzato anche su lune ed asteroidi. Alcune versioni hanno sei ruote ed in caso di foratura, il veicolo si solleva continuando a spostarsi sfruttando le altre.

Propulsione ionica

Nulla di fantascientifico nel motore della nave spaziale Hermes che conduce l'equipaggio Ares 3 verso Marte.
Hermes sfrutta la propulsione ionica, in cui un gas elettricamente carico, come argo o xeno, espelle ioni a circa 330 mila chilometri all'ora, garantendo la spinta della navicella. Anche se si tratta di una sorta di "brezza" leggera, l'accelerazione continua per diversi anni garantendo il raggiungimento di velocità notevoli ed assicurando una buona manovrabilità. E' la tecnologia, ad esempio, utilizzata dalla sonda della NASA Dawn che ora sta esplorando il pianeta nano Cerere.

Pannelli solari

Assodato che su Marte non ci sono centrali elettriche, Mark Watney dovrà usare i pannelli solari in modo non convenzionale per produrre l'energia necessaria alla sopravvivenza. Allo stesso modo, la Stazione Spaziale Internazionale sfrutta quattro serie di pannelli solari per generare dagli 84 ai 120 kilowatt di energia elettrica, abbastanza per alimentare oltre 40 abitazioni. Orion, il nuovo "Space Shuttle" degli Stati Uniti (che purtroppo non volerà prima del 2023) userà i pannelli solari per accumulare energia.

RTG

Per più di quattro decenni, la NASA ha utilizzato il Radioisotope Thermoelectric Generators (RTG) per fornire energia a due dozzine di missioni spaziali, comprese le missioni Apollo sulla Luna. Sono delle batterie che convertono il calore prodotto dal decadimento radioattivo naturale del plutonio-238 in energia elettrica. La RTG su Curiosity genera circa 110 Watt di potenza, all'incirca come una lampadina. Nel film, l'equipaggio sotterra la RTG lontano dall'Hab come precauzione in caso di perdite radioattive ma nella realtà, l'ambiente marziano sarebbe molto più radiattivo della RTG che emette solo radiazioni alfa le quali viaggiano nell'aria per brevi distanze e non penetrano vestiti o pelle umana.

Il viaggio verso Marte

La NASA sta lavorando per inviare uomini su Marte entro il 2030 ma ci sono ancora molti punti da definire per assicurare il ritorno degli astronauti sani e salvi sulla Terra.

 

Ora che abbiamo a mente la panoramica tecnologica, quanti di voi non hanno ancora letto il libro o sbirciato in rete, non sono curiosi di sapere dove atterrerà l'equipaggio Ares 3?

E' stata la prima cosa che sono andata a cercare quando tutto questo vociferare intorno al film è uscito fuori.
L'8 aprile 2015 il punto esatto è stato fotografato dalla NASA con la fotocamera ad alta risoluzione HiRISE a bordo della sonda MRO (Mars Reconnaissance Orbiter), dopo aver ricevuto le coordinate dallo scrittore.
La zona è stata ripresa nella ESP_040776_2115 (qu sotto) e nella ESP_041277_2115.

ESP 040776 2115 The Martian

Credit: NASA/JPL/University of Arizona

Il team HiRISE ironicamente scrive in didascalia:
"Non possiamo vedere l'habitat dell'Ares 3 perché arriverà in futuro, quindi questa immagine è prima".
"L'habitat dell'Ares 3, che ha un diametro di sei metri, occuperebbe solo 20 pixel a questa scala. Mentre, se Mark Watney si fosse messo in posa sulla superficie, sarebbe risultato alto solo sei pixel".

Ci troviamo a 31.380° di latitudine e 331.371° di longitudine, praticamente vicino al sito di atterraggio del rover Mars Pathfinder: da qui inizia la storia della missione di "The Martian" per finire nel cratere Schiaparelli.

Qui sotto una mappa realizzata dai fan mostra l'intera traversata.

The Martian - mappa

 

Bene, ora non resta che darci appuntamento al cinema per commentare insieme libro e film!

 

Riferimenti:
- https://www.nasa.gov/feature/nine-real-nasa-technologies-in-the-martian