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Credit: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/IRAP

Ieri per la prima volta il laser di Curiosity è stato utilizzato su Marte: il target era una piccola roccia chiamata "Coronation" (N165).

La Cheamcam ha colpito “Coronation” con 30 impulsi in 10 secondi: l'energia del laser ha eccitato gli atomi della roccia e la Chemcam ha rilevato la luce emessa analizzandola con tre spettrometri, ottenendo informazioni sulla natura degli elementi.

"Abbiamo ottenuto un grande spettro per Coronation", ha detto Roger Wiens del Los Alamos National Laboratory.
"Il nostro team è allo stesso tempo entusiasta e sta lavorando sodo ottenendo risultati. Dopo otto anni di sviluppo dello strumento, è ora di raccogliere dati.".

Gli spettri ottenuti sono su ben 6144 diverse lunghezze d'onda che vanno dalla luce ultravioletta, al visibile, all'infrarosso.
Questo primo esperimento era semplicemente un test ma potrebbe fin da subito apportare un contributo alla ricerca: analizzando i dati ottenuti si potrà già valutare se i risultati sono variati quando la roccia è stata colpita dagli impulsi successivi. Questo potrebbe significare una diversa composizione sotto la superficie.

"I dati ottenuti sono migliori dei test effettuati sulla Terra, in termini di rapporto segnale-rumore", ha detto Sylvestre Maurice dell'Institut de Recherche en Astrophysique et Planetologie (IRAP) di Tolosa, Francia.

La tecnica utilizzata dalla Chemcam di Curiosity è stata impiegata in altri ambienti estremi, come l'interno dei reattori nucleari e sui fondali marini, ha avuto applicazioni sperimentali per il monitoraggio ambientale e la rilevazione del cancro. Ieri è stato il suo primo utilizzo a livello interplanetario.