Come illustrato nell'articolo pubblicato ieri, questa operazione decisamente drastica dovrebbe avere risolto definitivamente il problema della mancata penetrazione nel terreno da parte della talpa, attribuita essenzialmente alla mancanza di una frizione sufficiente tra la sonda e il materiale circostante. A detta del responsabile dell'agenzia spaziale tedesca che ha realizzato lo strumento, fino a sabato la pala era ancora leggermente al di sopra del livello del terreno, con la sommità della talpa che sporgeva di circa 1 cm; sabato scorso, la pala è stata leggermente sollevata e poi riposizionata sulla talpa; in seguito, è stata effettuata una ultima sessione di "hammering" (martellamento) da parte della talpa, contestualmente all'abbassamento della pala che spingeva su di essa. Questo ha portato il fondo della pala a diretto contatto con il terreno; adesso la talpa dovrebbe avere raggiunto lo strato più duro e profondo di regolite e il prossimo passo sarà quello di ricoprirla con uno strato di terreno su cui esercitare inizialmente la pressione della parte piatta della pala, al fine di aumentare la compattezza del terreno e agevolare ulteriormente la penetrazione. In alternativa, si potrebbe tentare di accompagnare ancora la discesa per qualche ulteriore centimetro nel buco, utilizzando stavolta la lama della pala, una operazione molto delicata che richiede ancora maggiore precisione per non danneggiare il cavo che collega la talpa al resto dello strumento.