Le Nubi di Magellano sono galassie di forma irregolare che orbitano attorno alla nostra Via Lattea come satelliti. Sono visibili ad occhio nudo nel cielo notturno dell'emisfero sud ma la loro luminosità, unita al fatto che occupano una vasta area del cielo notturno, blocca la vista di molte galassie molto più lontane. Quindi, quando gli astronomi osservano i miliardi di galassie nell'universo, tendono ad evitare questa parte del cielo.
"Le Nubi di Magellano sono bellissime compagne galattiche, ma, sfortunatamente, bloccano parte della nostra visione degli oggetti più lontani", ha detto Jessica Craig in una dichiarazione, astronoma dell'Università di Keele e membro del team che ha costruito la mappa. "Il nostro lavoro sta aiutando a superare [il blocco], nel processo, aiuta a colmare le lacune nella nostra mappa dell'universo".


Guardando attraverso

Craig e colleghi hanno affrontato il problema fotografando le Nubi di Magellano in una definizione così alta da poter guardare attraverso gli spazi tra le stelle che compongono queste galassie. Per realizzare le riprese immagini, il team si è rivolto al Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA) con sede all'Osservatorio del Paranal in Cile. Ma queste galassie "nascoste" sempre più lontane sono particolarmente difficili da vedere perché appaiono più deboli e più rosse di quanto non lo siano a causa della polvere nelle Nubi di Magellano. Quindi, per contrastare questo effetto, la squadra ha usato anche il Galactic Australian Square Kilometer Array Pathfinder Survey (GASKAP), in grado di scrutare attraverso la polvere tra la Terra e le galassie lontane.  I dati GASKAP hanno permesso agli scienziati di creare una mappa dettagliata di gas e polvere nelle Nubi di Magellano e quindi di spiegare la quantità di "arrossamento" che questi fattori causano alle galassie più lontane.

800px Small Magellanic Cloud Digitized Sky Survey 2

La Piccola Nube di Magellano, in un composito tra due immagini del Digitized Sky Survey 2.
Crediti: ESA/Hubble e Digitized Sky Survey 2. Ringraziamenti: Davide De Martin (ESA/Hubble)


Un aiutino da Gaia

A causa dell'enorme numero di sorgenti luminose nelle immagini delle Nubi di Magellano, l'occhio umano da solo non è in grado di distinguere le galassie lontane dagli oggetti più vicini. Ma le stelle si spostano mentre le galassie lontane rimangono nello stesso posto, quindi il team è stato in grado di utilizzare i dati dell'osservatorio dell'ESA Gaia per la mappatura stellare per classificare correttamente ogni fonte di luce.

Gli astronomi hanno utilizzato anche una seconda tecnica per confermare la distinzione tra galassie lontane e stelle relativamente vicine. Poiché l'universo si sta espandendo mentre le galassie lontane si allontanano dalla Terra, la lunghezza d'onda della luce proveniente da queste galassie viene allungata. Le lunghezze d'onda più lunghe della luce visibile sono rosse, quindi gli astronomi soprannominano questo spostamento redshift (o spostamento verso il rosso). Più un oggetto è distante, più rapidamente si allontana e quindi più rossa appare la sua luce, così le galassie lontane sono più rosse delle stelle che sono state ulteriormente confermate in base al colore. Infine, gli astronomi hanno applicato l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale per ordinare le galassie e creare una mappa 3D di circa 1 milione di galassie.