Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare di questo astro che potrebbe dare spettacolo nel corso dell'anno. Questo perchè, in genere, le stelle Novae sono eventi grandiosi ma imprevedibili, mentre la stella variabile T nella costellazione della Corona Boreale ha già mostrato, in passato, almeno 4 esplosioni di cui una risalente al tardo medioevo. Il bello è che tali parossismi sono separati da intervalli regolari, confrontabili con la durata di vita di un essere umano; si tratta quindi di un evento da non perdere, sia perchè difficilmente lo si può osservare più di una volta nella propria vita, sia perchè è prevedibile. 

 T Coronae Borealis (T CrB abbreviando) è una stella variabile della costellazione della Corona boreale ed è, in effetti, una delle poche nove ricorrenti conosciute della nostra galassia; si tratta di sistemi binari simbiotici, caratterizzati dall'avere come componente primario un oggetto collassato e come stella secondaria una gigante rossa; T crb appartiene alla categoria di nove ricorrenti denominata RS Ophiuchi, caratterizzate da elevata velocità iniziale di espulsione di materia (sui 4000 km/s) e poi da una rapida diminuzione di luminosità, dell'ordine delle 0,3 magnitudini al giorno.  La distanza del sistema stellare, misurata da Gaia, è di circa 2630 anni luce, con una incertezza di un centinaio di anni luce.

Rappresentazione artistica di una nana bianca che sottrae materia alla compagna gigante rossa (a destra). - Credit: NASA/CXC/M.Weiss

 Il meccanismo attraverso il quale il sistema binario genera l'enorme "outburst" di energia passa per le esplosioni termonucleari sulla superficie della nana bianca, compagna compatta e degenere della gigante rossa. I due astri ruotano intorno al comune centro di massa con un periodo di rivoluzione di soli 228 giorni e una distanza reciproca di poco inferiore a quella Terra-Sole. Essendo più massiccia (circa 1,35 masse solari, non lontana dal limite di Chandrasekhar), la progenitrice della nana bianca è arrivata per prima ad esaurire il suo normale ciclo evolutivo stellare, consumando tutto l'idrogeno disponibile e producendo anche elementi più pesanti; se fosse isolata, ora sarebbe un oggetto denso e inerte, grande più o meno come la Terra e in via di progressivo raffreddamento. Invece, la sua compagna più leggera (0,7 masse solari) sta attraversando ora le fasi finali di vita e si è quindi gonfiata fino a raggiungere quello che viene chiamato "lobo di Roche", una regione oltre la quale, per effetto gravitazionale mareale, la nana bianca risucchia materiale dalla compagna e lo stiva in un disco di accrescimento che le orbita attorno vorticosamente. Questo salasso di materia continua per anni, ad un rimo stimato in quasi una massa terrestre ogni secolo, fino a quando la massa del disco d'accrescimento raggiunge un valore critico che fa letteralmente precipitare la materia, ricca di idrogeno, sulla nana bianca. La repentina trasformazione dell'energia cinetica del gas in calore innesca la fusione nucleare dell'idrogeno sulla superficie della nana bianca, la cosiddetta runaway thermonuclear reaction, che dà origine al fenomeno della nova.

T crb curv18

Variazione di luminosità in quattro diverse bande fotometriche (dal basso verso l'alto: blu, verde, rosso e infrarosso) in oltre 18 anni - Credits: AAVSO - Processing: Marco Di Lorenzo

T crb curv

Variazione di luminosità in quattro diverse bande fotometriche (dal basso verso l'alto: blu, verde, rosso e infrarosso) in oltre 18 mesi - Credits: AAVSO - Processing: Marco Di Lorenzo

 Nei grafici qui sopra possiamo vedere l'evoluzione nella luminosità di T CrB in tempi recenti e recentissimi. In stato di quiete, la magnitudine V fluttua attorno a 10.0. Tuttavia si nota una variazione regolare dovuta sia alle pulsazioni intrinseche della gigante rossa, sia alla sua rotazione orbitale, abbinata alla forma allungata dalle maree. Ma la cosa più interessante è che, dopo un balzo in alto a inizio 2016, decisamente marcato nella banda blu, quest'anno la luminosità è andata diminuendo gradualmente, un indebolimento analogo a quello osservato 8 mesi prima dell'ultima esplosione! Quest'ultima venne annunciata nel mattino del 9 febbraio 1946, ad opera dell'astronomo statunitense A.J. Deutsch. In quella occasione, T CrB raggiunse la magnitudine apparente 3,2, come documentato anche dal grafico in basso a sinistra dell'immagine di apertura. Quasi 80 anni prima, il 12 maggio 1866, l'astro era salito velocemente dalla magnitudine 9,5 alla 2,3 (confrontabile quindi con la luminosità della Stella Polare), corrispondente alla magnitudine assoluta −8,7 equivalente a 230 mila soli. 

  Fino a qualche tempo fa, si riteneva che questa fosse la prima esplosione storicamente documentata, invece l'anno scorso sono state rinvenute testimonianze su altre due due esplosioni, avvenute nel dicembre 1787 e nell'ottobre 1217; all'epoca, non si conosceva ancora T Coronae Borealis come nova ricorrente. Sulla base di queste precedenti e della periodicità finora osservata, le previsioni davano per probabile la prossima esplosione tra febbraio e settembre 2024, quindi probabilmente entro due mesi a partire da oggi e comunque entro l'anno. La luminosità di picco è attesa tra le magnitudini 2 e 3, cosa che renderebbe T Coronae Borealis paragonabile in splendore e colore con la stella Gemma della medesima costellazione; sarà visibile ad occhio nudo per 10-12 giorni.

 Se le attese saranno rispettate, questa volta un esercito di telescopi sulla Terra e nello spazio studierà il fenomeno in tutte le bande dello spettro elettromagnetico, svelando meccanismi in comune con i dischi di accrescimento attorno a stelle di neutroni, buchi neri e nuclei galattici attivi.