Titano è la più grande luna di Saturno, con un raggio di 2574 chilometri (più grande di Mercurio) e la seconda più grande del nostro Sistema Solare dopo Ganimede. È l'unico altro posto nel Sistema Solare, oltre al nostro pianeta, ad avere liquido stabile in superficie ma per quanto i panorami possano sembrare familiari, risultano indubbiamente diversi. I flussi di idrocarburi liquidi, principalmente metano, segnano la superficie ghiacciata con fiumi, laghi e mari riempiti dalla pioggia rilasciata dalla densa atmosfera. Quest'ultima è composta prevalentemente di azoto, con sistemi nuvolosi di metano, che si comporta come il vapore acqueo sulla Terra. Si ipotizza anche che Titano possieda un oceano sotterraneo di acqua liquida come la luna ghiacciata di Saturno, Encelado e la luna ghiacciata di Giove, Europa. È un posto ricco di molecole organiche dove in molti pensano possa essersi sviluppata un qualche forma di vita microbica: alcuni hanno perfino ipotizzato un modello realistico di vita aliena basata sul metano. Ma ora, un nuovo studio internazionale, guidato dalla Western University, mostra che queste possibilità sono molto remote.

"Sfortunatamente, ora dovremo essere un po' meno ottimisti quando cerchiamo forme di vita extraterrestri all'interno del nostro Sistema Solare", ha affermato Catherine Neish, professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze della Terra della Western University e autrice principale dello studio pubblicato su Astrobiology. "La comunità scientifica sarebbe molto entusiasta di scoprire la vita nei mondi ghiacciati del Sistema Solare esterno e questa scoperta suggerisce che potrebbe essere meno probabile di quanto pensassimo in precedenza".


Vita complicata

Il team è partito dal presupposto che parte delle molecole essenziali per la vita possa arrivare sulla luna di Saturno con gli impatti cometari. Il giusto mix potrebbe formarsi quando, a causa del calore da impatto, la crosta ghiacciata di Titano si scioglie creando un accesso diretto all'acqua dell'oceano sotterraneo, favorendo il mescolamento dei composti.

Quindi, dopo aver tenuto conto di un presunto numero annuale di impatti cometari sulla superficie di Titano nel corso di miliardi di anni, i ricercatori hanno calcolato quanta acqua si sarebbe fatta strada dalla superficie all’oceano sotterraneo. Alla fine, il team ha concluso che la quantità di glicina disponibile non sarebbe superiore a 7.500 chilogrammi/anno. Questa quantità equivale approssimativamente alle dimensioni di un elefante africano piccolo. Ciò significa che il numero di materiali organici esistenti su Titano è piuttosto esiguo.

La glicina (NH2CH2COOH) è uno degli elementi costitutivi della vita: è stata tra le prime molecole organiche ad apparire sulla Terra. È un amminoacido glucogenico e non essenziale, perché l’organismo è in grado di sintetizzarlo. Viene prodotto naturalmente dagli esseri viventi e svolge un ruolo chiave nella creazione di molti altri importanti biocomposti e proteine. Si trova più comunemente nelle proteine animali.

"Un elefante all'anno di glicina in un oceano 12 volte il volume degli oceani terrestri non è sufficiente a sostenere la vita", ha detto Neish. “In passato, le persone spesso davano per scontato che l’acqua fosse sinonimo di vita ma trascuravano il fatto che la vita ha bisogno di altri elementi, in particolare del carbonio”.

Purtroppo i calcoli suggeriscono che Titano rimane sterile per mancanza di un ciclo del carbonio a flusso libero.
"Questo lavoro dimostra che è molto difficile trasferire il carbonio dalla superficie di Titano al suo oceano sotterraneo: in pratica, è difficile avere sia l'acqua che il carbonio necessari per la vita nello stesso posto", ha spiegato Neish.

"A meno che i composti biologicamente disponibili non possano provenire dall'interno di Titano, o essere rilasciati dalla superficie attraverso altri meccanismi," spiegano i ricercatori, "i nostri calcoli suggeriscono che anche il mondo oceanico più ricco di sostanze organiche nel Sistema Solare potrebbe non essere in grado di supportare una grande biosfera".

 
Nessuna delusione

Questi risultati, seppur possano sembrare deludenti, rappresentano in realtà un ulteriore stimolo per le future missioni.
"È quasi impossibile determinare la composizione della superficie ricca di sostanze organiche di Titano osservandola con un telescopio attraverso la sua atmosfera ricca di sostanze organiche", ha detto Neish. "Dobbiamo atterrare lì e campionare la superficie per determinarne la composizione".

Neish fa parte del progetto Dragonfly della NASA che intende far atterrare un drone sulla superficie di Titano nel 2028.
"Se tutto lo scioglimento prodotto dagli impatti affondasse nella crosta di ghiaccio, non avremmo campioni vicino alla superficie dove acqua e sostanze organiche si sono mescolate. Queste sono regioni in cui Dragonfly potrebbe cercare i prodotti di quelle reazioni prebiotiche, insegnandoci come funziona la vita e come potrebbero sorgere su pianeti diversi", ha concluso Neish.