Mercoledi mattina un asteroide di dimensioni medio-piccole (comprese tra 38 e 85 metri, sulla base della luminosità) è passato a circa 4,2 volte la distanza lunare, poco oltre la cosiddetta "sfera di influenza gravitazionale" della Terra. L'incontro cosmico, di per sè, non ha nulla di eccezionale ma l'oggetto in questione merita attenzione perchè è noto da ben 20 anni ed ha un'orbita molto particolare.

 L'oggetto NEO di cui stiamo parlando è 1998 SD9, scoperto il 18/9/1998; all'epoca, si conoscevano meno di 1000 oggetti NEO (oggi sono quasi 19000) e stava iniziando . Rientra nella famiglia degli asteroidi "Ateniesi" (Athens) poichè la sua distanza media dal Sole è inferiore a quella della Terra, anzi è praticamente uguale a quella di Venere (0,702 contro 0,718 unità astronomiche). Il fatto che l'orbita abbia un perielio a 0,348 au, di poco all'interno dell'orbita di Mercurio (come si vede nell'illustrazione seguente) e un'afelio a 1,057 ua, unito alla bassa inclinazione dell'orbita (2,9°) fa si che ci siano frequenti incontri ravvicinati con tutti i 3 pianeti più interni del sistema solare. Come illustrato nell'immagine di apertura, nel corso di 300 anni i sono 183 passaggi entro 0,1 ua da un pianeta; di questi, 50 riguardano la Terra, 90 Mercurio e i rimanenti 43 Venere. Il fatto che, nel caso di Mercurio, la distanza non scenda mai sotto le 0,04 ua è dovuto all'inclinazione orbitale del pianeta.

1998 SD9 orbit

Orbita di 1998 DS9 nel sistema solare interno - Credit: astro.vanbuitenen.nl

 Venere ha un periodo orbitale di 224,7 giorni mentre quello di SD9 è 215,1 giorni (quasi il 96% di Venere). Per questo si può dire che 2018 SD9 è quasi in risonanza con quel pianeta, una situazione che si è probabilmente venuta a creare in milioni di anni di interazioni orbitali frequenti.

 

1998 SD9 traj

Traiettoria sulla volta celeste di 1998 DS9 (in rosso) - Credit: astro.vanbuitenen.nl

1998 SD9 light

Magnitudine apparente di 1998 DS9  - Credit: astro.vanbuitenen.nl - Processing: M. Di Lorenzo

 Prima del passaggio ravvicinato, sulla base di vecchie osservazioni effettuate tra il 1998 e il 2008, l'incertezza nel valore di distanza minima era affetto da un errore contenuto, di poco superiore a 100 km. Poi, con la "riscoperta" dell'oggetto (avvenuta il 18 agosto), l'arco temporale di osservazione è raddoppiato e l'incertezza è scesa subito a 30 km. Adesso, sulla base delle sole osservazioni ottiche, sappiamo che il massimo avvicinamento è avvenuto alle 7:29 UT (9:29 ora italiana) a 1619572±20 km dal centro della Terra.

 Misure così accurate, naturalmente, implicano anche una conoscenza sempre più precisa dell'orbita. Il "Condition Code" pari a 0 è già una chiara indicazione in questo senso, ma se andiamo in dettaglio scopriamo che, ad esempio, l'incertezza sul semiasse maggiore ammonta ora a soli 5,4·10-10 unità astronomiche, ovvero circa 80 metri. Questo valore non è molto diverso da 4,2·10-10 au, relativo al celebre asteroide Apophis che è certamente uno di quelli con l'orbita meglio conosciuta; fanno di meglio solo Bennu (che sta per essere raggiunto dalla sonda OSIRIS-REx) e 1999 FN19, entrambi con incertezze di un ordine di grandezza più basse, valori estremi al limite delle possibilità offerte dalla stessa definizione di unità astronomica. Tuttavia, va sottolineato che i tre asteroidi citati sono stati osservati anche con il radar mentre su 1998 SD9 abbiamo poco più un centinaio di osservazioni ottiche, anche se estese su un intervallo di 20 anni. A dire il vero, dall'ultima schedula di osservazioni con l'antenna di Goldstone, nei giorni 27-28 agosto erano previste osservazioni radar su 1998 SD9 che dovrebbero rendere ancora più precisa la determinazione dell'orbita, portandola forse nell' "Olimpo" della precisione massima insieme a Bennu e pochi altri; tuttavia, per ora, non si conoscono i risultati.

 Tutta questa precisione ha permesso di misurare anche i deboli effetti non gravitazionali che agiscono su questo asteroide, in particolare una lievissima accelerazione trasversale (detta A2, "non-gravitational transverse acceleration") che, alla distanza di 1 au dal Sole, risulta pari a -2,805(±0,065)·10-13 au/d2. Tradotto in unità più familiari, essa corrisponde a circa 6·10-12 m/s2, meno di un millesimo di miliardesimo di accelerazione gravitazionale sulla Terra! Tale accelerazione è presumibilmente da imputare all' effetto Yarkovsky che è causato dalla pressione di radiazione infrarossa riemessa dalla superficie scaldata dal Sole, mentre l'asteroide ruota su se stesso. Alla lunga, questa perturbazione riesce a modificare l'orbita dell'oggetto ma, anche tenendo conto di questo effetto, il rischio di un impatto con la Terra è escluso almeno fino alla fine del 23mo secolo.

 

Riferimenti:
https://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=1998%20SD9;old=0;orb=0;cov=0;log=0;cad=1#cad
http://www.astrowatch.net/2018/08/house-sized-asteroid-to-whiz-by-earth.html