Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS
Ieri la NASA ha fissato un briefing non programmato, trasmesso un diretta sul canale ustrem di NASA tv, per un aggiornamento sulla missione Mars Science Laboratory: le ultime immagini e i dati trasmessi da Curiosity confermano la raccolta del primo campione prelevato dall'interno di una roccia marziana.
E' la prima volta che viene compiuta un'operazione del genere su un altro pianeta, al di fuori della Terra.
L'immagine in apertura, trasmessa mercoledì scorso, mostra il trasferimento del materiale nella paletta del rover.
"Vedere la polvere del trapano nelle paletta ci ha permesso di verificare per la prima volta il campione raccolto dal trapano nella roccia", ha detto Scott McCloskey, ingegnere del JPL.
"Molti di noi hanno lavorato per questo giorno per anni. Ottenere la conferma finale della foratura è un successo incredibilmente gratificante. Per la squadra di campionamento, questo è l'equivalente del successo ottenuto dalla squadra di sbarco, impazzita per il touchdown".
Le potenzialità del campione prelevato da Curiosity sono notevoli ed è la prima volta che viene compiuta un'operazione del genere su Marte.
Nell'immagine che segue, vengono messi a confronto i segni lasciati dai diversi strumenti di analisi utilizzati nel corso delle varie missioni sul Pianeta Rosso: sulla sinistra, l'impronta di 4,5 centimetri di diametro lasciata dal tool di abrasione del Mars Exploration Rover Opportunity, che si limita a pulire lo strato superficiale delle rocce; al centro, una serie di fori poco profondi lasciati dal NASA Phoenix Mars Lander (Phoenix usava una specie di raspa per penetrare nel terreno ghiacciato e il materiale prodotto veniva poi prelevato ed analizzato); sulla destra, il foro prodotto dal trapano di Curiosity.
Credits: NASA/JPL-Caltech/Cornell Univ./Univ. of Arizona/MSSS
Il trapano sul braccio robotico del rover ha prelevato la polvere da un foro di 1,6 centimetri di diametro e 6,4 centimetri di profondità lo scorso 8 febbraio, da una roccia chiamata John Klein, in memoria del vice-direttore del progetto Mars Science Laboratory, morto nel 2011.
CURIOSITY sol 182 MAHLI drill
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44
"Costruire uno strumento per interagire con forza con le imprevedibili rocce di Marte ha richiesto lo sviluppo di un ambizioso programma di test sulla Terra", ha detto Louise Jandura, ingegnere capo della squadra di campionamento al JPL. "Per arrivare a questo buco di una roccia su Marte, abbiamo usato otto punte e fatto 1.200 fori in 20 tipi diversi di rocce sulla Terra".
Credit: NASA/JPL-Caltech
Robert C. Anderson, geologo del JPL, ha dichiarato che il foro su Marte è stato effettuato con una potenza bassa, segno che il terreno sotto Curiosity è relativamente morbido: sedimenti a grana fine che potrebbero essere argille o fango formatosi in presenza di acqua. Ma su Marte, questo potrebbe anche essere il comportamento di basalti giovani, una cattiva notizia se si è alla ricerca di forme di vita passata!
Il team prevede ora, di consegnare parte del campione al CHIMRA (Collection and Handling for In-Situ Martian Rock Analysis) che, attraverso operazioni di setacciatura, filtrerà le particelle superiori a 150 micron. Successivamente, piccole porzioni verranno ripartite tra la Chemistry and Mineralogy (CheMin) e il Sample Analysis at Mars (SAM).
Credit: NASA/JPL-Caltech
L'analisi preliminare del fango indurito sotto le ruote di Curiosity raggiunge così il massimo interesse: quelle rocce potrebbero contenere carbonio organico e tracce della vita passata sul Pianeta Rosso.
John Grotzinger, durante la conferenza, ha ribadito che l'area in cui si trova ora il rover rientra proprio nell'obiettivo della missione di Curiosity, ossia verificare se il cratere Gale è stato un posto favorevole alla vita. Quindi, anche se la meta principale era ed è il monte Sharp, il rover non ha alcuna fretta di ripartire. Verranno effettuate altre analisi in situ e probabilmente raccolti altri campioni per caratterizzare al meglio la zona.
In risposta alle informazioni ottenute durante i test, il team ha deciso di ridurre le vibrazioni meccaniche del CHIMRA.
Dan Limonadi, infatti, ha spiegato che esistono tre copie della torretta robotica di Curiosity e due sono in funzione qui sulla Terra. Sarebbe emerso un problema intorno alla metà del ciclo vitale della strumentazione che coinvolge la setacciatura per i 150 micron: le saldature del setaccio più fine tenderebbero a cedere leggermente così il setaccio stesso, staccandosi, permetterebbe il passaggio di particelle più grandi. Quindi, in attesa che vengano completati altri test, il team di missione ha deciso di ridurre l'attività del CHIMRA per cautela. Durante il primo ciclo di pulizia a Rocknest il campione era stato fatto vibrare per oltre un'ora, adesso i tempi verranno ridotti a 20 minuti, ritenuti comunque sufficienti per consegnare i campioni alla Chemin e al SAM.
Dalle ultime immagini rilasciate, sembra evidente che Curiosity sta continuando ad esplorare la zona: diverse sono le riprese con la Chemistry and Camera (ChenCam).
Chiudiamo il report, quindi, con due elaborazioni dell'ultimo sol pubblicato, il 193.
Uno in particolare, il secondo, ha destato la nostra curiosità: difficile dire cosa stiamo guardando ma sembrerebbe di notare un qualcosa di semitrasparente sul bordo di una piccola roccia. Ma, dato che in queste foto non abbiamo di certo a disposizione la definizione del MAHLI, potrebbe anche essere un semplice effetto ottico o polvere depositata.
CURIOSITY ChemCam Sol 193 anaglyph
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44
CURIOSITY ChemCam Sol 193 anaglyph detail
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44