Credit: NASA/JPL-Caltech
Source: http://www.nasa.gov/multimedia/videogallery/index.html?media_id=152548561

Vesta, il primo obiettivo raggiungo dalla sonda della NASA Dawn, sarebbe circondata da materiali volatili soprattutto idrogeno, in corrispondenza dell'equatore.

Dawn ha trascorso più di un anno in orbita intorno al grande asteroide di circa 530 chilometri di diametro e all'inizio di questo mese, il 5 settembre, ha intrapreso il suo viaggio verso Ceres.

Tuttavia, le informazioni e i dati ricavati dalla prima fase della missione non smettono di stupire: nei due nuovi studi riportati sulla rivista Science ieri 20 settembre, sono stati pubblicati i risultati della mappatura della superficie di Vesta realizzata dal Gamma Ray and Neutron Detector (GRaND) della sonda Dawn.

Lo studio condotto da Brett Denevi, scienziato della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory a Laurel nel Maryland, descrive la presenza di un terreno butterato intorno ai crateri, piccole depressioni li circondano probabilmente generate proprio dai composti volatili scaturiti dell'impatto.
Il calore formatosi a seguito dell'impatto destabilizza il terreno creando sostanze volatili: sarebbe proprio quando tali materiali vengono a mancare, come l'idrogeno prima intrappolato sotto forma di ghiaccio o gas, che si creerebbero piccoli avvallamenti intorno ai crateri.

Lo studio parallelo di Thomas Prettyman, scienziato del Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona, descrive come lo strumento GRaND della sonda Dawn ha evidenziato la firma dell'idrogeno probabilmente come ossidrile (ossia come gruppi OH dove l’atomo di idrogeno è legato a uno di ossigeno) sulla superficie dell'asteroide.

"L'idrogeno all'interno della superficie di Vesta sembra essere rilasciato dai minerali idrati provenienti dalle rocce ricche di carbonio che dallo spazio si scontrarono con Vesta a basse velocità, sufficienti a preservare il loro contenuto volatile", ha detto Prettyman.

Sarebbero dunque gli impatti delle condriti carbonacee a portare su Vesta i composti volatili.

Gli scienziati pensano che il ghiaccio d'acqua possa esistere in prossimità della superficie intorno ai poli dell'asteroide gigante ma è intorno all'equatore che la firma dell'idrogeno è maggiormente visibile, dove il ghiaccio d'acqua è meno stabile.

In altri casi, rocce provenienti dallo spazio profondo che impattano sulla superficie ad alta velocità, tramite il calore generato dalla collisione, possono convertire l'idrogeno legato ai minerali nell'acqua, facendolo evaporare.

Mappa dell'idrogeno su Vesta

Mapa dell'idrogeno su Vesta
Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/PSI/MPS/DLR/IDA

I nuovi risultati confermano il collegamento tra Vesta e una classe di meteoriti trovati sulla Terra chiamati Howardite, Eucrite e Diogenite che presentano elementi nei medesimi rapporti.