Tra circa 5 miliardi di anni, dopo aver attraversato la fase di gigante rossa in cui si espanderà fino ad incrociare l'orbita di diversi pianeti, il Sole diventerà una nana bianca, un residuo piccolo e denso di una stella che brilla di calore residuo. la cui luce fioca svanisce gradualmente nell'oscurità. Questa trasformazione comporterà un processo violento che distruggerà un numero imprecisato di pianeti. Ma quali sopravviveranno? Gli scienziati hanno fatto migliaia di simulazioni ma il modo migliore per rispondere a questa domanda è osservare il destino di sistemi planetari simili. Tuttavia, non è semplice. La debole radiazione emessa dalle nane bianche rende difficile individuare gli esopianeti sopravvissuti in altri luoghi del nostro vicinato galattico.
Ora, i ricercatori hanno scoperto un pianeta simile a Giove, che ruota attorno a una stella nana bianca situata vicino al centro della nostra galassia, la Via Lattea.
"Questa prova conferma che i pianeti che orbitano a una distanza sufficientemente grande possono continuare a esistere dopo la morte della loro stella", ha affermato Joshua Blackman, ricercatore in astronomia presso l'Università della Tasmania in Australia e autore principale dello studio pubblicato su Nature. "Dato che questo sistema è un analogo del nostro Sistema Solare, suggerisce che Giove e Saturno potrebbero sopravvivere alla fase di gigante rossa del Sole, quando esaurisce il combustibile nucleare e si autodistrugge".
Un pianeta simile a Giove
Questo nuovo pianeta è particolarmente simile a Giove, dicono gli scienziati, sia nella massa che nella separazione orbitale e ci fornisce un'istantanea cruciale dei sopravvissuti attorno alle stelle morenti.
Nelle ultime fasi del ciclo di vita, una stella come il Sole brucia tutto l'idrogeno nel nucleo e si gonfia in una stella gigante rossa, diventando centinaia di volte più grande. Quindi collassa su se stessa, riducendosi a una nana bianca, dove tutto ciò che rimane è un nucleo caldo e denso, tipicamente delle dimensioni della Terra e massiccio la metà del Sole.
Le immagini nel vicino infrarosso ad alta risoluzione, ottenute con il sistema di ottica adattiva dell'osservatorio W. M. Keck alle Hawaii, mostrano che la nana bianca appena scoperta si trova a circa 6.500 anni luce di distanza dal nostro Sistema Solare (o un quarto della strada tra noi e il centro della galassia) ed è circa il 60 percento della massa del Sole. L'esopianeta sopravvissuto, invece, è un gigante gassoso che è circa il 40% più massiccio di Giove.
Il team ha scoperto il pianeta utilizzando una tecnica chiamata microlente gravitazionale, che si verifica quando una stella vicina alla Terra si allinea momentaneamente con una stella più lontana. Questo crea un fenomeno in cui la gravità della stella in primo piano agisce come una lente e ingrandisce la luce della stella sullo sfondo.
Questo pianeta "offre uno sguardo su come sarà il nostro Sistema Solare dopo la scomparsa della Terra, scaturita dalla cataclismica scomparsa del nostro Sole"., ha detto il co-autore Jean-Philippe Beaulieu, professore di Astrofisica presso l'Università della Tasmania e Directeur de Recherche CNRS presso l'Institut d'Astrophysique de Paris.
Ma forse la Terra potrebbe sopravvivere
"Crediamo che questo pianeta sia un sopravvissuto", dice il team. "Ci aspettavamo che Giove e le sue lune sopravvivessero, anche se in precedenza non lo sapevamo con certezza. Ma con la nostra scoperta di questo nuovo pianeta extrasolare, ora possiamo essere più certi che Giove ce la farà davvero".
Inoltre, salvo errori nel calcolo della posizione questo pianeta è quasi la metà più vicino alla nana bianca di quanto Giove sia attualmente al Sole. Quindi, questo potrebbe voler dire che anche Marte ce la farà e forse anche la Terra. Il raggio della nostra stella nella fase di gigante rossa raggiungerà effettivamente l'attuale orbita terrestre: "il Sole (probabilmente) inghiottirà Mercurio e Venere, e forse la Terra, ma non ne siamo sicuri", dicono gli scienziati.
... quindi anche la vita potrebbe sopravvivere?
Una nana bianca potrebbe alimentare la vita su lune o pianeti che finiscono in orbite molto vicine alla stella (circa un decimo della distanza tra il Sole e Mercurio) per i primi miliardi di anni. Dopodiché, tutto sprofonderebbe nel buio e non ci sarebbe abbasta energia per sostenere nulla.