Sulla ISS come si passa il tempo libero?

Occorre sapere che gli astronauti non hanno molto tempo libero fra esperimenti, lavori da compiere, ginnastica obbligatoria, mangiare e tempi per dormire, lo spazio per divertirsi è molto breve.

Prima di tutto bisogna quindi organizzarci e seguire un determinato programma come consiglia Scott Kelly che ha trascorso quasi un anno sulla ISS.

Il tempo programmato può essere molto utile sia per la persona che per la famiglia ed aiuta a scandire meglio le ore della giornata, sia a livello lavorativo che a livello familiare.

La cosa che viene più naturale quando si ha del tempo a disposizione è fare quattro passi, andare al mare oppure fare una gita in montagna.

Tutte queste cose non sono possibili sulla Stazione.

Scott raccontava che i suoi colleghi erano soliti mettere in sottofondo i suoni della natura e immaginavano di essere sul pianeta Terra tanto era forte il desiderio di sentire il Sole e vedere la natura.

Nonostante che non si possa uscire a godersi la giornata di Sole si può però rilassarsi compiendo svariate attività sia da soli che in gruppo.


Giocare a carte

Gli astronauti giocano a diversi tipi di giochi di carte sulla ISS. Se da un lato ci sono molte opzioni per giocare ai classici giochi come poker online o scala quaranta, dall'altro possono sempre venire creati giochi nuovi. Una partita a carte può infatti servire per stemperare la tensione, per favorire la comunicazione, la collaborazione e la risoluzione di problemi anche giocando a poker con denaro reale dato che pur non servendo i contanti a bordo, si è sempre collegati a Internet sulla Terra dall’ISS. Sembra anche che ci sia un mazzo di carte personalizzato con il volto di ogni astronauta andato in orbita su ogni carta, che viene utilizzato per giocare una versione di poker dal vivo!

Non è un mistero che la filosofia del “work hard play hard” sia una specie di mantra per chi è salito in orbita, se poi c’è la possibilità anche di un poker con soldi veri, tanto di guadagnato.

 

Musica e canto

Sono due ingredienti essenziali della vita di ogni astronauta. Anche se i suoni della Terra non sono più udibili dalla ISS, gli astronauti possono ancora ascoltare musica e cantare le proprie canzoni.

A questo proposito non possiamo di certo dimenticarci di Chris Hadfield, astronauta canadese, classe 1959, che nel 2015 pubblicò un intero album registrato a bordo della ISS dal titolo “Space Sessions: Songs From a Tin Can” realizzando anche una bellissima cover con tanto di video di “Space Oddity” di David Bowie che subito divenne virale su YouTube.

A bordo della Stazione Spaziale Internazionale sono stati suonati nel corso degli anni diversi strumenti, fra cui addirittura una cornamusa e un didgeridoo (un tipo di flauto aborigeno, non costruito dall'uomo ma scavato dalle termiti), e poiché sono molti gli astronauti a saper suonare qualche strumento, hanno formato anche una band interamente composta da astronauti. A bordo della ISS vengono spesso portati e messi a disposizione di chiunque abbia voglia di utilizzarli degli strumenti musicali, come la chitarra Larrivée P-01, utilizzata appunto da Chris Hadfield.

Diversi astronauti italiani hanno detto nel corso di molte interviste dell'importanza che può avere la musica quando ci si trova nello Spazio per sei mesi o più, che sia questa suonata con gli strumenti musicali presenti a bordo o magari ascoltata con le cuffiette durante i periodi di esercizio fisico obbligatorio.

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Luca Parmitano suona con la chitarra il brano "The Harmony node" Crediti: NASA

Luca Parmitano, che è stato comandante della Stazione Spaziale Internazionale, ha addirittura realizzato un DJ Set in collegamento diretto dallo Spazio per il World Club Dome di Ibiza diventando il primo DJ spaziale. L'astronauta italiano chiarisce: Vorrei che tutti potessero parlare una lingua universale. Perché credo che attraverso la buona volontà e la comunicazione la maggior parte dei problemi possa essere risolta. In seguito mi sono reso conto che tali linguaggi esistono già: uno è la matematica, l'altro è la musica. Mentre ero in orbita, mi piaceva usare la musica sia per rilassarmi che per divertirmi, ma anche per creare quel legame unico che deriva dalla condivisione della tua musica, dall'esecuzione o dall'ascolto".

Molti strumenti sono stati portati in varie missioni sulla ISS. Una chitarra, con Expedition 3, un flauto arrivato con la missione STS-56 e suonato dalla Dottoressa Ellen Ochoa ed un piano elettrico che ha portato Carl Walz con Expedition 4. Carl Walz ci tiene a far saper che “quando abbiamo avuto le nostre rotazioni di equipaggio, abbiamo tenuto brevi concerti nel modulo di servizio russo (durante STS-108), nel laboratorio statunitense (STS-110) e nel modulo logistico multiuso, esibendosi con l'astronauta Ken Cockrell (su STS-111) .”

La musica d'altra parte fa da sempre parte della vita degli astronauti.

Anche nelle missione Gemini 6 del dicembre del 1965 i due membri dell'equipaggio, Walter Schirra e Thomas Stafford, per festeggiare la manovra di aggancio fra le due navicelle avvenuta con successo suonarono “Jingle Bells” con una piccola armonica a bocca e alcuni sonagli che si erano portati a bordo. Si tratta con ogni probabilità della prima canzone mai suonata nello Spazio e quell'armonica fu poi donata al National Air and Space Museum di Washington, DC.
Da quel momento furono in tanti gli astronauti a voler suonare nello Spazio e ci fu addirittura chi, come Harrison Schmitt dell'Apollo 17, cantò sulla superficie della Luna insieme al suo compagno e comandante di missione Eugene Cernan.
Durante l'avventuroso viaggio dell'Apollo 11 verso la Luna il comandante Neil Armstrong, che era anche un musicista, decise di portarsi dietro un piccolo registratore a nastro per ascoltare della musica durante i tre giorni che lo separavano dal satellite e che avrebbe trascorso all'interno del Modulo di Comando in compagnia di Michael Collins e Buzz Aldrin. Ascoltò “Lunar Rhapsody” dall'album del 1947 Music out of the Moon di Les Baxter e Samuel Hoffman.
Lo strumento principale in questo brano è il theremin e non è un caso se il compositore statunitense Justin Hurwitz abbia deciso di utilizzare proprio questo per realizzare la magnifica colonna sonora del film “First Man” (2018) che gli è valso un Golden Globe.


I Libri e la lettura

Anche se non tutti gli astronauti sono dei topi di biblioteca, molti amano trascorrere il loro tempo libero leggendo un buon libro. Ad esempio, l'astronauta Kjell Lindgren, che ha soggiornato sulla ISS nel 2015 e nel 2022, ha dichiarato di leggere un libro alla settimana. Anche Scott Kelly è un appassionato di lettura ed aveva portato con sé molti libri che ha letto diverse volte rimpiangendo di non poter andare in biblioteca o comprare su siti on line con consegna a domicilio. A Scott piace molto anche tenere un diario con cui descrive quello che fa sulla ISS sotto forma di ricordi dando alle cose ed agli avvenimenti le giuste prospettive.

Samantha Cristoforetti ama leggere ed ha scelto 'The Martian' di Andy Weir, 'The Invincible' di Stanisław Lem. E il suo preferito era 'The Hitchhiker's Guide to the Galaxy' di Douglas Adams. Samantha ha detto di avere tre buone ragioni per sceglierlo come il suo preferito:

La prima era che nel libro la risposta all'ultima domanda è quarantadue, e lei era un membro dell'equipaggio della quarantaduesima spedizione; In secondo luogo, il libro contiene un importante promemoria per non prenderci troppo sul serio. Ed infine, e forse la cosa più importante, "Don't panic" è stampato sulla copertina.

Alcuni libri sono comprati direttamente dagli astronauti: a Susan Helms sono stati concessi dieci tascabili e ha scelto 'Via col vento', 'Vanity Fair' e 'Guerra e Pace' per il suo bagaglio a mano. Altri arrivano assieme ai turisti spaziali come il miliardario ed uomo d'affari Charles Simonyi, che ha portato 'Faust' e 'The Moon is a Harsh Mistress' di Robert Heinlein.

C'è anche un eccellente progetto in corso chiamato “Story Time from Space” che incoraggia l'interesse dei bambini per la lettura e lo spazio inviando titoli selezionati alla ISS.

Story Time from Space è un progetto della Global Space Education Foundation, una fondazione educativa senza scopo di lucro.

Come funziona questa iniziativa.

La Story Time invia libri per bambini alla Stazione Spaziale Internazionale.

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L'astronauta Serena Auñón-Chancellor legge un libro mentre si riprende. Crediti: NASA

Mentre sono nello spazio, gli astronauti si registrano mentre leggono questi libri ai bambini della Terra. Questi video vengono modificati e inseriti in questo sito Web Story Time From Space.

Gli astronauti sulla ISS hanno condotto anche dimostrazioni educative videoregistrate progettate dall'astronauta canadese veterano, Bjarni Tryggvason, per integrare i concetti scientifici trovati nei libri Story Time From Space.

Story Time From Space è stato avviato dall'educatrice Patricia Tribe e dall'astronauta Alvin Drew, e ora include anche l'astronauta veterano Bjarni Tryggvason che sta progettando le dimostrazioni scientifiche, Jack Moore che ha progettato il sito web e il marketing, l'educatrice Debbie Brown-Biggs e l'autore Jeffrey Bennett, che si è unito al team dopo che i suoi libri sono stati scelti e ha concesso il permesso a Story Time From Space di utilizzare tutto il suo lavoro.

Il CASIS (Centro per l'avanzamento della scienza nello spazio) ha sostenuto la ricerca ed ha supportato l'ente nel processo di portare i carichi utili educativi fino alla ISS.

Gli astronauti si divertono a registrare le loro voci perché, dicono, è come raccontare una storia ai propri figli.


Videochiamate

L'isolamento dai propri cari rimasti sulla Terra può essere devastante soprattutto se si è genitori di bambini piccoli od appena sposati. Per fortuna sulla Stazione è possibile chiamare casa e vedersi.

Anche nei tempi passati gli astronauti hanno sempre potuto chiamare casa anche se con mezzi più antiquati.

Racconta Clayton C. Anderson, ex astronauta delle missioni Shuttle. “Il mio tempo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) risale al 2007-2010, quindi la risposta fornita qui potrebbe essere diversa in questi giorni, ma abbiamo usato qualcosa chiamato telefono IP.

Internet Protocol Phone, creato da una società nota come Cisco Systems, è il soprannome completo, e ufficiale, di uno dei più grandi dispositivi di potenziamento psicologico mai arrivati dentro le pareti della stazione spaziale. “Usando un computer portatile e il software pre-caricato associato, guardavo con ansia il programma giornaliero visualizzato dal mio laptop per vedere quando ricevevamo 'segnale' dal nostro sistema di comunicazione in banda KU.” ci spiega Anderson. “Se tutti i dispositivi esterni transponder, ricevitori e antenne, erano posizionati in modo tale da consentire un percorso chiaro verso un satellite TDRSS in orbita, avrei indossato con entusiasmo un set di cuffie con cancellazione del rumore Bose in attesa (solo il meglio per i nostri astronauti statunitensi!), posizionando con cura il microfono integrato per la massima chiarezza della voce, e aprivo con fervore l'applicazione con il mio set personale di numeri di telefono pre-programmati per la composizione rapida.

Nespoli in videoconferenza

L'astronauta Paolo Nespoli in videoconferenza. Crediti: NASA

Mentre ascoltavo la composizione e il successivo clic di risposta di un destinatario della chiamata spesso ignaro, mi ero preparato a pronunciare immediatamente le parole memorizzate: 'Ciao, sono Clay che chiama dalla ISS, per favore non riattaccare!' Questo, che ci crediate o no, era praticamente un requisito per ogni telefonata. Vedete, una volta che il suono della mia voce è stato convertito in un insieme elettronico di 1 e 0, ha dovuto lasciare la stazione e dirigersi a circa 36.000 km fino a quel satellite TDRSS funzionante. TDRSS lo avrebbe quindi inviato 'a casa' sulla terra dove è stato 'divorato' voracemente da un computer e un buffer speciali. Quel sistema ha poi convertito le mie parole ora pronunciate in precedenza in un segnale del telefono cellulare, trasmesso al destinatario della chiamata in un modo molto simile a quello che tutti noi sperimentiamo ogni volta che usiamo i nostri smartphone. Il problema è che tutto ciò che vola nel tempo richiede pochi secondi, creando un inevitabile ritardo. Per il destinatario della chiamata pazientemente in attesa, che risponde e dice 'ciao ...', se non fossi pronto a dare loro una risposta rapida e lunga, sentirebbero solo silenzio, spesso portandoli a riagganciare.

Susan, la moglie di Anderson, iniziava la sua giornata intorno alle ore 9 e si aspettava una telefonata dallo spazio dal marito. Per questa ragione era stata dotata dalla NASA di un telefono cellulare del governo così che sapesse che chi stava chiamando era il marito.

Tutte le volte che lui telefonava partiva subito con un iniziale “Ciao” seguito da “ti amo ti amo ti amo!”

E non pensate che telefonare dallo spazio sia così difficile...eppure qualcuno sbaglia anche numero.

E' accaduto all'astronauta britannico Tim Peake che voleva fare gli auguri di Natale alla sua famiglia dalla ISS ma ha sbagliato numero. E lui le ha fatto uno scherzo dicendo: “Ponto è il pianeta Terra? Poco dopo ha fatto un tweet scusandosi con la signora che, comunque, è stata la prima che ha subito uno scherzo telefonico dallo spazio.


Il gioco degli scacchi

La prima partita ‘spaziale’ venne disputata il 9 giugno 1970 tra i due componenti l’equipaggio della ‘Sojuz 9’, gli astronauti Vitalij Sevast'janov e il comandante Andrijan Grigor'evič Nikolaev (marito di Valentina Tereshkova, prima donna ad andare nello spazio), e Viktor Gorbatko e il generale Nikolaj Kamanin che si trovavano nel Centro di controllo a Terra di Baikonur.

Era la giornata di riposo per i due astronauti: la partita fu giocata tra la 141esima e la 144esima orbita della Sojuz, durò sei ore, anche perché doveva essere interrotta ogni volta che la capsula spaziale usciva dalla copertura radio sovietica, e terminò pari dopo 36 mosse. Gli astronauti usavano una speciale scacchiera costruita da un giovane ingegnere, Mikhail Klevtsov, con i pezzi che si ‘incastravano’ nelle caselle attraverso apposite scanalature, in modo da non volar via data l’assenza di gravità. Oggi è conservata nel Museo degli Scacchi della Federazione Russa. Per trasmettere le mosse gli astronauti usavano il computer di bordo.

La seconda partita spaziale fu giocata in data 8 luglio 1974 dai cosmonauti Pavlo Popovyč e Jurij Artjuchin della ‘Sojuz 14’ dopo il trasferimento nel laboratorio della stazione orbitale ‘Saljut 3’, ancora durante una giornata di riposo. Ne diede notizia la Tass, ma senza altri particolari.

Queste due partite a scacchi quasi certamente non erano state programmate al momento della missione spaziale, ma l’idea di giocare sembra essere nata spontaneamente, visto che nella giornata di riposo sulla navetta non c’era molto da fare.

Era invece programmata fin dall’inizio la terza partita a scacchi di cui abbiamo notizia, disputata in occasione della sfortunata missione STS-107 dello Space Shuttle Columbia nel 2003, missione che come si ricorderà si concluse tragicamente con l’esplosione della navetta durante il rientro sulla Terra.

Diciamo che era programmata perché tra gli astronauti del Columbia c’era William “Willie” McCool, che aveva messo tra le sue note caratteristiche la passione per gli scacchi e scritto di aver fatto parte della squadra della scuola quando frequentava le superiori a Lubbock in Texas. Contro di lui giocò dalla base terrestre l’addetto alle comunicazioni ed astronauta Don Pettit.

scacchi

L'astronauta della NASA Greg Chamitoff studia una mossa. Crediti: NASA

La partita era in corso con scambio di mosse anche durante il rientro della navicella.

Poco prima della tragedia McCool aveva inviato la sua mossa. Pettit aveva risposto “Ecco la mia risposta. Stai in guardia!”, ma forse il messaggio non giunse mai a destinazione. Le mosse della partita sono state secretate dalla NASA come “top-secret”!

Arriviamo così alla missione spaziale Expedition 17 (agosto 2008), quando gli scacchi trovarono ufficialmente posto sulla Stazione Spaziale! Li portò a bordo Greg Chamitoff, astronauta NASA e discreto giocatore.

La scacchiera era in velcro: ultra leggera per questioni di protocollo; i pezzi, in plastica e abbastanza grandi da poter esser distinti in video, vi aderivano in modo da non svolazzare dappertutto, data l’assenza di gravità.

Non ho mai perso un pezzo a causa della assenza di gravità,” dirà Chamitoff “anche se una volta una Torre è sparita per 24 ore: l’ho trovata poi in uno dei condotti dell’aria.

La quinta partita spaziale di cui si ha notizia risale al 2009. Protagonista lo svedese Christer Fuglesang, che però ha fatto una cosa più “divulgativa”, giocando contro i lettori del quotidiano Dagens Nyheter. Ha iniziato la partita quando ancora era nella fase di preparazione prima della partenza e l’ha conclusa poco prima del rientro dallo spazio nella Edwards Air Force Base (California). E’ stato in orbita dal 28 agosto all’11 settembre 2009, viaggiando con lo Shuttle Discovery STS-128 e lavorando sulla Stazione Spaziale Internazionale. Giocava anche lui con una scacchiera in velcro.

L’ultima partita ‘spaziale’ – almeno per ora – è stata giocata il 9 giugno 2020 per ricordare i 50 anni dalla prima partita a scacchi ‘spaziale’, giocata come detto il 9 giugno 1970 tra Base Terra e gli astronauti della Sojuz 9. Allora gli astronauti erano in orbita, questa volta si trovavano nella Stazione Spaziale Internazionale. Hanno giocato gli astronauti Anatolij Ivanišin e Ivan Vagner, mentre dalla Terra giocava il Grande Maestro Sergej Karjakin, che si trovava nel Museo della Cosmonautica, una delle principali attrazioni turistiche di Mosca.La partita è terminata in parità dopo 21 mosse. Alla fine Sergej Karjakin ha detto che era molto emozionato. Circa 800 mila appassionati hanno seguito in diretta la partita. Le mosse di tutte le partite sono reperibili sul web.

La nostra astronauta italiana Samantha Cristoforetti invece ama la dama ed è forse questa la ragione per la quale, durante il suo comando della ISS, non si sono svolte partite a scacchi.


Fotografare

La cosa però più magnifica ed entusiasmante nell'abitare nella ISS è sicuramente vedere e fotografare la Terra dalla enorme cupola di cui è dotata la stazione.

La Stazione gira intorno alla Terra ogni 90 minuti ed ogni volta ci concede una visione fantastica del nostro pianeta.” Così dice in un video l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti. “Si può godere la visione di terre, mari, oceani, deserti, città, laghi tutti meravigliosi e fantastici visti così dall'alto.” E prosegue. “Anche se abbiamo poco tempo libero quasi tutti ne trovano un po' per fotografare questo meraviglioso paesaggio del nostro pianeta. “

samantha cristoforetti scatta foto

L'astronauta italiana Samantha Cristoforetti scatta delle foto dalla cupola. Crediti: NASA

Così abbiamo a disposizione delle immagini bellissime di ogni angolo terracqueo prese dalla ISS nel suo passaggio sopra di noi e potremo godere dello spettacolo offerto, sempre diverso e meraviglioso, di questo pianeta dove abitiamo.


Giochi curiosi

Gli psicologi della NASA riconoscono che il gioco è fondamentale per la salute mentale degli astronauti e li incoraggiano a giocare nel tempo libero.

I giochi che gli astronauti scelgono di giocare sembrano personali, ma gli scienziati ci spiegano che esistono due tipi di giocatori: quelli guidati dalla strategia che giocano per vincere e quelli che non giocano per vincere ma solo per l'esperienza di gioco.

L'astronauta Hadfield ha ideato speciali freccette spaziali, adattando il popolare gioco da bar a un ambiente di microgravità in cui non è stato possibile lanciare oggetti appuntiti.

Il suo dardo aveva una batteria della fotocamera pesante per un naso, due fascette per un albero e una carta da lettere per impennare. Per quanto sgraziate possano sembrare, le freccette spaziali si spostano con grazia da un'estremità all'altra della cabina quando vengono lanciate.

Christa McAuliffe e Barbara Morgan, due astronaute, giocavano a cavalluccio durante gli esercizi da camera a gravità zero mentre gli astronauti della NASA Drew Feustel, Ricky Arnold e Serena Auñón-Chancellor e l'astronauta dell'Agenzia spaziale europea Alexander Gerst hanno eseguito una partita di tennis nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Esiste anche la possibilità di giocare d'azzardo sulla stazione dato che è collegata ad Internet e ci sono ad oggi tanti siti online che accettano puntate anche dallo spazio.

Il gioco on line può condurre a conoscere altri giocatori e, magari, fare amicizie.

giocare a scarabeo
L'astronauta L'astronauta canadese Chris Hadfield mostra il suo set da viaggio munito del gioco di Scarabeo. Crediti: NASA

Esistono anche dei giochi “da tavolo” come ad esempio Scrabble (Scarabeo in italiano) il preferito dall'astronauta canadese Chris Hadfield che ha lasciato la Terra con un set da viaggio. Ogni minuscola tessera di lettere aveva un supporto in velcro in modo che potesse essere apposta sulla lavagna, che era appesa nell'area della mensa. Nell'ambiente a gravità zero della ISS, i pezzi devono essere fissati o galleggerebbero via, sebbene i pezzi perduti di solito possano essere trovati relativamente facilmente, non su un pavimento o sotto un divano come sulla Terra, ma nei filtri della stazione spaziale.

Anche nello spazio si può vedere un buon film od appassionarsi ad una serie televisiva grazie ai sistemi di comunicazione di bordo.

Scott Kelly, ex astronauta NASA, ad esempio ama il genere fantasy e quindi si è goduto per due volte la visione della serie 'Game of Thrones' ed inoltre ha organizzato diverse volte serate a tema cinema con gli altri astronauti.

gioco con le racchette

Gli astronauti Norishige Kanai e Mark vande Hei giocano a badminton sulla ISS. Crediti: NASA

Gli astronauti russi dell’agenzia spaziale Roscosmos insieme ai colleghi americani della Nasa e ai giapponesi della JAXA hanno preso parte al primo torneo di badminton organizzato nello spazio, all’interno della ISS. La notizia è stata riportata il 6 febbraio 2018 dalla Federazione nazionale russa di badminton.

Al mini torneo hanno partecipato gli astronauti di Expedition 54, i russi Aleksandr Misurkin e Anton Škaplerov, gli americani Joseph Acaba e Mark Vande Hei e il giapponese Norishige Kanai.

Le partite sono state organizzate puramente per amicizia e non è stato segnato il punteggio.

Per la prima volta si è tenuto un torneo di badminton su un luogo diverso dal pianeta Terra. Per me è stato un po’ come piantare una bandiera su Marte: una grande conquista” ha detto il comandante della 54esima spedizione sulla ISS Aleksandr Misurkin.


Perchè giochiamo?

Da un punto di vista psicologico giocare è un’attività non banale che comporta una serie di aspetti interessanti da studiare. Ogni volta che ci viene dato un premio per aver compiuto una determinata azione, il cervello lo elabora e rilascia dopamina, un ormone che stimola il corpo e dà sensazione di piacere.

È quindi questo fattore biochimico che ci spinge a giocare.

Ma se da un punto di vista biologico giochiamo perchè il nostro cervello è, diciamo così, affamato di dopamina, da un punto di vista psicologico la parola chiave è motivazione perché le persone fanno qualcosa? Perché ad esempio vanno a giocare dopo una lunga giornata di lavoro a calcetto, fanno una partita a tennis, vanno a correre o, semplicemente, giocano con i figli? È chiaro ovviamente che ci possono essere molte ragioni specifiche che spingono una persona a fare qualcosa, ma rispetto ad un’attività e alla motivazione che spinge una persona a compiere quell’attività, si possono individuare fondamentalmente due grandi categorie di persone: quelli che fanno qualcosa perché vogliono farlo e quelle perchè sentono di volerlo fare.

Nel momento in cui, inoltre, ascoltiamo una musica, nel nostro organismo si produce un effetto simile a quello dell’assunzione di una droga psicoattiva che causa il rilascio di dopamina nel cervello. La dopamina è appunto uno di questi neurotrasmettitori. Compito della dopamina è di esercitare il controllo sul movimento, sulla capacità di attenzione e di apprendimento, su alcuni aspetti delle funzioni cognitive, sulla sensazione di piacere e sul meccanismo del sonno. In breve, questi neurotrasmettitori sono messaggeri chimici che gli impulsi nervosi rilasciano per indurre un certo meccanismo cerebrale.

 

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Come agisce la Dopamina sul cervello umano. Crediti: keyum.net

 

L’effetto prodotto dalla musica non è solo sulle emozioni, bensì è stato dimostrato come sia in grado di influenzare anche il sistema cardio vascolare, il battito cardiaco e la pressione sanguigna.

la musica può essere utilizzata per rilassarsi. I diversi generi e stili musicali, infatti, sono in grado di provocare effetti molto diversi in chi li ascolta. Se una musica rilassante è in grado di ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) nel sangue, il crescendo di un’orchestra può determinare una vasocostrizione della pelle del viso con l’aumento della pressione sanguigna.

In generale possiamo dire che la musica classica e meditativa funziona nella riduzione di stress e dolore, mentre una musica ritmata ha effetti benefici nell’aumentare la concentrazione, le motivazioni e nel migliorare l’umore.

Inoltre, alcuni brani possono concretizzare specifici stati d’animo come calma e serenità, condizioni che permettono al potenziale del nostro cervello di essere sfruttato al massimo.

La chiamate a casa ci rendono meno solitaria la vita nello spazio e più vicini i nostri cari mentre le fotografie ci riportano sulla Terra a godere del blu e del verde.

Come si vede, rimanere sani di mente quando si è isolati dal resto del mondo, in una scatola posta in orbita, non è così difficile come si potrebbe pensare.

Basta un po' di creatività per divertirsi, rilassarsi e persino giocare a freccette!