Diversamente dai pianeti del Sistema Solare, le migliaia di piccoli corpi che risiedono oltre Nettuno hanno orbite eccentriche e inclinate (tipicamente e > 0.1 e i > 3°), pur essendo nati dallo stesso disco protoplanetario. Si è cercato di spiegare questa anomalia tramite il fenomeno della "migrazione planetaria" dei pianeti giganti che, cambiando le loro orbite nelle prime fasi di vita del Sistema Soalre, avrebbero causato la diffusione (scattering) di questi corpi minori trans-Nettuniani (TNOs), tramite la loro influenza gravitazionale. Tuttavia, questo processo non può valere per gli oggetti TNO più remoti che, trovandosi oltre le 60 Unità Astronomiche dal Sole, erano fuori dalla portata di queste perturbazioni da parte dei pianeti esterni.

 La spiegazione alternativa è che, in un remoto passato, una stella si sia avvicinata parecchio al nostro Sistema Solare, perturbando profondamente le orbite dei TNO, specialmente quelli più esterni. Fino ad oggi, però, questa possibilità non era stata esplorata a fondo, nel senso che non si era cercato di simulare in maniera dettagliata l'effetto di un simile incontro, in modo da ricavare anche le caratteristiche della stella perturbante. Ci ha provato ora un gruppo formato da due ricercatori tedeschi (F.Pfalzner e A.Govind) e uno olandese (S.P.Zwart), potendosi avvalere anche dei potenti strumenti di calcolo del centro di "Supercomputing" di Jülich. Tramite migliaia di simulazioni numeriche è stato possibile esplorare lo "spazio dei parametri" al variare delle caratteristiche dell'incontro, confrontando i risultati con l'effettiva distribuzione dei TNO noti, sia in termini di orbite che di abbondanza relativa delle diverse sottofamiglie che ne fanno parte.

Collocazione degli oggetti TNO a fiine simulazione, divisi in base alle varie famiglie. In basso a sinistra un ingrandimento sulla regione occupata dagli 8 pianeti del Sistema Solare  - Credits: S.Pfalzner et al./Nature Astronomy - Processing and improvements: Marco Di Lorenzo

 Si è così scoperto che, con tutta probabilità, l'incontro deve essere avvenuto a una distanza di 110 ± 10 au dal Sole (15-18 miliardi di km) con una stella leggermente più piccola della nostra (circa 0,8 masse solari) su una traiettoria decisamente inclinata, tra 60° e 80° rispetto al piano dell'eclittica. Solo così è possibile "replicare" tutte le caratteristiche osservate, compresa la presenza di TNO con orbita "retrograda" (in azzurro nella figura qui sopra), difficile spiegare in altro modo. Gli autori concludono dicendo che, tutto sommato, simili incontri stellari devono essere abbastanza frequenti, dato che  nella Via lattea almeno 140 milioni di stelle di tipo solare ne hanno subito nel corso della loro esistenza. Inoltre, al fine di verificare il modello, vengono fornite ipotesi sulla abbondante presenza di TNO retrogradi che dovrebbero essere rivelati nei prossimi anni grazie a scansioni estese e profonde sulla volta celeste, principalmente ad opera del "Vera Rubin telescope" ormai in procinto di entrare in funzione.