Nel mese di gennaio i ricercatori Mike Brown e Konstantin Batygin della celebre università statunitense California Institute of Technology (Caltech) avevano annunciato l'esistenza teorica di un altro pianeta, 10 volte più massiccio della Terra, in orbita 20 volte più lontano dal Sole rispetto a Nettuno, infiammando gli animi dei sostenitori di un fatidico mondo ai confini del Sistema Solare.

D'altra parte, come lo stesso Brown fa notare su un post nel suo blog, è dal 1800 che gli astronomi utilizzano la posizione ed i parametri orbitali dei pianti noti per individuarne altri, una tecnica che portò alla scoperta di Nettuno nel 1846 e Plutone nel 1930 (magicamente svelato di recente dalle splendide immagini sonda della NASA New Horizons). Ma per il cosiddetto Pianeta X (quando Plutone faceva ancora parte quella squadra!) o Nono Pianeta che sia la situazione è rimasta irrisolta per decenni ed ogni studio si è fermato sul piano teorico. Ciò nonostante, gli scienziati sono positivi e contano di confermare o smentire i modelli entro cinque anni al massimo con osservazioni mirate. In loro aiuto arriva la ricerca dal team francese, pubblicata sulla rivista Astronomy & Astrophysics letters il 22 febbraio, secondo cui l'esistenza di questo pianeta influenzerebbe il moto degli altri otto nel Sistema Solare. Il lavoro si basa sui dati della sonda Cassini e mira a restringere la zona di caccia!

Gli oggetti della Fascia di Kuiper, piccoli corpi simili a Plutone oltre Nettuno, hanno una distribuzione caratteristica che, secondo molti, è difficile da spiegare come pura casualità. Per Batygin e Brown tutto dipende dalla presenza del Nono Pianeta.
Utilizzando delle simulazioni numeriche, i due scienziati hanno determinato la possibile orbita di questo mondo, con un semiasse maggiore di 700 Unità Astronomiche (circa 100 miliardi di chilometri), molto eccentrica (e=0,6), inclinata di circa 30 gradi (i=30°) ma non sono stati in grado di produrre alcuna informazione su quella che dovrebbe essere la sua attuale posizione.

A partire dal 2003, Agnès Fienga dell'Observatoire de la Côte d'Azur e Jacques Laskar del CNRS hanno lavorato su un sistema di effemeridi planetarie, chiamato INPOP (Integration Numerique Planetaire de l'Observatoire de Paris), che calcola il moto dei pianeti con la massima precisione, basato su più di 150.000 misurazioni individuali dei corpi del Sistema Solare, tra cui più di 200 misurazioni effettuate dalla sonda Cassini nel corso di circa 10 anni di missione sulla distanza tra la Terra e Saturno, nota con un'incertezza inferiore ai 100 metri. La squadra ha così provato ad inserire nel modello INPOP il Nono Pianeta teorizzato dagli scienziati della Caltech. Nello studio, il team francese ha dimostrato che, a seconda della posizione del Nono Pianeta, dovrebbero manifestarsi una serie di perturbazioni indotte sull'orbita di Saturno di cui si dovrebbe aver riscontro analizzando i dati radio della Cassini.

Analisi dei dati radio dalla sonda Cassini

Analisi dei dati radio dalla sonda Cassini che forniscono una misura molto accurata della distanza Terra - Saturno.
Aggiungendo il Nono Pianeta al modello, le differenze tra i calcoli e le osservazioni si discostano di molto (linea blu) ma una volta ricarlocati tutti i parametri per il Sistema Solare, queste differenze sono notevolmente ridotte (in rosso). Discrepanze superiori al 10% indicano la non presenza del Nono Pianeta in quella zona (zona grigia).

In particolare, per un angolo rispetto al perielio inferiore a 85° o superiore a -65°, le perturbazioni indotte dal Nono Pianeta sono in contrasto con le distanze osservate dalla Cassini. Il risultato è lo stesso per il settore da -130° a -100°. Al contrario, questo rende plausibile la presenza del Nono Pianeta per un angolo rispetto al perielio tra 104° e 134°, con una probabilità massima sui 117° circa.

Nono Pianeta - posizione

La zona rossa C14 è stata esclusa analizzando i dati della Cassini fino al 2014; la zona rosa C20 è un ampliamento di C14 ottenuto estendendo i dati della Cassini fino al 2020. La zona verde è la più probabile con la migliore posizione a 117.8° (pallino blu P9). L'area bianca è incerta ed è dove le pertubazioni del Nono Pianeta sarebbero troppo deboli per essere rilevate.

A partire da quest'anno la sonda Cassini eseguirà un totale di 22 immersioni tra gli anelli di Saturno, fino ad arrivare all'ultima nell'atmosfera del paineta che decreterà la fine della missione a settembre 2017. Nel frattempo, però, Juno arriverà in orbita attorno a Giove e contribuirà a migliorare il modello INPOP. Con i prossimi dati, gli scienziati si aspettano di riuscire a stabilire la posizione del Nono Pianeta ancora con maggior precisione.

 

Approfondimenti:
- http://www.aanda.org/articles/aa/pdf/forth/aa28227-16.pdf