Marte, vita su Marte e meteoriti è sempre stato un discusso connubio di argomenti.
Di tanto in tanto notizie clamorose hanno il loro breve momento di gloria, per poi scomparire più o meno dimenticate.
Forse questa sarà una tra tante ma gli scienziati che hanno condotto il nuovo studio sul meteorite Yamato 000593, pubblicato nel mese di febbraio sulla rivista Astrobiology e di cui ne da notizia la NBS, partono con cautela: Yamato 000593 non dimostrerebbe in modo inequivocabile che su Marte c'era la vita ma conterrebbe qualcosa di veramente interessante.
Nel meteorite, micro-tunnel e sferule ricche di carbonio, lo farebbero assomigliare particolarmente ad alcune rocce terrestri alterate da forme di vita.
L'argomento "acqua su Marte", passata e presente, è ormai oggetto di dibattito da molti anni, da quando le immagini dei Viking orbiter rilevarono la possibile presenza di antichi litorali vicino al polo nord, dove le pianure devono essere state inondate da un grosso oceano che ricopriva un terzo del pianeta, l'Oceano Borealis.
Solo un paio di giorni fa avevamo parlato delle "recurring slope lineae" o RSL, ossia di quei flussi scuri transitori che le sonde in orbita intorno a Marte hanno spesso osservato apparire ed estendersi sui bordi dei crateri o lungo i pendii.
La presenza o meno dell'acqua in tale processo, anche se ipotizzata, non è mai stata confermata direttamente.
In tanti anni di osservazioni, sicuramente Marte si è rivelato un mondo estremamente dinamico ma c'è una domanda in particolare, fra i quesiti ancora insoluti, a cui tutti vorremmo dare una risposta certa: sulla sua superficie l'acqua allo stato liquido scorre occasionalmente ancora oggi?
Di sicuro, finora, le migliori indicazioni in tal senso sono arrivare dalle sonde in orbita che riescono a monitorare il pianeta con ripetuti passaggi, evidenziandone i cambiamenti stagionali e temporali in generale.
Marte sarebbe stato in grado di sostenere la vita microbica per centinaia di milioni di anni.
I nuovi risultati sui campioni di roccia analizzati dal Mars Exploration Rover Opportunity confermano che il Pianeta Rosso aveva un clima umido e mite durante il suo passato più antico.
La scoperta viene pubblicata mentre l'instancabile rover sta festeggiando il suo decimo anno terrestre sul Pianeta Rosso.
Utilizzando i dati rilevati dall'osservatorio spaziale dell'ESA Herschel, gli scienziati hanno trovato la prova diretta della presenza di vapore acqueo, sotto forma di geyser simili a quelli presenti sulla luna dei Saturno, Encelado, provenire dalla superficie di Cerere, pianeta nano e più grande asteroide del nostro Sistema Solare.
I risultati fanno parte del programma Measurements of 11 Asteroids and Comets Using Herschel (MACH-11).
Dopo decenni di osservazioni, di certo Marte non può più essere definito un pianeta morto.
Tempeste e diavoli di polvere, dune in movimento, frane, fratture, nuvole e precipitazioni rendono la superficie estremamente dinamica e mutevole con il trascorrere delle stagioni.
Ora, gli scienziati sospettano che un'attività altrettanto ricca possa essere presente anche nel sottosuolo.
Per la prima volta, gli astronomi hanno trovato la chiara firma della presenza di acqua nelle atmosfere nebbiose di cinque pianeti extrasolari, utilizzando il telescopio spaziale Hubble.
Tutti e cinque sono già noti ed appartengono ai cosiddetti 'gioviani caldi', mondi enormi ed inospitali per la vita come la conosciamo.
Dopo aver rischiato un brusco stop a causa dello shutdown che i primi di ottobre ha coinvolto gli Stati Uniti, la sonda Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN (MAVEN) della NASA è quasi pronta per iniziare una nuova missione alla volta del Pianeta Rosso.
La partenza è schedulata per lunedì 18 novembre, alle 19:28 ora italiana, ma la finestra di lancio si estende fino al 7 dicembre.
Un nuovo studio, basato sui controversi meteoriti marziani, suggerisce che l'atmosfera densa di Marte di 4 miliardi fa non è sfuggita nello spazio ma sarebbe rimasta intrappolata nelle rocce.
Tim Tomkinson, autore principale della ricerca e geochimico presso l'Università di Glasgow nel Regno Unito, insieme al suo team, ha sondato la storia dell'atmosfera del Pianeta Rosso da un frammento del famoso meteorite "Lafayette", del sottogruppo delle Nakhli, cosiddetto dall'omonima città nello Stato dell’Indiana (USA) dove fu trovato nel 1931.