Una nuova ricerca guidata da Robert Herrick dell'Istituto geofisico di Fairbanks dell'Università dell'Alaska ha scoperto una bocca vulcanica di quasi 1,6 chilometri quadrati che ha cambiato forma ed è cresciuta nell'arco di otto mesi nel 1991.
Secondo alcuni modelli, Venere avrebbe ospitato acqua liquida sulla sua superficie e nuvole riflettenti che avrebbero potuto sostenere condizioni abitabili.
I dati d'archivio della sonda Magellan dimostrano che Venere potrebbe perdere calore a causa dell'attività geologica in regioni sottili chiamate corone, forse come durante la prima attività tettonica sulla Terra.
Una diretta verso Mercurio, l'altra in rotta verso il Sole, le due sonde BepiColombo e Solar Orbiter ci stanno aiutando a comprendere meglio il "gemello della Terra".
Venere viene spesso definito come "gemello della Terra" ma le differenze tra i due pianeti sono destinate ad aumentare: secondo lo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA) non c'è fosfina nella sua atmosfera.
I dati rilevati dalla sonda solare europea Solar Orbiter durante i gravity assist attorno a Venere, stanno aiutando gli scienziati a scoprire come il vento solare interagisce con l'atmosfera del pianeta.
La compagnia ha recentemente confermato di voler inviare una sonda su Venere nel 2023 per studiare l'abitabilità dell'inospitale vicino della Terra.
I ricercatori dell'Università di Cambridge hanno utilizzato una combinazione di biochimica e chimica atmosferica venusiana per testare l'ipotesi della "vita nelle nuvole", su cui gli astronomi discutono da decenni.
Una recente ricerca suggerisce che i vulcani su Venere avrebbero avuto un ruolo importante nella creazione dell'effetto serra incontrollato che ora avvolge il pianeta.