I fisici delle università di Göttingen e Auckland (Nuova Zelanda) ha creato una nuova simulazione per ricostruire i primissimi momenti dell'Universo.
Utilizzando le osservazioni della sonda della NASA New Horizons, un team di astronomi ha provato a determinare la luminosità fondo cosmico ottico. In base a questo dato è possibile stimare il numero di galassie al momento irrisolte dai nostri telescopi.
GN-z11 è il nome della galassia più antica e lontana osservata finora. Si trova a circa 13,4 miliardi di anni luce da noi.
L'esperimento proposto, in cui un miliardo di pendoli di dimensioni millimetriche agirebbero come sensori, sarebbe il primo a cacciare la materia oscura esclusivamente attraverso la sua interazione gravitazionale con la materia visibile.
Grazie ai dati del Telescopio Spaziale Hubble e di altri osservatori terrestri, è stata ricavata una nuova stima della Costante di Hubble, il valore che indica il tasso di espansione dell'Universo. Il dato ottenuto, non troppo in linea con i precedenti, potrebbe, secondo gli astronomi che hanno condotto lo studio, suggerire "nuova fisica" oltre il modello standard della cosmologia.
Vi ricordate il Fast Radio Burst FRB 121102 e la raffica di 10 impulsi travata da Paul Scholz tra i dati rilevati dal radiotelescopio di Arecibo nel 2012? Ne avevamo parlato qui.
Bene, quei misteriosi segnali sono stati riascoltati nel 2015 e nel 2016 ed ora sappiamo da dove provengono. Ecco il mio articolo su blastingnews
L'Imaging X-ray Polarimetry Explorer (IXPE) è la nuova missione selezionata dalla NASA per studiare gli oggetti più energetici e misteriosi dell'Universo, come i buchi neri stellari e supermassicci, le stelle di neutroni e le pulsar.
Grazie al telescopio spaziale Hubble, gli astronomi hanno misurato la distanza delle stelle in diciannove galassie vicine e lontane, scoprendo che l'Universo si sta espandendo tra il cinque ed il nove per cento più velocemente di quanto precedentemente calcolato. Una discrepanza significativa rispetto al tasso previsto per il periodo dell'Universo neonato.
Un'antica nube di gas nello spazio profondo potrebbe essere ciò che resta delle prime stelle dell'Universo.
La scoperta arriva da un gruppo di scienziati australiani e statunitensi che, grazie al Very Large Telescope in Cile, sono riusciti a decifrare la composizione dell'oggetto formatosi 1,8 miliardi di anni dopo il Big Bang.
Questa immagine è stata costruita con più di sei anni di osservazioni del Fermi Gamma-ray Space Telescope della NASA, il primo strumento che ci ha mostrato il cielo tra 50 miliardi e 2 trilioni di elettronvolt (per confronto, l'energia della luce visibile cade tra circa 2 e 3 elettronvolt).