Nel novembre 2018, dopo un viaggio epico di 41 anni, la Voyager 2 ha finalmente varcato il confine dell'eliopausa ed è entrata nel mezzo interstellare. Questo limite indica il punto in cui il vento solare, ossia il vento ionizzato che esce dal Sole in tutte le direzioni, non è più abbastanza forte da spingere verso lo spazio esterno. La zona all'interno dell'eliopausa, si chiama l'eliosfera, il dominio della nostra stella, una sorta di bulbo ovale in cui il Sistema Solare è posto ad una estremità, mentre dalla parte opposta si estende una specie di "coda". Entrambe le Voyager hanno passato l'eliopausa per la via più breve, ossia a prua della bolla ma con una differenza di 67 gradi di latitudine e 43 gradi di longitudine di differenza eliografica.

Lo spazio, che a grandi linee viene comunemente definito "vuoto", non lo è affatto, non completamente. La densità della materia è estremamente bassa ma esiste ancora.
Nel Sistema Solare, il vento solare ha una densità media di protoni ed elettroni da 3 a 10 particelle per centimetro cubo, che diventa più rada man mano che ci si allontana dal Sole. La densità del plasma nell'eliosfera esterna è di circa 0,002 elettroni per centimetro cubo. Mentre la densità media del mezzo interstellare nella Via Lattea è stata calcolata intorno a 0,037 particelle per centimetro cubo.

La Voyager 1 ha attraversato l'eliopausa il 25 agosto 2012, ad una distanza di 121,6 unità astronomiche dalla Terra (circa 18,1 miliardi di km).
Quando ha misurato per la prima volta le oscillazioni del plasma dopo aver attraversato l'eliopausa il 23 ottobre 2013 ad una distanza di 122,6 unità astronomiche (18,3 miliardi di km), ha rilevato una densità del plasma di 0,055 elettroni per centimetro cubo.

Il 5 novembre 2018, la Voyager 2, che aveva fatto un tuor interno più lungo sorvolando Giove, Saturno, Urano e Nettuno, ha attraversato l'eliopausa ad una distanza di 119 unità astronomiche (circa 17,8 miliardi di km). Ha misurato le oscillazioni del plasma il 30 gennaio 2019 a una distanza di 119,7 unità astronomiche (17,9 miliardi di km), trovando una densità del plasma di 0,039 elettroni per centimetro cubo.

Dopo aver percorso altre 20 unità astronomiche (2,9 miliardi di km) nello spazio, entrambi gli strumenti hanno riportato un ulteriore incremento: 0,13 elettroni per centimetro cubo per la Voyager 1; 0,12 elettroni per la Voyager 2 (rilevati il 2 giugno 2019 ad una distanza di 124,2 unità astronomiche o 18,5 miliardi di chilometri). In realtà, confrontando le misurazioni precedenti, si può notare come l'aumento registrato sia stato molto più netto e significativo per la Voyager 2.

Anche se questi valori possono sembrare molto piccoli, sono abbastanza importanti da sollevare un certo interesse e molte domande. Gli scienziati ancora non hanno una spiegazione. Una teoria è che le linee del campo magnetico interstellare diventano più forti mentre si avvolgono sull'eliopausa. Un'altra teoria è che il materiale soffiato dal vento interstellare rallenta quando raggiunge l'eliopausa, provocando una sorta di ingorgo e quindì un aumento della densità delle particelle. Qualcosa del genere è stato probabilmente rilevato dalla sonda della NASA New Horizons, che nel 2018 aveva rilevato il debole bagliore ultravioletto derivante da un accumulo di idrogeno neutro all'eliopausa. Chissà se le Voyager continueranno ad operare ancora abbastanza a lungo per svelare il mistero.

La ricerca è stata pubblicata su The Astrophysical Journal Letters.