Un nuovo studio mostra ulteriori prove a conferma di un ghiacciaio sepolto in questa regione che potrebbe rifornire d'acqua i futuri esploratori umani.
Una cosa è certa: Marte oggi è un pianeta piuttosto asciutto. Ma che fine abbia fatto tutta l'acqua che una volta scorreva abbondante nei fiumi, formava laghi e mari, gli scienziati stanno ancora cercando di scoprirlo. Ora nuovi dati dalla sonda dell'ESA Mars Express dimostrando che la sua fuga nello spazio è accelerata dalle tempeste di polvere e dalla vicinanza del pianeta al Sole.
Secondo una recente ricerca finanziata dalla NASA, l'acqua di Marte, che una volta scorreva abbondate formando fiumi, pozze, laghi e mari, sarebbe in buona misura ancora sul pianeta, intrappolata nella crosta, invece di essere andata completamente persa nello spazio.
Un team guidato dalla ricercatrice Janice Bishop, membro del NASA Astrobiology Institute (NAI) presso il SETI Institute, ha elaborato una teoria.
Un nuovo studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters, suggerisce che un po' di acqua lunare si forma anche per merito della Terra. Questo processo potrebbe verificarsi anche su altri pianeti, i quali potrebbero rifornire d'acqua i propri satelliti.
Il terreno basaltico dell'Islanda ed il clima, tipicamente al di sotto dei 3 gradi Celsius, sembrano avere molte analogie con il cratere Gale su Marte, dove sta operando il rover della NASA Curiosity.
L'acqua non sempre si presenta nelle forme che conosciamo su altri corpi del Sistema Solare. Oltre allo stato gassoso, liquido o solido, può formare un diverso tipo di solido cristallino chiamato clatrato idrato.
Analizzando i dati rilevati dalla sonda Hayabusa-2 durante la sua missione, gli scienziati stanno cercando di capire perché Ryugu non è così ricco di acqua come alcuni altri asteroidi.
Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Arkansas Center for Space and Planetary Sciences, le salamoie che stagionalmente appaiono sulla superficie di Marte, dopotutto, non sono così diffuse.
Il vapore acqueo che si forma vicino alla superficie marziana è destinato a perdersi nello spazio. Secondo un recente studio, queste molecole vengono spinte molto in alto nell'atmosfera, dove finiscono per essere distrutte o per disperdersi nel vuoto. Il processo è in atto ancora oggi e ciò significa che il Pianeta Rosso continua a perdere le proprie riserve d'acqua.
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.