Un suggestivo crepuscolo astronomico a Cerro Paranal, con in primo piano uno dei 4 edifici del VLT (per la precisione UT1/Antu) sulla destra, altri tre telescopi ausiliari (usati per indagini interferometriche VLTI) e, sullo sfondo, il centro della Via Lattea rischiarato dalla luce zodiacale.
Una nuova ricerca, basata sui dati del VLT (Very Large Telescope) dell'ESO e del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA, mostra come la morte per le galassie ellittiche inizi dal loro cuore. Tre miliardi di anni dopo il Big Bang queste galassie spente ancora producevano stelle ma solo nelle zone periferiche, mentre la formazione stellare si era già arrestata nel nucleo.
Questi risultati sono stati pubbliccati ieri sulla rivista Science.
Usando il Multi Unit Spectroscopic Explorer MUSE installato sul VLT (Very Large Telescope) dell'ESO in Cile, insieme con immagini del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA, un'equipe di astronomi ha osservato la collisione simultanea di quattro galassie nell'ammasso di galassie Abell 3827, raccogliendo le prime prove di interazione della materia oscura con altra materia oscura in un modo diverso dall'attrazione gravitazionale.
Le migliori osservazioni ottenute con il telescopio VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, confermano che la nube di polveri e gas nota come G2 è sorprendentemente sopravvissuta all'incontro ravvicinato con il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, identificato tramite la sorgente di onde radio associata, Sagittarius A* (Sgr A*).
L'ufficio da cui si gode questa incredibile vista sulla Via Lattea si trova appena accanto la sala di controllo del VLT, in cima alla montagna di Paranal.
Fonte (e ulteriori dettagli):
http://www.eso.org/public/italy/images/potw1506a/
Gli astronomi hanno scoperto un collegamento chiave tra alcuni quasar separati da distanze di miliardi di anni luce.
Utilizzando il Very Large Telescope (VTL) in Cile, un'equipe europea ha esaminato la polarizzazione proveniente da 93 quasar lontani, visti in un'epoca in cui l'Universo aveva circa un terzo dell'età attuale.
Un'equipe di astronomi ha fotografato con il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO un oggetto debole in movimento vicino a una stella brillante. Con una massa stimata di circa quattro o cinque volte quella di Giove, sarebbe il pianeta più leggero osservato direttamente al di fuori del Sistema Solare. La scoperta è un contributo importante alla nostra comprensione della formazione ed evoluzione dei sistemi planetari.
Sono galassie ricche di gas ma prive di stelle.
Si pensa che siano i mattoni dell'Universo primordiale: galassie che potrebbero aver fornito il gas a galassie maggiori le quali sarebbero poi state in grado di formare le stelle che vediamo oggi.