Thomas Zurbuchen, del Science Mission Directorate della NASA a Washington, ha dichiarato:
"Juno ed i suoi strumenti scientifici sono pienamente operativi, i dati e le immagini che abbiamo ricevuto sono a dir poco incredibili. Rinunciare ad avvicinarci è cosa giusta da fare per preservare un bene prezioso, in modo che Juno possa continuare il suo emozionante viaggio".
La riduzione del periodo di rivoluzione orbitale RPM (Period Reduction Maneuver) era un'operazione in programma da tempo: dopo due orbite da 53 giorni terrestri, Juno avrebbe dovuto volare attorno a Giove in 14 giorni per il resto della missione.
Il 19 ottobre 2016. la sonda avrebbe dovuto accendere di nuovo i suoi motori principali al perigiove per abbassare drasticamente la quota del apogiove (perigiove e apogiove sono i punti dell'orbita rispettivamente più vicino e più lontano dal pianeta); la manovra però fu rimandata a causa di un problema a due valvole di controllo dell'elio (il gas usato per pressurizzare il sistema di propulsione del veicolo).
"Nel corso di un esame approfondito abbiamo valutato molteplici scenari con la preoccupazione che un'accensione dei motori avrebbe potuto spostare Juno in un'orbita indesiderata", ha spiegato Rick Nybakken, project manager della missione presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA.
D'altra parte, si legge nel comunicato, "il periodo orbitale non influisce sulla qualità dei dati scientifici racconti da Juno ad ogni fly-by, dato che l'altitudine al massimo avvicinamento rimarrebbe invariata". Infatti, ad ogni orbita, la sonda sfiora le nuvole del pianeta passando a soli 4.100 chilometri e il nuovo periodo orbitale di 14 giorni non avrebbe variato tale distanza al massimo avvicinamento ma solo l'apogiove.
Mantenendo l'orbita attuale, Juno "avrà ancora più opportunità per esplorare i confini dello spazio dominato dal campo magnetico di Giove, aumentando il valore scientifico della missione".
Il nuovo piano porterà le orbite scientifiche dalle 37 originariamente previste a 12 e permetterà alla sonda di passare meno tempo all'interno delle forti fasce di radiazione che circondano il pianeta con maggiori probabilità di lavorare al meglio e più lungo. Questo atteggiamento prudenziale potrebbe allungare la vita anche alla JunoCam che, non essendo schermata come la strumentazione scientifica vera e propria, era progettata per resistere solo 8 orbite del programma iniziale.
"Juno sta fornendo risultati spettacolari e stiamo rivalutando le nostre idee su come lavorano i pianeti giganti", ha detto Scott Bolton del Southwest Research Institute. "La scienza che otterremo sarà altrettanto spettacolare come quella prevista dal nostro piano originale".
Giove e l'ombra di Ganimede durante il transito
Crediti: NASA / JPL-Caltech / SwRI / MSSS / Roman Tkachenko © CC BY
Juno ha eseguito con successo il Perigiove 4 il 2 febbraio (questa volta non ho avuto tempo per processare le immagini personalmente ma ne ho scelte un paio per voi in questo post e vi invito a visitare la ricca galleria al link) ed il prossimo appuntamento sarà per il 27 marzo.