L'immagine è stata scattata ieri alle 09:49:22 UTC (le 11:49 italiane) dalla Monitoring Camera 2 del Mercury Transfer Module, quando la navicella si trovava a circa 920 km dalla superficie di Mercurio. L'avvicinamento massimo a circa 200 km era avvenuto 5 minuti prima e i dettagli della manovra effettuata erano stati anticipati un paio di giorni fa nell'articolo di Elisabetta Bonora.

 Le fotocamere forniscono istantanee in bianco e nero con una risoluzione di 1024 x 1024 pixel, qui interpolati a 2048 x 2048 pixel per rendere più nitidi i dettagli. Sono visibili anche alcuni artefatti di imaging come le strisce orizzontali. Le condizioni di illuminazione in questa immagine sono diverse da quelle incontrate dalla missione MESSENGER della NASA su questa regione e mostrano meglio le differenze tra terreni lisci e terreni accidentati più vecchi. In questa vista, il nord è in alto a destra ed è possibile distinguere chiaramente numerosi crateri da impatto, tra cui un bacino a più anelli di 200 km di larghezza, insieme ad altre caratteristiche geologiche.

 Si possono anche vedere porzioni del Mercury Planetary Orbiter, in particolare il braccio del magnetometro che parte in basso a sinistra e sembra seguire la linea del terminatore; in basso a destra, invece, vediamo una porzione dell'antenna a guadagno intermedio. Qui sotto, una versione annotata di questa immagine, con indicazione delle principali strutture geologiche in vista.

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ESA/BepiColombo/MTM, CC BY-SA 3.0 IGO

 Una scarpata prominente e diritta illuminata dal sole corre dalla parte inferiore dell'immagine e verso il braccio del magnetometro. E' lunga 200 km (qui ne vediamo la gran parte, 170 km), è alta 2 km e fa parte della struttura globale di faglie geologiche di Mercurio. In precedenza senza nome, l'International Astronomical Union Working Group for Planetary System Nomenclatura gli ha assegnato il nome " Challenger Rupes " all'inizio di questo mese, in attesa che fosse ben visibile nelle immagini MCAM durante questo flyby. Prosegue dunque la convenzione di dedicare le scarpate di Mercurio alle spedizioni scientifiche e le navi utilizzate nei viaggi di scoperta; in questo caso dopo HMS Challenger, la cui esplorazione egli oceani Atlantico e Pacifico e dei loro fondali nel 1872-1876 ha gettato le basi della moderna oceanografia.

 A destra di Challenger Rupes c'è un cratere senza nome largo 140 km, che attira l'attenzione grazie al punto luminoso all'interno del bordo superiore, espulsione relativamente recente da un piccolo cratere da impatto. Il fondo del cratere grande  è ricoperto da lave che si estendono nelle lisce pianure circostanti (Catuilla Planum). Il fondo del cratere è anche tagliato da due prominenti scarpate di faglia approssimativamente parallele a Challenger Rupes. Il modello di faglie in questa regione, probabilmente correlato a un sistema di faglie chiamato Beagle Rupes (nell'oscurità e nascosto anche dal boom del magnetometro), ha sicuramente una storia affascinante da raccontare sulla storia tettonica di Mercurio - un aspetto chiave della scienza che BepiColombo esplorerà una volta in orbita attorno al pianeta e svolgendo la sua missione principale dal 2026.

 Un altro cratere accattivante è il cratere Eminescu largo 130 km nella parte in alto a destra dell'immagine, il suo picco centrale luminoso cattura la luce del sole con questo angolo di visione. Questo sarà un cratere particolarmente interessante da studiare per BepiColombo poiché contiene "cave", caratteristiche geologiche uniche di Mercurio.

 Le strisce luminose che si irradiano dal cratere Xiao Zhao, largo 24 km, a destra dell'immagine risaltano sullo sfondo più scuro. Questi "raggi" sono formati dal materiale espulso durante l'evento di impatto che ha scavato il cratere e svaniscono nel giro di poche centinaia di milioni di anni. Questo ci dice che Xiao Zhao è uno dei crateri da impatto più recenti su Mercurio.

 Questo breve scorcio è un assaggio stuzzicante della ricca geologia che BepiColombo studierà più in dettaglio dall'orbita. La manovra di assistenza gravitazionale è stata la seconda a Mercury e la quinta di nove sorvoli in totale. Durante la sua crociera di sette anni verso il pianeta più piccolo e più interno del Sistema Solare, BepiColombo effettua un sorvolo sulla Terra, due su Venere e sei su Mercurio per aiutare a piegarne la traiettoria fino a coincidere con l'orbita di Mercurio nel 2025. 

 Il Mercury Transfer Module trasporta due orbiter scientifici: il Mercury Planetary Orbiter dell'ESA e il Mercury Magnetospheric Orbiter della JAXA, che da orbite complementari studierànno tutti gli aspetti del misterioso Mercurio, dal suo nucleo ai processi di superficie, dal campo magnetico all'esosfera, per comprendere meglio l'origine e l'evoluzione del pianeta.


Aggiornamento 25 giugno 2022

Altre immagini sono state rilasciate il 24 giugno, come previsto. Le riportiamo di seguito, con una breve descrizione nella didascalia (gli artefatti o scie di "blooming" sono stati rimossi).

Sunrise and shadows pillars

Immagine raccolta subito dopo il massimo avvicinamento, a 680 km di altezza, con i crateri Benoit, Eminescu e Xiao Hao nella regione vicina al polo nord. Più in alto vediamo, sulla sinistra, un pannello solare quasi di taglio e sulla destra un rivestimento termico, entrami appartenenti al "Mercury Transfer Module" - Credits: ESA/BepiColombo/MTM, CC BY-SA 3.0 IGO / Processing: Marco Di Lorenzo
  The search for volcanoes pillars
Immagine ripresa poco dopo da un'altra telecamera a 1400 km di altezza sulla superfice; qui vediamo il dorso dell'antenna ad alto guadagno e una porzione del veicolo, a sinistra, la versione rimpicciolita con legenda delle formazioni superficiali. - Credits:ESA/BepiColombo/MTM, CC BY-SA 3.0 IGO / Processing: Marco Di Lorenzo
 First sighting of Caloris pillars
Immagine ripresa dalla stessa telecamera di quella di apertura, ma 6 minuti più tardi e quindi con una prospettiva leggermente diversa; in alto a destra, la versione rimpicciolita con i nomi delle formazioni superficiali - Credits:ESA/BepiColombo/MTM, CC BY-SA 3.0 IGO / Processing: Marco Di Lorenzo