Questa immagine è la prima mappa su grande scala della distribuzione della materia barionica ordinaria e della materia oscura in una regione dell'universo.
I risultati di due nuovi esperimenti restringono il cerchio sulla natura dei due componenti principali dell'Universo. Adesso abbiamo escluso delle possibilità ma il mistero rimane...
L'Universo si sta spegnendo lentamente. La conferma arriva da un recente studio che ha cercato di determinare il bilancio energetico dell'Universo locale, studiando più di 200 000 galassie.
Utilizzando la Dark Energy Camera (DEC), una delle macchine fotografiche più potenti del mondo, sono stati scoperti otto deboli oggetti che si aggirano nei pressi della Via Lattea. Si tratta probabilmente di galassie nane, come quelle trovate dallo stesso team, che lavora al programma Dark Energy Survey (DES), all'inizio di quest'anno.
Quella mostrata è la parte centrale di un ammasso di galassie la cui gravità moltiplica, deformandola, l'immagine di una galassia molto più lontana, L'effetto "lente gravitazionale", previsto da Einstein, è stato in questo caso utilizzato per mappare la distribuzione della materia oscura nell'ammasso, dato che questa è la causa principale della deviazione dei raggi luminosi. La distribuzione è quella mostrata nel riquadro (curve di livello) e ha fornito i primi indizi di "auto-interazione" non gravitazionale della materia oscura con se stessa.
Usando il Multi Unit Spectroscopic Explorer MUSE installato sul VLT (Very Large Telescope) dell'ESO in Cile, insieme con immagini del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA, un'equipe di astronomi ha osservato la collisione simultanea di quattro galassie nell'ammasso di galassie Abell 3827, raccogliendo le prime prove di interazione della materia oscura con altra materia oscura in un modo diverso dall'attrazione gravitazionale.
Un recente studio, focalizzato sugli scontri tra ammassi di galassie che avvengono nel corso di miliardi di anni e sul comportamento della materia oscura, mostra che questa interagisce molto poco con sé stessa, ancora meno di quanto si pensasse.
La ricerca, guidata da un gruppo di scienziati del Politecnico di Losanna e dell'Università di Edimburgo, mette in dubbio l'idea che la materia oscura sia composta di particelle.
Un team dell'Università di Cambridge ha individuato nuove galassie satelliti della Via Lattea, ben nove in un sol colpo.
La scoperta, che potrebbe aiutare gli scienziati a svelare i segreti dell'enigmatica materia oscura, arriva grazie ai dati del Dark Energy Survey (DES), che lavora nel visibile e vicino infrarosso con lo scopo di sondare le dinamiche dell'espansione dell'Universo e la crescita della struttura su larga scala.
Recentemente sono stati annunciati i nuovi risultati sulla misura della componente di elettroni e positroni nei raggi cosmici. Sono basati sull'analisi dei primi 41 miliardi di eventi raccolti dall'Alpha Magnetic Spectrometer (AMS) sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Questi dati forniscono una comprensione più profonda della natura dei raggi cosmici ad alta energia e gettano maggiore luce sull'esistenza della materia oscura.
Gli astronomi, cercando tra i dati archiviati in 15 anni di osservazioni dell'Osservatorio Chandra X-ray della NASA e della missione XMM-Newton dell'ESA, hanno scovano un'emissione di raggi X non identificata, proveniente dall'ammasso di galassie Perseo, un picco di intensità che ha entusiasmato gli animi come potenziale traccia dell'elusiva materia oscura.
Un misterioso segnale riscontrato anche in altri 73 ammassi di galassie.