Le migliori osservazioni ottenute con il telescopio VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, confermano che la nube di polveri e gas nota come G2 è sorprendentemente sopravvissuta all'incontro ravvicinato con il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, identificato tramite la sorgente di onde radio associata, Sagittarius A* (Sgr A*).
Un team internazionale di astronomi dell'Università di Pechino e dell'Università dell'Arizona ha individuato SDSS J0100 + 2802, il nuovo quasar conosciuto più brillante dell'Universo primordiale, alimentato da un mostruoso buco nero.
La scoperta rappresenta un importante passo in avanti per comprendere l'evoluzione di questi nuclei galattici attivi appena 900 milioni di anni dopo il Big Bang.
Grazie alle osservazioni del telescopio spaziale XMM-Newton dell'ESA e del NuSTAR X-ray della NASA, un team internazionale di astronomi ha studiato il vento emesso da un buco nero supermassiccio al centro di una galassia, scoprendo che si propaga in tutte le direzioni con un impatto significativo sui processi di formazione stellare nella galassia ospite.
Dopo cinque anni di osservazioni con un piccolo telescopio, gli scienziati sono sicuri di aver assistito alla morte di una stella divorata da un buco nero, un evento piuttosto raro soprattutto se la stella oppone resistenza!
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal.
Nel mese di novembre, gli astronomi del Max-Planck-Institut für extraterrestrische Physik (MPE) hanno presentato nuove osservazioni sulla nube di gas G2, uno dei tanti oggetti che orbitano vicino al buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, identificato tramite la sorgente di onde radio associatata, Sagittarius A* (Sgr A*)
Gli astronomi hanno scoperto un collegamento chiave tra alcuni quasar separati da distanze di miliardi di anni luce.
Utilizzando il Very Large Telescope (VTL) in Cile, un'equipe europea ha esaminato la polarizzazione proveniente da 93 quasar lontani, visti in un'epoca in cui l'Universo aveva circa un terzo dell'età attuale.
Utilizzando i dati del telescopio spaziale Hubble e quelli delle osservazioni da Terra, gli astronomi hanno scoperto un oggetto improbabile in un luogo improbabile: un mostruoso buco nero supermassiccio nascosto in una delle galassie più piccole conosciute.
Il buco nero, che ha cinque volte la massa di quello al centro della nostra Via Lattea, è all'interno della galassia nana ultracompatta M60-UCD1, una delle più dense conosciute, con circa 140 milioni di masse solari all'interno di un diametro di circa 300 anni luce, solo 1/500 ° del diametro della nostra Galassia.
Utilizzando il radiotelescopio di Arecibo a Puerto Rico, gli scienziati hanno ascoltato una raffica di lampi radio veloci, durata una frazione di secondo, proveniente dallo spazio profondo.
La scoperta, che è stata pubblicata il 10 luglio sulla rivista Astrophysical Journal, segna la prima volta in cui un "Fast Radio Burst" (FRB) è stato registrato con uno strumento diverso dal radiotelescopio di Parkes in Australia.
Non stiamo parlando delle trama del prossimo film di fantascienza ma di due scienziati, Zilong Li e Cosimo Bambi che, in collaborazione con la Fudan University di Shanghai, ritengono che i buchi neri presenti al centro delle Galassie siano piuttosto dei wormhole.
Il loro documento è stato pubblicato su arXiv.
Le ultime osservazioni del Keck Observatory alle Hawaii mostrano che la nube di gas chiamata "G2" è ancora sorprendentemente intatta, nonostante si trovi molto vicino al buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea.
Gli astronomi dell'UCLA Galactic Center Group hanno riferito che le osservazioni del 19 e il 20 marzo 2014 mostravano ancora un oggetto sufficientemente "robusto" tanto da essere rilevato.