I solchi lasciati nell'aerogel di silicio a bordo della sonda della NASA Stardust, prodotti dalla polvere della cometa Wild 2, sono stati trasformati in mappe 3D. Studiando le tracce al microscopio ed ai raggi X, gli scienziati potranno saperne di più sulle particelle originarie.
Guidato da Ryan Ogliore, assistente ricercatore presso l'Institute of Geophysics and Planetology nelle Hawaii, un team di scienziati della UH Mānoa e dell'University of California-Berkeley ha studiato l'isotopo dell'ossigeno e la composizione minerale della polvere della cometa Wild 2.
I ghiacci dell'Antartide hanno riservato una nuova incredibile sorpresa, restituendo le prime particelle di polvere cometaria trovate sulla Terra.
A scoprirle è stato un gruppo di ricercatori giapponesi e statunitensi.
I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Earth and Planetary Science Letters.
La missione della NASA Stardust, che nel 2006 riportò sulla Terra la capsula contenente i campioni delle polveri dalla cometa Wild 2, a distanza di diversi anni ancora fa notizia.
Analizzando il materiale raccolto, i ricercatori avrebbero scoperto sette rare microscopiche particelle di polvere interstellare che potrebbero avere origine dall'esplosione di una supernova avvenuta milioni di anni fa, alterate dall'esposizione all'ambiente spaziale estremo.
"Questa polvere è relativamente nuova, dal momento che la durata della polvere interstellare è di soli 50 - 100 milioni di anni, quindi stiamo parlando della nostra galassia contemporanea", ha detto Anna Butterworth, fisico presso l'University of California, a Berkeley.