Scritto: Giovedì, 09 Luglio 2020 05:54 Ultima modifica: Venerdì, 10 Luglio 2020 06:26

La gelatina di Yutu-2 è solo roccia


La gelatina verde trovata dal rover Yutu-2 all'interno di un piccolo cratere da impatto lo scorso anno, è roccia fusa. Si è arrivati a questo risultato confrontando le immagini della missione cinese Chang'e 4 con i campioni riportati a Terra dalle missioni Apollo della NASA. 

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La superficie vetrificata evidenziata in verde (l'immagine originale era in bianco-nero, fortemente sottoesposta e vignettata)
La superficie vetrificata evidenziata in verde (l'immagine originale era in bianco-nero, fortemente sottoesposta e vignettata)
Crediti: CNSA/CLEP/NASA/GSFC/Dan Moriarty - Processing: Marco Di Lorenzo

"Il rover Chang'e-4 ha scoperto un impatto verde scuro e scintillante che ha sciolto la breccia in un cratere, durante la sua traversata sul fondo del cratere Von Kármán all'interno del bacino del Polo Sud Aitken, sul lato opposto della Luna", scrivono i ricercatori sul documento pubblicato su ScienceDirect. Questo "si è formato dalla saldatura, cementazione e agglutinazione di regolite lunare e breccia, a seguito dell'impatto".

La strana sostanza luccicante è stata ripresa per la prima volta da Yutu-2 alla fine di luglio del 2019 e annunciata al pubblico il mese seguente.
Nelle osservazioni di follow-up il team cinese ha scattato altre immagini con la Panoramic Camera e con lo spettrometro Visible and Near-Infrared Imaging Spectrometer (VNIS) a bordo del rover. In particolare, queste ultime hanno permesso a Sheng Gou, ed ai colleghi dell'Accademia Cinese delle Scienze, di abbattere la luce riflessa e determinare la composizione chimica della gelatina verdastra.

I risultati hanno mostrato che la regolite della zona è formata prevalentemente da plagioclasio (circa il 45%), pirosseno (7%) e olivina (6%), tutta roba lunare standard. La sostanza vetrosa, invece, è più difficile da decifrare: l'unico elemento emergente è il plagioclasio (al 38%). Ma questo dato non è dissimile dalla regolite circostante il che lascia presupporre che i due materiali non fossero troppo diversi, dopotutto. Inoltre, la patch individuata sulla Luna da Yutu-2, grande circa 52 per 16 centimetri, appare simile a due campioni riportati sulla Terra durante le missioni Apollo 15 ed Apollo 17 (il Lunar Sample 15466 ed il Lunar Sample 70019). Entrambi sono classificati come breccia, un tipo di roccia composta da pezzi più grandi cementati insieme da un materiale più fine. In tutti e due questo cemento è un vetro nero. Anche i ricercatori cinesi concludono, quindi, che la sostanza gelatinosa deve essersi formata con l'impatto di un meteorite durante il quale, la regolite fusa si mescolò con quella polverosa per formare la breccia. Ma ciò non è avvenuto necessariamente nel cratere in cui è stato trovato il materiale.

Il piccolo cratere di due metri che contiene la sostanza verde.

Crediti: CNSA/weixin.qq

La regolite che compone la singolare patch verdastra sembra provenire da un luogo diverso:
Inoltre, conoscendo le dimensioni del cratere dove è depositata la gelatina lunare (circa 2 metri), il team ha simulato l'impatto deducendo che, l'oggetto impattante sarebbe dovuto essere di soli due centimetri. Troppo piccolo per fondere un'area di 52 per 16 centimetri. 
"Pertanto, la fusione della breccia non si è probabilmente formata nel posto dove l'abbiamo trovata ma è stata collocata lì da un evento diverso", hanno scritto i ricercatori.

Purtroppo i dati a disposizione non consentono analisi più approfondite, l'illuminazione era scarsa e Yutu-2 è passato in quella zona ad agosto 2019 per cui è improbabile che tornerà indietro per ulteriori analisi.

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Letto: 1099 volta/e Ultima modifica Venerdì, 10 Luglio 2020 06:26

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Elisabetta Bonora

Nella vita lavorativa mi occupo di web, marketing e comunicazione, digital marketing. Nel tempo libero sono un'incontenibile space enthusiast e mamma di Sofia Vega.
Mi occupo di divulgazione scientifica, attraverso questo web, collaborazioni con riviste del settore e l'image processing delle foto provenienti dalle missioni robotiche. Appassionata di astronomia, spazio, fisica e tecnologia, affascinata fin da bambina dal passato e dal futuro. Nel 2019 è uscito il mio primo libro "Con la Cassini-Huygens nel sistema di Saturno" (segui su LinkedIn le mie attività professionali).
Amo le missioni robotiche inviate nel nostro Sistema Solare "per esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita, per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima!" ...Ovviamente, è chiaro, sono una fan di Star Trek!

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