Dodici anni fa, il rover Spirit saliva sulla vetta di "Husband Hill" e ritraeva questo panorama mozzafiato della pianura sottostante, all'interno del cratere Gusev.
Secondo gli scienziati dell'Arizona State University (ASU), il Mars Exploration Rover Spirit, rimasto silente su Marte dal 22 marzo 2010, potrebbe aver incontrato i segni lasciati dalla vita passata sul pianeta.
La ricerca ha confrontato le immagini riprese dal rover ad Home Plate, un affioramento roccioso pianeggiante, con le caratteristiche geologiche dei canali formati dai geyser primaverili di El Tatio, in Cile.
Shoshanna Cole, scienziata planetaria dell'Ithaca College, ha presentato una nuova avvincente analisi sulle rocce marziane erose di Husband Hill, sulle colline Columbia del cratere Gusev. La ricerca, presentata in occasione della riunione annuale Geological Society of America a Baltimora, si basa sui dati raccolti dal Mars Exploration Rover Spirit nel 2003.
La polvere sarebbe la componente chiave e dominante dell'ambiente marziano, polvere ovunque.
Così, descrive il Pianeta Rosso un ricercatore dellla Texas A&M University che ha trascorso gran parte degli ultimi nove anni studiando i dati e le immagini inviate a Terra dai rover.
Mark Lemmon, professore di scienze atmosferiche, ha collaborato con diverse missioni, soprattutto per i Mars Exploration Rover, Spirit e Opportunity.
Secondo Lemmon, l'aerosol di polvere gioca un ruolo fondamentale nel comportamento e nell'evoluzione dell'atmosfera marziana.
A quanto pare i laghi erano molto diffusi su Marte in un certo periodo della sua storia.
Oltre alle evidenze scoperte da Curiosity nel cratere Gale, secondo gli scienziati, infatti, anche il cratere Gusev, che ospito la missione del Mars Exploration Rover Spirit, era un bacino d'acqua apparso e scomparso diverse volte in passato.
Lo studio, basato sui vecchi dati e guidato da Steve Ruff, professore associato di ricerca del Mars Space Flight Facility della Arizona State University presso la School of Earth and Space Exploration, è stato pubblicato sul numero di aprile 2014 della rivista Geology.
Alla luce delle ultime scoperte del rover della NASA Curiosity, nuove conferme vanno a supportare la teoria sostenitrice di un passato marziano caldo e umido.
Da quando la scienza ha iniziato ad interessarsi al Pianeta Rosso sono stati creati migliaia di modelli e ricostruzioni.
Dopo settimane di ricerca, il team di missione di Curiosity ha scelto la prima roccia da perforare con il trapano: una lastra del suolo marziano di Yellowknife Bay a grana fine, non ancora resa nota.
Oltre al target per la prima perforazione, la squadra sta studiando le interessanti caratteristiche geologiche della zona: l'attenzione è rivolta soprattutto alla caratteristica formazione detta "Snake River" un vero e proprio serpente di pietra scura, che sembra snodarsi e distinguersi dalle piatte rocce sottostanti.
Ieri sera, quasi per gioco, abbiamo deciso di accostare in un'unica immagine le diverse tracce lasciate dai rover su Marte, semplicemente scegliendo alcune delle foto disponibili sul nostro album “2di7 & titanio44”.
A un primo sguardo siamo rimasti stupiti dell'incredibile "somiglianza".
Quando pensiamo alla vita su Marte è naturale partire da ciò che conosciamo.
Sicuramente esistono delle basi comuni ma la vita è in grado di esistere ovunque, alle codizioni più estreme e soprattutto, è in grado di adattarsi, probabilmente oltre le nostre aspettative.
In questi anni, le immagini del Microscopic Imager (MI) dei rover Spirit e Opportunity sono passate troppo inosservate.
Cosa stiamo guardando esattamente con il MI?
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.