Un nuovo studio, condotto presso le calde sorgenti di Yellowstone, ha rivelato che i materiali organici potrebbero rimanere conservati in ambienti molto simili a quelli di Marte. La scoperta ha naturalmente notevoli implicazioni nella ricerca della vita su altri mondi.
Le salamoie minerali marziane sono da tempo sotto i riflettori e ritenute responsabili di creare stagionali caratteristiche tracce scure all'interno dei crateri (recurring slope lineae - RSL). Questi eventi, che fino ad oggi sono stati considerati su larga scala e a livello globale, forse non sono così rari e le condizioni ottimali per la formazione di un fluido sulla superficie di Marte potrebbero presentarsi tutte le notti e sull'intero pianeta. Di sicuro Curiosity le ha rilevate all'interno del cratere Gale.
L'azoto è stato rilevato per la prima volta dai laboratori di Curiosity, durante le analisi dei campioni di roccia marziana. Contemporaneamente, una perdita indesiderata di un prodotto chimico utilizzato dal rover per marcare le molecole organiche complesse, sembra aver fatto casualmente il suo lavoro. Le ultime novità sono state presentate in due occasioni distinte.
Devo essere sincera. Qualche giorno fa, quando ho sentito parlare di un vasto oceano sul Marte primordiale, ho pensato dentro di me "ci risiamo, la solita storia" ed ho deciso di lasciare questo argomento da parte, per dare spazio ad altre notizie.
Ma proviamo a vedere insieme di cosa si tratta.
Gli scienziati hanno scoperto che la jarosite distrugge i composti organici quando viene riscaldata.
Di per sé questa notizia potrebbe sembrare poco rilevante e soprattutto riservata ad un pubblico ristretto ma vale la pena ricordare che questo minerale, un solfato di ferro, è molto diffuso su Marte ed è stato individuato più volte da Curiosity nei campioni prelevati, come quello proveniente dall'ultimo drill su Mojave2, ad esempio.
Una nuova simulazione dimostra che, molto tempo fa, un corpo delle dimensioni della Luna deve aver colpito il polo sud di Marte generano le notevoli differenze tra i due emisferi che osserviamo oggi.
Nonostante ormai ci appaia molto familiare, grazie alle immagini inviate a Terra dalle sonde e dai rover, Marte è un pianeta duro ed ostile per i futuri esploratori. Ora però, un team di studenti tedeschi, dell'University of Applied Science e della Technical University, entrambe di Darmstadt, è deciso a compiere il primo passo per la terraformazione, inviando cianobatteri sul Pianeta Rosso per generare ossigeno dall'anidride carbonica (circa il 96%).
Nonostante ancora si discuta sulle origini, l'abbondanza e la storia dell'acqua su Marte, la NASA ed un team internazionale di scienziati planetari hanno trovato le prove di un serbatoio globale di acqua o di ghiaccio sepolto vicino alla superficie.
Il 2014 sta per finire ed anche per la scienza è tempo di tirar le somme. In questo periodo a San Francisco si sta svolgendo l'AGU (American Geophysical Union) Fall Meeting, il consueto incontro annuale durante il quale gli scienziati presentano gli ultimi risultati. Per cui, preparatevi, i prossimi giorni saranno ricchi di novità e molti nuovi documenti verranno alla luce. Iniziamo da Curiosity, che ha rilevato picchi di metano nel cratere Gale ed altre molecole organiche nei campioni di roccia marziana prelevati con braccio robotico.
Un team internazionale di ricercatori, della Cina, del Giappone e della Germania, insieme ad un gruppo dell'École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EFL), ha pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Meteoritics e Scienze Planetarie che riaccende per l'ennesima volta un annoso dibattito: Marte ha ospitato e/o ospita ancora la vita?
La pubblicazione ripercorre le gesta della missione interplanetaria NASA / ESA / ASI Cassini–Huygens, che esplorò Saturno e le sue lune dal 2004 al 2017. Le principali fasi del progetto, del lungo viaggio durato sette anni e della missione ultradecennale sono raccontate con semplicità e passione allo scopo di divulgare e ricordare una delle imprese spaziali robotiche più affascinanti ideate dall’uomo. Le meravigliose foto scattate dalla sonda nel sistema di Saturno, elaborate e processate dall’autrice, sono parte centrale della narrazione. Immagini uniche che hanno reso popolare e familiare un angolo remoto del nostro Sistema Solare. 244 pagine.